La pace non è retorica: chiusura a Barcellona dell'Incontro "Uomini e Religioni"
La forza della preghiera per la pace, le migrazioni e il dialogo interreligioso sono
stati tra i temi forti della giornata conclusiva dell’incontro “Uomini e Religioni”
di Barcellona, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. All’evento è intervenuto anche
l’arcivescovo latino di Baghdad, mons. Jean B. Sleiman, che ha portato la testimonianza
della vita dei cristiani in Iraq. Dal canto suo, il cardinale arcivescovo di Napoli,
Crescenzio Sepe, ha auspicato una sinergia nello spirito della pace nell’area del
Mediterraneo. Barcellona ha dunque mostrato che non c’è contraddizione tra società
laica e secolare, modernità e impegno religioso. La Comunità di Sant’Egidio ha dunque
tratteggiato i risultati della 24.ma edizione dell’incontro internazionale di pace.
Nella conferenza stampa conclusiva, si è ripetuto come le religioni, per decenni additate
quale causa di conflitti, ora siano la vera chance di cambiamento. Di qui il messaggio
fondamentale: chi usa il nome di Dio per giustificare la violenza lo tradisce. Stasera
la cerimonia finale, con la firma dell’appello di pace di tutti i leader religiosi.
Da Barcellona, Francesca Sabatinelli:
Dialogo non
è una parola retorica, e Barcellona ha dimostrato la concretezza del dialogo maturata
anche nell’approccio spirituale. Marco Impagliazzo, presidente di Sant’Egidio, delinea
in conferenza stampa il risultato di questi tre giorni di lavoro. In questo momento
di crisi economica, in cui la violenza ancora dilaga, il dialogo è di grande utilità.
Occorre capire che bisogna andare avanti senza ripiegarsi su se stessi, spiega Impagliazzo
riprendendo le parole di apertura del fondatore della Comunità, Andrea Riccardi. L’uomo
europeo è diventato più duro ma meno forte, la forza sembra che la trovi più dalla
contrapposizione che dalla riflessione, Sant’Egidio crede di dovergli dare quella
forza che arriverà dalla riscoperta delle proprie radici. Qui a Barcellona, continua
Impagliazzo, si è venuti per capire meglio non solo chi siamo, ma anche come vivere
con gli altri. E per ribadire che c’è bisogno di luoghi vivibili dove il dialogo si
manifesti, perché all’uomo europeo manca la passione del dialogo. Sant’Egidio vuole
mantenere alta questa passione esattamente come ha fatto in questi 24 anni, creando
una carovana di uomini e donne di fede e cultura, è la conclusione, che ogni anno
si ingrossa.
Sul valore degli Incontri “Uomini e religioni” della Comunità
Sant’Egidio in un mondo spesso sordo alle voci per il dialogo, Francesca Sabatinelli
ha intervistato il cardinale Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo di San Salvador
di Bahia:
R. – Noi
pensiamo che l’egoismo, oggi, sia troppo forte, ovunque. I mezzi di comunicazione
che abbiamo per operare collegamenti con ogni parte del mondo, sono meravigliosi,
ma siamo lontani gli uni dagli altri. E per questo si deve lavorare, tutte le persone
di buona volontà: come noi facciamo qui, in questo evento promosso dalla Comunità
di Sant’Egidio, dove si incontrano tutte le credenze religiose, quindi ci si incontra
tra ebrei e musulmani e si può parlare … Questa è una cosa bella! Dobbiamo incominciare
dalle cose piccole, non dalle cose grandi …
D. – In questi anni abbiamo
visto come comunque il mondo sia andato sempre più contro il dialogo …
R.
– Noi abbiamo la tendenza a parlare con una voce soltanto, e gli altri devono ascoltare.
Ma la Comunità di Sant’Egidio promuove il contrario …
D. – Un pensiero
sulle elezioni in Brasile: non hanno ancora dato un vincitore definitivo; si è arrivati
ad un ballottaggio: si tratta comunque di un momento di passaggio per il suo Paese.
La Chiesa brasiliana che cosa chiede al nuovo presidente?
R. – L’istruzione,
la sanità, l’assistenza alle persone anziane che sono sempre più abbandonate alla
loro sorte. Noi non abbiamo detto: il nostro candidato è questo. No. Ma le nostre
esigenze, questo sì!