2010-10-11 15:02:21

Indonesia: sacerdoti a confronto per una cura pastorale più vicina ai giovani


Porre l’attenzione sull’aumento crescente di alcuni fenomeni: il matrimonio interreligioso, l’abuso di droga, il sesso prematrimoniale e la tubercolosi. È lo scopo del seminario sulla cura pastorale della gioventù cattolica, tenutosi dal 4 al 6 ottobre in Indonesia e organizzato dal vescovo di Bandung, mons. Johannes Pujasumarta. L’iniziativa ha visto la partecipazione di tutti i sacerdoti della diocesi e si è rivelata uno strumento efficace per stimolare e incoraggiare i sacerdoti nello sviluppo di un settore – quello della cura spirituale dei giovani – che la Chiesa avrebbe trascurato. Mons. Pujasumarta ha dichiarato ad AsiaNews: “I giovani si aspettano di vedere i lati più personali dei sacerdoti: devono mostrarsi degni di fiducia, amichevoli, umili, ed essere in grado di riconoscere i propri difetti. Queste cose – continua – sono fondamentali. Il sacerdote deve essere una guida per i giovani, coinvolgerli nelle attività della chiesa, e dedicare tempo e attenzioni ai singoli”. Il vescovo ha poi condiviso la sua esperienza personale di educatore con i seminaristi dal 1970 al 1983, e dal 1990 al 1998. “Quando sono diventato maestro dei novizi nella diocesi di Semarang – ha raccontato – ho sentito l’urgenza di condividere la mia missione per formare questi giovani al sacerdozio, e insegnare loro a impegnarsi per i poveri e gli emarginati. I giovani cattolici devono esser incoraggiati a praticare l’amore di Cristo dedicandosi agli altri”. Durante l’incontro, il vescovo ha poi ricordato a tutti i partecipanti che oggi nessuna parrocchia può dirsi “unitaria”: “Migliaia di giovani migranti cattolici, provenienti da tutto il Paese, sono venuti nella nostra diocesi e fanno ora parte della nostra comunità. Cattolici da Java, Sumatra del nord, Borneo, Flores, Papua sono giunti qui a Bandung e hanno bisogno del nostro tocco pastorale”. Mons. Pujasumarta, a conclusione del seminario, ha auspicato una Chiesa “più aperta verso l’esterno, piuttosto che ripiegarsi su se stessa nella realizzazione dell’amore di Cristo tra gli uomini, tenendo conto delle differenze di religione, della cultura e della povertà”. (M.G.)







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