2010-10-08 15:24:18

Sì del Consiglio d’Europa all’obiezione di coscienza. Il prof. Cardia: diritto riconosciuto da tutti


“L’obiezione di coscienza resta un diritto di libertà”: è l’importante risultato ottenuto ieri al Consiglio d’Europa, dove l’assemblea parlamentare ha capovolto una risoluzione che voleva limitarne l’esercizio. Una disposizione che, se approvata, avrebbe indotto tutti i 47 Paesi aderenti all’organizzazione a limitare la libertà dei medici e del personale sanitario che si oppongono all’aborto e all’eutanasia. Su questo voto al Consiglio d’Europa, Alessandro Gisotti ha intervistato il giurista cattolico Carlo Cardia, docente di diritto ecclesiastico all’Università Roma Tre:RealAudioMP3

R. – L’aspetto positivo è innanzitutto nelle parole, perché il documento dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa parla proprio dell’obiezione di coscienza come di “diritto fondamentale di libertà”. Ma poi, c’è un altro aspetto che vorrei richiamare, perché il documento ricorda la Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, cioè ricorda altre Carte internazionali dei diritti dell’uomo, dove c’è l’obiezione di coscienza. Questa è una cosa che normalmente viene dimenticata, perché queste Carte internazionali dei diritti umani subiscono, a volte, una erosione. Si dimentica qualche parte o, addirittura – come in questo caso – c’è un tentativo anche di stravolgimento. Quindi credo che l’importanza sia nell’aver rimesso a posto un po’ tutti gli elementi di questo problema.

D. – Va detto che la risoluzione in favore dell’obiezione di coscienza è passata con 56 voti a favore e 51 contrari, segno che la corrente laicista, libertaria è molto presente, molto forte …

R. – Come ho commentato positivamente il risultato, che non va sottovalutato, io voglio dire che – per essere sincero – il solo fatto che si sia dovuto discutere per affermare un principio così semplice, elementare, ci dice come noi siamo in una fase estremamente preoccupante, in Europa. Non solo per quei pochi voti di scarto, ma perché in diverse occasioni noi registriamo questa presenza laicista – io preferirei chiamarla “anti-umanistica” – che non perde occasione per limitare proprio questi valori fondamentali. Quindi, la preoccupazione resta. Resta ed è molto grande!

D. – L’obiezione di coscienza poi, in definitiva, non è una questione cattolica, anzi. Non dovrebbe, piuttosto, essere considerata proprio un baluardo della democrazia, se vogliamo anche la garanzia di una laicità positiva?

R. – Sì, non c’è dubbio, perché l’obiezione di coscienza nasce insieme all’affermazione dei primi diritti individuali nelle democrazie degli ultimi due secoli dell’Occidente. Quindi, è qualcosa che è incarnato con il concetto democratico dello Stato. Da questo punto di vista, possiamo parlare anche di un rapporto con la laicità dello Stato, ma sempre tenendo presente che si tratta di valori accettati da tutti.

D. – Nel suo storico viaggio nel Regno Unito, Benedetto XVI ha sottolineato che un sistema democratico non può oscurare la fede, non può spingerla verso la sfera meramente privata …

R. – Questa è una sfida epocale! La richiesta del Pontefice di riconoscere la dimensione pubblica, oggi assume un significato più vasto: riconoscere la dimensione religiosa come una delle componenti essenziali, insieme ad altre, dell’espressione della libertà personale, della libertà collettiva.







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