2010-10-07 16:11:12

Afghanistan. Karzai apre il Consiglio di pace: al via il dialogo con i talebani


Il presidente afghano, Hamid Karzai, ha inaugurato l'Alto Consiglio di pace, che dovrebbe avviare un processo di integrazione dei talebani e degli insorti. Karzai ha ribadito l'invito al dialogo ai gruppi ribelli. Il Consiglio comprende 68 membri tra i quali gli ex presidenti Burhanuddin Rabbani e Sibghatullah Mujadadi. Il progetto era stato approvato a giugno in occasione della Loya jirga per la pace a Kabul. Intanto, arrivano nuove conferme dei negoziati segreti avviati da Karzai con alcune frange della guerriglia affinché abbandonino le armi. Notizie, dunque, che fanno sperare per il futuro del Paese, anche se la situazione sul terreno resta difficile come conferma Luca Lo Presti, direttore dell’ong Pangea Onlus, raggiunto telefonicamente a Kabul da Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

R. – Questa jirga della pace ci può dare qualche speranza, ma la popolazione non vede ancora una luce. E l’interrogativo che tutti si pongono qua – ed io riporto solo la voce di strada – è alla fine: chi sono questi talebani? Perché nessuno li vuole qui. Anzitutto, in molti dubitano del fatto che siano afghani, perché con questi attacchi omicidi e suicidi uccidono gli afghani stessi.

D. – Insomma, l’impressione dal terreno non è buona. La popolazione civile come sta vivendo in questo periodo?

R. – Faccio un esempio su tutti: gli aiuti umanitari, così tanto decantati. Qui, le scuole funzionano solo due ore al giorno: dalle 8.00 alle 10.00 del mattino, perché non ci sono i soldi per pagare gli insegnanti. E la stessa qualità degli insegnanti è bassissima, perché chi era veramente edotto è fuori dal Paese e gli insegnanti che sono qui, con salari verso la soglia della povertà, sanno a malapena leggere e scrivere. Chiaramente, ciò stride con il potere economico e geopolitico che questi signori della guerra, i colletti bianchi della guerra, vogliono gestire rispetto a quelle che sono le condizioni reali della vita, in un Paese che sembra non riuscire a progredire e dove si ha la convinzione che nessuno voglia farlo progredire.

D. – Quindi, la sensazione è che fino ad oggi nessuno ha lavorato, in realtà, alla ricostruzione di un tessuto sociale in Afghanistan...

R. – Qualche sforzo è stato fatto adesso, perché veniva la stampa per documentare le azioni. L’unico posto dove si sta un po’ meglio è Herat, dove un signore della guerra, peraltro non certo una persona portatrice di diritti umani, ha dedicato parte delle sue attenzioni alla popolazione civile. E’, però un’iniziativa di uno dei tanti signori della guerra - in questo caso Ismail Khan - che ha deciso in maniera quasi "socialista" di portare beneficio alla sua popolazione, gestendo però una sharia in maniera cruenta e non vivendo di certo una situazione di rispetto dei diritti umani. Io ho l’impressione che come sempre la popolazione civile - come in ogni conflitto, come in ogni parte del mondo, dove gli interessi geopolitici ed economici sono grandi - sia solo una pedina su una scacchiera, dove si gioca un grande gioco.








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