La stampa cattolica nell'era digitale: al via in Vaticano il Congresso internazionale
organizzato dal dicastero delle Comunicazioni Sociali
“Analizzare il contributo della stampa cattolica nell’attuale contesto mondiale fortemente
influenzato e marcato dalle nuove tecnologie che spingono verso la multimedialità”.
Questo l’obiettivo del Congresso della stampa cattolica organizzato dal Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni Sociali, da oggi fino a giovedì. A spiegarlo è stato
il presidente del dicastero vaticano, l'arcivescovo Claudio Maria Celli, che
ha aperto stamani i lavori. Partecipano oltre 200 giornalisti ed esponenti dei media
di 85 Paesi: dall’Europa all’Africa, ma anche dall’Asia, tra cui esperti dello Sri
Lanka e della Giordania. Il Convegno prenderà in esame le problematiche attuali e
le prospettive del prossimo periodo, soffermandosi sul contributo della stampa cattolica
al dibattito pubblico, alla “diaconia della cultura” e alla vita della Chiesa. Nel
corso dei lavori confronto sarà anche affrontato il tema della comunione ecclesiale
e della testimonianza della Verità, in relazione alla trattazione di questioni controverse,
alla libertà di espressione e al pluralismo dell’informazione. Partecipano all'animazione
del dibattito blogger, teologi, sociologi e giornalisti. Nell’ultima parte dei lavori
verranno infine esplorati i diversi aspetti legati all’uso dei nuovi media - aspetti
economici, sfide giornalistiche, linguaggio, digital divide – e le opportunità offerte
dalla comunicazione on-line, mentre una tavola rotonda illustrerà alcune modalità
di utilizzazione dei nuovi media da parte dei comunicatori cattolici: siti diocesani
e parrocchiali, giornali diocesani, servizi on-line. La giornata conclusiva dell’incontro
raccoglierà gli esiti dei gruppi di lavoro continentali e gli orientamenti scaturiti
dalle sessioni in plenaria. Il Convegno vuole essere un forum per l'ascolto, l'analisi
e lo scambio di valutazioni e proposte; un luogo per promuovere la conoscenza reciproca
tra i giornalisti della carta stampata dei diversi Paesi e Continenti e facilitare
le sinergie in vista di proficue forme di collaborazione.
Nel discorso di apertura,
Mons. Celli ha sottolineato che “in una società sempre più multiculturale e multireligiosa
il servizio reso dalla stampa cattolica deve svolgersi nel contesto di un articolato,
serio e rispettoso dialogo culturale, dove emergono ‘le verità degli altri’ e, in
pari tempo, risplende senza timore la verità integrale sull’uomo”. Si è poi soffermato
sulle “note e dolorose vicende degli scandali sessuali cui la stampa ha dato ampia
eco”, affermando: “Da questi fatti e da questi episodi difficili e dolorosi
deve emergere in tutta la comunità credente una maggior decisione di seguire il Signore
e di porsi a servizio dell’uomo con una ancora più forte testimonianza di vita”.
Luca
Collodi ha chiesto al presule in che modo la stampa cattolica possa seguire al
meglio il dibattito pubblico, politico, sociale:
R. – Io penso che innanzitutto
dobbiamo domandarci chi è il cattolico, nel mondo di oggi. Perché? Perché poi la stampa
obbedirà esattamente anche a questa domanda iniziale. Direi che è colui che ha nel
suo cuore questa fedeltà e questa appartenenza a Gesù Cristo, colui che condivide
con altri uomini il cammino sulle stesse strade e che, tuttavia, deve sentire molto
più profondamente l’amore per la città, per la polis. Per noi ciò è importante, perché
oggi la stampa cattolica può aiutare a vedere, ad analizzare, a comprendere i problemi
che gli uomini di oggi devono affrontare quotidianamente e, nello stesso tempo, perché
li affronta anche alla luce di un messaggio evangelico. Quindi, direi che il nostro
problema non è tanto quello di lasciarci assorbire – quindi quasi "diluirsi", scomparire
nel tessuto sociale – ma, in questo tessuto sociale, apportare la grande competenza
professionale, un’attenzione profonda ai vari problemi: però letti, vissuti, partecipati,
condivisi con questa profonda ispirazione cristiana, evangelica. E questo, per me,
è fondamentale, oggi.
D. – Eccellenza, spesso si dice – in ambienti giornalistici
e almeno in Italia, in Europa – che spesso la stampa cattolica evita argomenti controversi
su cui c’è polemica, non ne parla, cerca in qualche modo di abbassare lo sguardo.
Lei cosa ne pensa?
R. – Uno dei temi del nostro Congresso sarà proprio “La
stampa cattolica e la problematica delle controversie esistenti oggi sul tappeto”.
Io penso che a volte noi manchiamo di una certa dimensione profetica, o alle volte
è alquanto debole, e questo è innegabile. Ci sono non pochi problemi sul tappeto.
E credo che a volte non sia così facile percepire quale sia il ruolo, il punto di
riferimento per noi. Però, io credo che la stampa cattolica debba essere una voce
onesta, precisa, che sappia parlare con tutti. Credo che noi, qui, dobbiamo anche
recuperare la dimensione di un dialogo aperto a tutti nel rispetto, con una capacità
profonda di saper dialogare con le verità degli altri. E qui credo che proprio la
stampa cattolica debba svolgere una sua funzione di mediazione, proprio perché viviamo
una realtà sociale sempre più multiculturale e multireligiosa. Ritengo allora che
la stampa cattolica non debba rivolgersi soltanto alla comunità, ma debba avere una
sua dimensione di apertura, di attenzione, di ascolto. Che sappia dialogare nel rispetto
con tutti, ma facendo sempre emergere quello che è il punto di riferimento per noi,
della comunità cattolica, nel cammino della vita.
La collega Dulce Araújo,
del programma portoghese, ha raccolto la testimonianza di Padre Maurício Camuto
- Direttore dell’emittente angolana Rádio Ecclesia - e di Padre Alberto Buque
- Segretario della Commissione Episcopale per i Mezzi di Comunicazione Sociale della
Conferenza Episcopale del Mozambico, nonché Direttore di Radio Maria, Maputo. Di
seguito riportiamo alcuni passaggi delle interviste.
"Già negli anni Sessanta
– sottolinea Padre Camuto - la Chiesa riconosceva la necessità di usare questi
strumenti moderni per l’opera di evangelizzazione. Dunque, come è possibile che in
pieno XXI secolo siamo ancora tanto in ritardo?" Padre Camuto spiega che la
maggiore difficoltà nella gestione dei media di matrice cattolica è dovuta alla mancanza
di una visione univoca e unitaria tra i professionisti della comunicazione e la gerarchia
ecclesiastica. Generalmente, questi mezzi di comunicazione vogliono essere professionali
come tutti gli altri, ma nel contempo essi hanno la missione di veicolare il messaggio
cristiano. Per costituirsi come fonte credibile, e nel seguire le regole della deontologia
giornalistica, si “scontrano” molte volte con i punti di vista, le opinioni e gli
orientamenti della gerarchia religiosa. Non è facile conciliare entrambi gli obiettivi,
garantendo sempre il bene della Chiesa e la comunione tra i professionisti della comunicazione
e i pastori della Chiesa.
"Aprire un giornale cattolico nazionale costa
molto caro in diverse parti dell’Africa - racconta Padre Alberto Buque – perché
molta gente ha ancora come principale preoccupazione il reperimento del pane quotidiano".
Anche internet è ancora accessibile a pochi, ma nonostante tutto, la Conferenza Episcopale
del Mozambico vuole creare la sua pagina web. Una sorta di data base, in cui ogni
diocesi possa trovare le informazione dei propri bollettini e attingere a quelle delle
altre diocesi, creando così un circuito nazionale ecclesiale di comunicazione e informazione.