Forum mondiale dell'agricoltura in Africa: i contadini protagonisti di un nuovo sviluppo
“Cibo, combustibile, fibre alimentari e acqua: l’Africa locale verso quella globale”.
E’ il tema del Forum mondiale dell’agricoltura che si chiude oggi a Kampala, in Uganda.
Durante la riunione, è stato ricordato che i vantaggi competitivi dell’Africa risiedono
in abbondanti risorse naturali e nel suo potenziale in agricoltura. Storicamente,
investimenti insufficienti e infrastrutture non adeguate hanno però compromesso questo
ricco potenziale. Come l’Africa può oggi rimuovere questi vincoli? Amedeo Lomonaco
lo ha chiesto all’economista Riccardo Moro, direttore della Fondazione “Giustizia
e Solidarietà”:
R. – Non
si può pensare di nutrire il Continente - magari anche per esportare – esclusivamente
con l’agroindustria. Dobbiamo rendere i contadini protagonisti. Bisogna poi avere
un occhio legato alle esigenze locali. Un'altra strada è quella della creazione di
mercati. A volte le crisi non sono dovute ad una reale mancanza di prodotto ma ad
una scarsità, ad un’incapacità di farlo arrivare dove serve.
D. – E’
cruciale anche il coinvolgimento del settore privato che in passato, nella storia
dell’Africa, ha presentato però delle criticità…
R. – Questo certamente.
Non bisogna pensare che il settore privato sia, per definizione, qualcosa di cattivo.
Non bisogna poi pensare che sia sufficiente lasciar fare al mercato. Lasciando fare
al mercato, siamo andati incontro alla crisi finanziaria ed economica che conosciamo.
Oppure consentiamo che arrivino i competitori più forti spiazzando i competitori più
piccoli, o creando delle condizioni di insostenibilità. Non è poi esclusivamente con
percorsi di solidarietà che noi possiamo, anche per il futuro, garantire una efficiente
distribuzione delle risorse. Il mercato è uno strumento magnifico dal punto di vista
dell’identificazione di equilibri efficienti, però bisogna che sia un mercato regolato.
In quest’ottica si inserisce la solidarietà, finalizzata a rendere il mercato realmente
efficace. Bisogna arrivare ad un punto in cui la soddisfazione dei bisogni primari
non sia garantita perché c’è una solidarietà che si occupa di arrivare là dove non
arriva il sistema privato. Dobbiamo invece ottenere – come capita in moltissime aree
del pianeta – che gli strumenti che le persone si danno, come appunto il mercato,
siano in grado di promuovere una allocazione efficiente delle risorse. Questo avviene
là dove il mercato è regolato dalla comunità. Là dove invece si pensa che possa regolarsi
da solo, abbiamo i disastri che conosciamo.