Un vescovo dall'Africa: “basta sfruttare le ricchezze del continente senza pensare
agli africani”
“A 50 anni dall’Anno dell’Africa (1960), quando diversi Paesi africani divennero indipendenti,
è giunto il momento di chiederci se la popolazione del continente deve continuare
a vivere nell’angoscia e nella paura della morte a causa delle innumerevoli ricchezze
del suo sottosuolo. Queste ultime, a causa dell’ingordigia umana, da benedizione si
sono trasformate in una maledizione per le popolazioni locali”. È l’appello lanciato
attraverso Fides da mons. Michele Russo, vescovo di Doba, in Ciad. “Dopo 50 anni di
sfruttamento selvaggio, anche con la complicità dei governi locali, e di indifferenza
nei confronti delle popolazioni africane e del loro futuro – prosegue il presule -
penso che sia giunto il momento di prendere coscienza di questi fatti. Le ricchezze
naturali africane devono essere utilizzate per costruire il futuro delle figlie e
dei figli del continente”. “Offrire una possibile via di sviluppo ai Paesi africani
significa pure bloccare il triste fenomeno, che suscita forte allarme in Europa, dei
tanti giovani africani che sfidano il deserto e il mare per recarsi in occidente,
per condurre spesso una vita infernale, anche perché molti di loro fanno fatica ad
adattarsi agli stili di vita europei” aggiunge il Vescovo di Doba. “Quindi – conclude
- abbiamo un interesse comune, africani ed europei, a utilizzare le enormi ricchezze
africane per costruire le infrastrutture che possano permettere alle popolazioni del
continente di vivere in pace, di aver un lavoro e di realizzare il proprio avvenire”.