2010-10-08 16:00:14

La tragedia di Avetrana: intervista con Tonino Cantelmi


Saranno celebrati alle 15.30 di domani nello stadio comunale di Avetrana, da don Dario Di Stefano, parroco della Chiesa di S. Giovanni Battista, i funerali della giovane Sarah Scazzi, la 15.enne assassinata da suo zio, Michele Misseri, il 26 agosto scorso. La vicenda solleva non pochi interrogativi sull’ennesimo caso di violenza in ambito familiare, dove le vittime – spesso donne o giovani – sono le più indifese di fronte alla brutalità maschile. Alessandro De Carolis ha chiesto il parere dello psicologo Tonino Cantelmi, presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici:RealAudioMP3

R. – I legami familiari ancora costituiscono la rete principale relazionale ed identitaria delle persone. Tuttavia, succede che in una società così veloce, così "liquida", superficiale l’aggressività e la violenza vengono scatenate proprio all’interno di quei rapporti che dovrebbero invece garantire stabilità, sicurezza, protezione e difesa. E questo avviene in modo frequente: assistiamo, cioè, a un incremento di alcune forme di delitti intrafamiliari. Però, c’è da dire che questo è sempre legato ad una sorta di isolamento: è come se i drammi che alcune famiglie vivono rimangano dentro queste famiglie, non riescano a essere intercettati da nessuna agenzia. E questo rispecchia piuttosto il meccanismo con il quale stiamo costruendo la società di oggi, cioè questa spiccata forma di individualismo che impedisce di riconoscere i bisogni altrui, di intervenire e di essere solidali, soprattutto.

D. – Secondo lei, quanto influisce sull’immaginario collettivo l’enfasi quasi in 3D che oggi si tende a dare a drammi che sono essenzialmente privati?

R. – Questo attiene alla spettacolarizzazione di tutte le emozioni. Questa società sembra essere particolarmente affascinata dalla possibilità di superficializzare tutto, spettacolarizzare tutto e in qualche modo certificare la realtà delle cose attraverso la virtualità o attraverso i media. Quindi, in qualche modo stiamo assistendo ad una forma di narcisismo televisivo-digitale che significa, appunto, esasperare ogni emozione, spettacolarizzarla e darla in pasto al vorace bisogno e desiderio delle persone di sapere le cose più intime degli altri.







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