2010-10-12 14:22:25

Bolivia: perplessità dei vescovi sulla legge antirazzismo


Nonostante le numerose proteste in ambito nazionale e internazionale, è stata approvata in Bolivia la 045 contro il razzismo e la discriminazione, che include due articoli (il 16 e il 23) ritenuti da più parti inaccettabili in un Paese democratico. Oltre allo sciopero della fame che 13 giornalisti mantengono da due settimane in difesa della libertà di espressione, di critica e di opinione, e della lettera di condanna fatta pervenire al governo boliviano dalla potente Società interamericana della stampa (Sip), in rappresentanza di oltre 1500 testate del continente, anche la Chiesa cattolica ha rinnovato le sue perplessità. In merito ad alcuni contenuti della legge, i vescovi avevano già espresso un’opinione e avevano chiesto qualche modifica, in particolare sugli articoli che mettono a repentaglio la libertà di stampa. Mentre è in corso una raccolta di firme per arrivare a un referendum abrogativo, mons. Braulio Sáez, vescovo ausiliare di Santa Cruz, ha chiesto al governo una revisione del provvedimento, ricordando che “non si possono far tacere le idee”. “Occorre dare ascolto alle proteste - ha detto il presule - non è possibile accettare la manipolazione con cui vengono approvate determinate leggi, in particolare questa sul razzismo e la discriminazione”. Questo, inoltre, il commento di mons. Cristóbal Bialasik, vescovo di Oruro: “Se ci tolgono la libertà di espressione, non c’è democrazia” e ciò è “in contraddizione con la Costituzione, come lo sono gli articoli 16 e 23 della legge”. Se da un lato, legiferare contro ogni forma di razzismo e discriminazione, in particolare di tipo sociale, è una necessità urgente in Bolivia, sulla quale nessuno dissente; d’altra parte, lasciare alla discrezionalità dei funzionari statali la formulazione di eventuali accuse, appare a gran parte dell’opinione pubblica un meccanismo arbitrario e pericoloso, come già tempo fa avevano protestato i vescovi boliviani. I due articoli controversi stabiliscono punizioni molto severe contro le testate e i giornalisti ritenuti di fomentare condotte razziste o discriminatorie e, in alcuni casi, prevedono che si arrivi fino alla chiusura delle testate, ma non si precisa la forma dell’eventuale “reato” e si lascia la definizione della materia a un futuro “regolamento”. Lo scorso 27 settembre, in risposta alla richiesta delle autorità che avevano sollecitato i vescovi della Bolivia a esprimere le proprie considerazioni, i vescovi hanno ricordato quanto, da sempre e in ogni circostanza, la Chiesa cattolica sia contraria a qualsiasi forma di discriminazione e di razzismo. I presuli, poi, hanno tenuto a sottolineare le proprie posizioni: "Lo Stato democratico deve garantire ai suoi abitanti l'esercizio pieno dei propri diritti e la sicurezza giuridica di poter esprimere liberamente le proprie opinioni, senza colpire i diritti degli altri”. “Nessuno – ribadiscono - sarà giudicato per fatti non chiaramente definiti, né tantomeno sarà perseguitato senza una giusta causa. È una condizione indispensabile per consentire una convivenza pacifica e armonica: condizioni necessarie a ogni società organizzata". I vescovi ritengono che “la forma in cui è scritto il progetto di legge dia luogo a uno stato di insicurezza giuridica sia degli individui, sia della collettività, poiché non esistono parametri chiari per definire e precisare quando si tratta di condotte che possono essere giudicate discriminatorie". Tra l'altro, osserva la nota, questi parametri sono "fondamentali per regolare la condotta di un popolo". Perché si parla di "insicurezza giuridica"? Perché, rispondono i vescovi, "si lascia all'interpretazione dell’autorità pubblica" la facoltà di definire una condotta discriminatoria, razzista o meno e ciò "apre la possibilità a forme che possono mettere a rischio i diritti delle persone e violare l'indispensabile sicurezza giuridica di cui, in uno Stato di diritto, ogni cittadino gode". I vescovi concludono affermando che senza le correzioni necessarie e i dovuti chiarimenti concettuali, il progetto, approvato in questa forma, "metterebbe a rischio l'esercizio democratico della libera espressione e della critica". (A cura di Luis Badilla)







All the contents on this site are copyrighted ©.