Intervista a P. David Neuhaus, SJ, Vicario del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini
per i cattolici di lingua ebraica e russa
D: Ci può descrivere il vostro lavoro con la comunità di lingua ebraica?
R:
Il nostro vicariato si occupa di tre settori abbastanza indipendenti l'uno dall'altro.
Il primo è il lavoro con le comunità dette “ sacramentali”, vale a dire
le comunità frequentate dai fedeli di lingua ebraica - i cattolici di lingua ebraica
– che partecipano alla Santa Messa e alla vita della comunità. Abbiamo 7 comunità
diffuse in tutto il Paese. Il loro numero è piccolo, modesto, circa 500 fedeli. Si
tratta di una piccola comunità, ma piena di vita. Un secondo settore - in
termini numerici molto più importante – di cui ci occupiamo molto sono le migliaia
di figli di lavoratori stranieri, rifugiati che vivono in Israele. I loro figli frequentano
scuole ebraiche, in lingua ebraica, israeliana. In queste scuole ricevono una formazione
molto buona - non abbiamo alcuna lamentela contro queste scuole - ma, naturalmente,
trattandosi di scuole ebraiche, di lingua ebraica, i bambini non ricevono alcuna formazione
religiosa e catechetica. Per noi, è diventato un obbligo, una cosa molto importante
cercare di garantire a questi bambini l'insegnamento della fede cattolica, secondo
le tradizioni dei loro genitori. Per questo stiamo cercando un modo per insegnare
la fede cattolica in lingua ebraica in varie comunità. Stiamo anche organizzando campi
estivi per questi bambini, perché possano ritrovarsi insieme - ed è molto interessante
quando stanno insieme perché sono di tutti i colori e di tutte le culture, ma questi
ragazzi, tutti, parlano l'ebraico come prima lingua. Comunicano tra loro in ebraico.
Questi bambini si ritrovano insieme per imparare qualcosa sulla fede cattolica. Ma
il progetto forse più importante perché sarà quello di maggiore impatto, è scrivere
libri di catechesi in ebraico. Abbiamo già pubblicato il primo, lo scorso anno, su
Cristo. Il secondo sarà pubblicato prima del prossimo Natale e sarà sulla Chiesa.
Per l’anno prossimo abbiamo già cominciato a lavorare sul volume sulle feste della
Chiesa. Tutto ciò in ebraico, in modo che questi bambini possano conoscere le proprie
tradizioni. La terza area di impegno del nostro Vicariato è il dialogo con
il popolo ebraico in lingua ebraica. È molto importante in Israele che ci sia una
parte della Chiesa cattolica che abbia come espressione la lingua ebraica e che possa
parlare le lingue del Paese con la gente che vive qui, che è sempre più aperta a questo
dialogo con la Chiesa, che cerca sempre più un punto di vista intellettuale, per conoscere
quello che è la Chiesa, Gesù Cristo, che cosa si insegna, quello che si dice su qualsiasi
argomento. E per questo - l'Instrumentum Laboris lo ha sottolineato - è importante
che la Chiesa formi persone che possano parlare ebraico per dialogare con gli ebrei
israeliani nella loro lingua di oggi.
D: E la tua speranza per il Sinodo?
R:
Credo che la mia speranza personale, che è condivisa anche da altri vescovi, sacerdoti
e fedeli della nostra Chiesa, è che il Sinodo sia un momento di rinascita, un momento
in cui la Chiesa trovi la coerenza, l'unità, una comunione profonda, per dare una
testimonianza di quei valori che Gesù ha predicato nel Vangelo.