Un audiolibro per ricordare il giudice Rosario Livatino ucciso dalla Mafia
"Qualcosa si è spezzato''. E’ il titolo dell'audiolibro della Caritas Italiana e Multimedia
San Paolo dedicato al giudice Rosario Livatino, ucciso dalla Mafia il 21 settembre
1990. Scritti, testimonianze e documenti privati, ricostruiscono il pensiero e la
coscienza di un grande uomo, che accanto al Codice Penale teneva sempre il Vangelo.
A leggere i brani di questa opera editoriale molti personaggi noti, tra i quali l’attore
Giulio Scarpati, il giornalista Rai Gianni Bianco ed i campioni dello sport Luca Toni
e Nicola Legrottaglie. Il servizio è di Salvatore Sabatino:
(musica)
21
settembre 1990: il giudice Rosario Livatino viene ucciso dalla Mafia sulla statale
per Agrigento, il suo volto insanguinato scuote le coscienze del mondo. Tutti lo conoscono
come il “giudice ragazzino”, il giovane magistrato che lotta contro la criminalità
organizzata, armato solo dal senso dello Stato che ha animato per intero la sua breve
ed intensa esistenza:
"Di feroce violenza e gratuita crudeltà è connotato
l’omicidio di un giudice semplice e coraggioso..."
L’audiolibro dal
titolo “Qualcosa si è spezzato” dà voce alla sua anima di cristiano, di uomo forte
e fragile, fino alla sua tragica fine:
"...l’uccisione di un
solo uomo a quella di due o tre carabinieri...".
Aveva certamente
paura della morte Rosario Livatino, non comprendeva la violenza, non gli apparteneva.
Lui, che accanto al codice penale teneva sempre il Vangelo. Mons. Franco
Montenegro, arcivescovo di Agrigento:
“Il bello di
Livatino è che era un giovane e quindi anche i giovani possono essere portatori di
grandi valori. Essi non devono soltanto attendere che gli altri glieli trasmettino,
perché in ogni uomo c’è sempre quella piantina che domani può diventare il grande
albero. Era un uomo, un professionista che faceva sul serio la sua professione di
magistrato. Prima lavorò per otto mesi all’intendenza di finanza come funzionario
e lo ricordano tutti come una persona impegnata, seria e disponibile. E’ stato un
giovane cristiano che ha creduto in questo Dio che è amore ed ha saputo far abbracciare
la professione con la fede”.
“Il compito dell’operatore del diritto,
del magistrato, è quello di decidere. Decidere è scegliere e a volte scegliere fra
numerose strade o soluzioni”.
Tanti i volti noti dello
spettacolo, dello sport e della cultura che hanno dato voce al pensiero di Rosario
Livatino, tra i quali il giornalista Rai Gianni Bianco:
“Avevo
20 anni quando Rosario Livatino è stato ucciso, quindi professionalmente non c’ero.
Si è trattato di rivivere quegli istanti e provare a ritornare su quella statale per
capire cosa quest’uomo ha potuto vivere in quell’istante e in quelli successivi. Quindi
sì, è una grande emozione perché comunque, di fatto, è quasi un mio coetaneo, è uno
che ha vissuto così intensamente ed è certamente un modello, anche per la professione
che faccio”.
“...Il pentito parla e l’aula di Corte d’Assise
ascolta ammutolita il racconto in diretta dell’agguato al giudice Rosario Livatino...”.
Un
lavoro importante, che porta all’ascolto un Rosario Livatino sconosciuto. Lui, così
schivo e riservato eppure così grande, un lavoro reso possibile grazie all’impegno
di don Giuseppe Livatino della diocesi di Agrigento, cugino del
magistrato, che parla dell’eredità lasciata alla madre dal “giudice ragazzino”:
“All’ennesima
domanda: ‘Ma lei perdona gli uccisori di suo figlio?’, rispondeva ‘Io li perdono,
li perdono anche perché lui leggeva ogni giorno questo libro – il Vangelo – ed oggi
mi avrebbe detto e ripetuto di perdonare’. Questa è veramente un’immagine del cuore
spezzato di una madre. La madre si è ammalata subito dopo, non ha retto completamente
all’urto della malattia ma soprattutto del dolore spirituale, del dolore psicologico.
Ha però lasciato in tutti questo grande bisogno, prima di tutto di umanità e poi il
grande bisogno di vivere concretamente la fede”.