2010-10-07 14:22:21

Presentata alla Radio Vaticana la 46.ma Settimana sociale dei cattolici italiani


“La politica non ha il monopolio del bene comune”. Luca Diotallevi, vicepresidente del Comitato che ha organizzato la 46.ma Settimana sociale dei cattolici italiani, ha spiegato in questo modo il senso di tale avvenimento che si terrà a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre. La quattro giorni di dibattiti è stata presentata stamani nella sede della nostra emittente. Per il presidente della Settimana, mons. Arrigo Miglio, sarà un momento “di ascolto e ricerca” per tutta la Chiesa. Nel documento preparatorio si sottolinea come il bene comune passi anche attraverso un rafforzamento dello Stato sociale. Alessandro Guarasci ne ha parlato col segretario del Comitato, Edoardo Patriarca:RealAudioMP3

R. - Questo è un passaggio di grandissimo livello perché il welfare è un welfare che deve sostenere la coesione sociale. Io dico spesso che questo Paese potrà riprendere a crescere se avrà un welfare finalmente diverso da quello che abbiamo pensato sino ad oggi, più attento alle persone, soprattutto più attento alla famiglia. Lì poniamo ancora una volta la questione della famiglia. Un welfare che non si misura sulla capacità di sostenere questo soggetto importante che è la famiglia, è un welfare faticoso e fasullo.

D. - Ecco, sta passando il federalismo fiscale: temete un aumento delle differenze tra un’area e l’altra del Paese?

R. - Noi abbiamo soltanto ribadito che un federalismo è buono se ha a cuore tutto il Paese, quindi se è un federalismo veramente solidale. Non un federalismo “per abbandono”, diciamo nel documento, ma un federalismo che sostiene anche le parti più affaticate di questo Paese, e se è un federalismo attento alla sussidiarietà, cioè che non ricrea altri nuovi venti centralismi ma davvero aiuta il cittadino a misurarsi e a incontrarsi con coloro che detengono la responsabilità dei beni pubblici.

D. - Serve una nuova generazione di cattolici impegnati in politica, secondo lei?

R. - Io credo che ci voglia una nuova generazione. Forse, non penso all'aspetto anagrafico, penso a una generazione che sappia misurarsi con i problemi del Paese, che abbia un quadro chiaro della Dottrina sociale della Chiesa e al contempo sia concretamente radicata sui territori. Io sono ottimista, nel senso che penso che la nuova generazione - vecchia o nuova che sia in termini anagrafici - stia nascendo nei territori. Nei comuni abbiamo tanti bravi consiglieri, abbiamo tanti bravi sindaci che stanno davvero sperimentando una politica a misura di persone e di famiglia, anche di bene comune. Forse da lì stanno nascendo i nuclei di questa nuova stagione di cattolici impegnati in politica.

D. - Temete un aumento dello scontro politico in atto, anche dei toni? Per esempio, ieri c’è stata questa forte contestazione alla Cisl …

R. - Io ho detto più spesso che tali questioni non vanno per nulla sottovalutate. Io vengo da una stagione - ero giovane - che ricordo bene, negli anni ’70, drammatica. Qualcuno sottovaluta questi gesti. E’ bene, invece, tenerli ben presenti, in grande considerazione, perché sono segni di un Paese che sta ripiombando in uno scontro ideologico che non lo aiuterà certo a uscir fuori dalla crisi.







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