Pace in Medio Oriente e presenza dei cristiani in Terra Santa tra i temi nelle prime
relazioni dei padri sinodali
E dopo il discorso di Benedetto XVI, i lavori in Aula del Sinodo sono proseguiti con
le relazioni introduttive, presentate dal segretario generale dell’Assise, mons. Nikola
Eterovic, e dal relatore generale, il patriarca di Alessandria dei Copti, in Egitto,
Antonios Naguib. Il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le
Chiese Orientali e presidente delegato del Sinodo, ha inoltre rivolto un saluto a
tutti i presenti. Il servizio di Isabella Piro:
Pace e comunione:
questo il tema ricorrente negli interventi in Aula, a partire da quello del cardinale
Sandri. “L’Oriente vuole offrire e ricevere la speranza”, ha detto, ricordando l’importanza
di cooperare per l’unità di tutti i cristiani. Centrale, poi, la denuncia di ogni
forma di violenza:
“In taluni contesti i cattolici con gli altri cristiani
soffrono ancora ostilità, persecuzioni e mancato rispetto del diritto fondamentale
alla libertà religiosa. Il terrorismo e altre forme di violenza non risparmiano nemmeno
i nostri fratelli ebrei e musulmani. Vicende umanamente indegne, si moltiplicano e
colpiscono vittime innocenti”.
Poi, la parola è andata a mons. Eterovic,
il quale ha innanzitutto ribadito che “la Terra Santa è cara a tutti i cristiani”
e che essa è anche “la casa dei fratelli e sorelle ebrei e musulmani”. Poi, il ricordo
di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia e presidente della Conferenza
episcopale turca:
“Sadly his excellence most reverend Luigi Padovese…”
Barbaramente
ucciso, ha detto mons. Eterovic, nel giugno scorso: possa egli intercedere per il
successo del Sinodo, ha aggiunto, pregando poi per il ravvedimento di coloro che sono
stati coinvolti nella sua tragica morte. Il segretario generale del Sinodo ha quindi
ricordato le tante opere culturali e sociali della Chiesa in Medio Oriente, sottolineando
che la presenza continua dei cristiani in Terra Santa offre un valido motivo di speranza
per il presente ed il futuro della regione. “La Terra Santa è il loro luogo nativo,
la loro patria – ha detto – alla cui costruzione in Stati democratici e prosperi desiderano
apportare un contributo prezioso ed unico, disposti a collaborare con tutti gli uomini
di buona volontà”.
Quindi, largo spazio alla “Relazione prima della
discussione” del patriarca Naguib. Tanti i temi affrontati per dettare la linea generale
dei lavori sinodali. Innanzitutto, ribadita l’importanza delle Sacre Scritture: la
Parola di Dio, ha detto, “è la fonte della teologia, della spiritualità e della vitalità
apostolica e missionaria”. Poi, il patriarca è sceso nello specifico della situazione
dei cristiani in Medio Oriente: ha sottolineato l’unità nella molteplicità, la necessità
di cooperare e di incoraggiare le vocazioni, i giovani, le famiglie, gli istituti
di vita consacrata.
Centrale l’attenzione alla laicità positiva degli
Stati, che permetta alla Chiesa di dare un contributo efficace e fruttuoso per aiutare
lo status dei cittadini sulla base dell’uguaglianza e della democrazia. Benché
i cristiani siano piccole minoranze, ha detto il relatore generale, il loro dinamismo
è illuminante e vanno sostenuti e incoraggiati. Fondamentale, quindi, la promozione
della difesa della vita dell’educazione e l’attenzione anche ai nuovi mass media.
Poi,
il patriarca Naguib ha aperto l’ampia pagina delle sfide che i cristiani devono affrontare
in Medio Oriente. Al primo punto, i conflitti politici nella regione:
"Dans
les Territoires Palestiniens la vie est très difficile, et parfois insoutenable..."
Nei
Territori palestinesi, ha detto, la vita è molto difficile e spesso insostenibile.
Pur condannando la violenza da dovunque provenga, ha aggiunto, ed invocando una soluzione
giusta e durevole del conflitto israelo-palestinese, si esprime la solidarietà al
popolo palestinese, la cui situazione attuale favorisce il fondamentalismo.
Poi,
la questione della libertà di religione e di coscienza, definite componenti essenziali
dei diritti dell’uomo. Ferma la condanna di ogni tipo di proselitismo ed il richiamo
al dialogo, favorito anche dagli istituti di formazione cristiani. E ancora, il tema
della migrazione, declinata sia come emigrazione che come immigrazione e dovuta ai
conflitti, all’avanzata del fondamentalismo musulmano, alla restrizione delle libertà,
alla situazione economica. "No" al disfattismo, ha ribadito il patriarca Naguib, "sì"
al rafforzamento dei legami con i fedeli emigrati, esprimendo poi perplessità per
la liquidazione delle proprietà in patria. E "sì" anche all’accoglienza degli immigrati,
per lo più africani ed asiatici, spesso vittime di ingiustizie ed abusi.
Il
relatore generale ha poi affrontato il tema della comunione, nella Chiesa cattolica
e tra le diverse Chiese, così come tra i vescovi, il clero ed i fedeli. Ribadita la
necessità di una buona catechesi che promuova i valori morali e sociali, il rispetto
dell’altro, la cultura della pace, della la giustizia e dell’ambiente. Auspicato l’impegno
dei cristiani nella vita pubblica, attraverso il superamento del confessionalismo
e del settarismo, ed il rinnovamento della liturgia, per favorire i giovani e i bambini.
E
ancora, l’ampia pagina dedicata al dialogo, sia ecumenico che interreligioso. “La
divisione dei cristiani costituisce uno scandalo”, ha detto Naguib, bisogna superare
i pregiudizi, purificare la memoria, cercare l’unità pensando, ad esempio, ad unificare
le feste di Natale e Pasqua.
Quanto al rapporto con gli ebrei, il relatore
generale ha condannato l’antisemitismo e le interpretazioni tendenziose della Bibbia,
usate per giustificare la violenza. Auspicata, poi, la soluzione “due popoli, due
Stati” per il conflitto israelo-palestinese. Nel rapporto con i musulmani, invece,
il patriarca Naguib ha sottolineato l’importanza delle radici comuni ed ha ricordato
che i musulmani, in generale, non fanno distinzione fra religione e politica, provocando
una situazione da non-cittadini dei cristiani. “Con l’avanzata dell’integralismo –
ha detto – aumentano gli attacchi contro i cristiani”. Per questo, la questione va
affrontata nell’ottica del bene comune, per passare dalla tolleranza alla giustizia
e all’uguaglianza. Perché la religione è costruttrice di unità e di armonia. Centrale,
quindi, la pedagogia della pace, la purificazione dei libri scolastici dai pregiudizi,
la giusta attenzione alla modernità, spesso ambigua, perché porta nuovi valori, ma
ne fa perdere altri.
Infine, il relatore generale ha sottolineato il
contributo specifico ed insostituibile dei cristiani nella società, portatori di giustizia
e pace, con l’auspicio che “una fede adulta” trasformi i credenti in cittadini attivi.
Alla
fine della mattinata, il Patriarca Naguib ha incontrato i giornalisti presso la Sala
Stampa della Santa Sede. Ribadito il sostegno ai cristiani dell’Iraq, spesso dimenticati
dalla politica mondiale, e il ruolo della comunità internazionale per assicurare pace
e prosperità alla regione mediorientale. Il relatore generale si è poi soffermato
sulla questione delle persecuzioni, sottolineando come si preferisca parlare di difficoltà
dei cristiani, in quanto parlare di persecuzioni indica una normativa esplicita che
regoli il comportamento dei cristiani. Il che non si verifica. Interpellato poi dalla
stampa sul progetto ventilato dallo Stato di Israele di introdurre, per i nuovi cittadini,
un giuramento di fedeltà alle leggi dello Stato inteso come “Stato ebraico”, il patriarca
Naguib ha espresso perplessità, definendo il progetto “contraddittorio”, poiché uno
Stato non può dirsi democratico e, al contempo, imporre una scelta religiosa. Infine,
si è specificato che, nelle prossimi celebrazioni sinodali, si seguirà anche la liturgia
orientale.
Per una prima impressione sui lavori sinodali Paolo Ondarza
ha sentito mons. Salim Sayegh, vicario patriarcale per la Giordania:
R. – La prima
impressione che mi ha dato è l’unità della Chiesa. Io credo in una Chiesa unica e
universale. Che gioia è per me veramente vedere tutti i vescovi del Medio Oriente
e tanti altri vescovi attorno al Santo Padre, che rappresenta per noi San Pietro e
Gesù Cristo. Per me è una cosa unica, una grazia del Signore, che mostra anche come
il Santo Padre, il successore di San Pietro, si interessi profondamente alle Chiese
del Medio Oriente.
D. – Eccellenza, effettivamente quella dell’unità
dei cristiani in Medio Oriente è una delle priorità su cui si concentra questo Sinodo,
perché le differenze di tradizione non comportino però una divisione tra cristiani
…
R. – Comportano una divisione quando non c’è la carità, ma l’unità
della Chiesa nelle diversità è una ricchezza. Questa ricchezza ha un’anima che si
chiama carità. E’ questa la bellezza della Chiesa.
D. - Lei diceva che
ha respirato quest’aria di carità e di sintonia tra le diverse presenze cristiane
in questo sinodo…
R. – Esattamente. Veniamo tutti qui con gioia per
studiare insieme la nostra testimonianza nel Medio Oriente e per poter poi agire secondo
questa nostra missione.
D. – Le chiedo una parola sulla sua realtà in
Giordania…
R. – Dunque, la questione dei cristiani. Noi con i musulmani
– che sono il 97 per cento della popolazione – viviamo già dal tempo della Mecca,
dall’inizio dell’islam, e dunque abbiamo 1500-1600 anni di esperienza. Cerchiamo allora
davvero di mantenere una convivenza pacifica con tutti i musulmani. E’ vero che su
tanti punti non siamo d’accordo – secondo la fede non siamo d’accordo, secondo la
libertà religiosa ci manca ancora la libertà – ma c’è la libertà di culto. In Giordania
il governo, il re, il Palazzo reale, cercano sempre di mantenere l’equilibrio che
è una grazia del Signore che si riesce veramente a vivere in Giordania.
D.
– Non vivete nella vostra terra la fuga dei cristiani?
R. – C’è un
po’ la fuga dei cristiani, ma la ragione della fuga è la questione economica, non
la questione religiosa.