Progetto dell'Unicef Italia contro l'abbandono scolastico in Libano. Intervista con
Vincenzo Spadafora
Ridurre i tassi di abbandono scolastico in venti scuole del Libano. E’ questo l’ obiettivo
di un nuovo progetto sostenuto dal Comitato italiano per l’Unicef in collaborazione
con il comando Unifil guidato dalla Brigata Garibaldi. Oltre allo stanziamento di
290 mila euro, frutto di donazioni raccolte in Italia, il progetto prevede la ristrutturazione
degli edifici scolastici fatiscenti e l’acquisto di materiale didattico da destinare
ai ragazzi più poveri. Ma come si svilupperà, in concreto, questa iniziativa di solidarietà?
Federico Piana lo ha chiesto a Vincenzo Spadafora, presidente di Unicef
Italia:
R. – Innanzitutto,
abbiamo selezionato una serie di ragazzi dai 15 ai 21 anni proprio per coinvolgere
le comunità locali: li stiamo formando, proprio in queste settimane e saranno loro
poi ad aiutarci ad individuare nelle comunità locali tutti i bambini che non vanno
a scuola. Il vero problema di questo Paese, infatti, è che non c’è chiaramente un
monitoraggio, per cui la percentuale di abbandono è altissima e non si sa come fare
a recuperare questa percentuale. E quindi con questi giovani andremo nelle comunità,
nei villaggi per individuare nelle singole famiglie tutti i ragazzi che non vengono
portati a scuola, e lì, aiutarli a favorire il loro ingresso a scuola. Poi, anche
attraverso il gioco, il divertimento: infatti, la Brigata Garibaldi di Caserta donerà
all’Unicef alcune attrezzature sportive che serviranno a rendere le scuole ancora
più accoglienti e così magari a convincere ancora più facilmente i ragazzi a parteciparvi.
D.
– L’abbandono scolastico per quale motivo è una piaga così grande in Libano?
R.
– Perché il governo, purtroppo, non ha un sistema di monitoraggio. E' un Paese che
negli ultimi anni ha subito conflitti molto gravi e non è mai riuscito, dopo questi
conflitti, a creare un sistema di monitoraggio. Non dimentichiamo nemmeno che questo
è un Paese in cui ci sono molti campi profughi palestinesi e noi stiamo lavorando
anche per questi.
D. – La scuola può essere uno strumento per portare
la pace in questo Paese martoriato?
R. – Assolutamente sì, anche perché
la scuola è forse davvero l’unico momento in cui i ragazzi possono recuperare una
sorta di normalità, anche se in questa nazione parlare di normalità non è facile.
Questo dovrebbe essere davvero in tutto il mondo, quindi speriamo veramente che, sebbene
in situazioni diverse, tutti i bambini abbiano la possibilità di avere uguale accesso
al diritto all’istruzione.
D. – Ci può raccontare che Paese ha visto
in questo momento?
R. – Sicuramente, la situazione dal 2008, cioè dagli
ultimi conflitti ad oggi, è assolutamente migliorata ed è un Paese che ha grande voglia
di riscatto. Ed è anche un Paese – come ci hanno ben spiegato – che ha una quantità
di ricchezze per poter essere assolutamente proiettato verso uno sviluppo certo. Però,
chiaramente, la situazione è ancora molto difficile, soprattutto per la guerra, che
c’è. Quindi, è chiaro che è un Stato che ha tutte le potenzialità per tornare ad essere
importante nel Medio Oriente. Però, i conflitti politici sono i conflitti interni
e sono sicuramente ancora qualcosa di cui questo Paese non si è liberato definitivamente.
(Montaggio a cura di Maria Brigini)