La Beatificazione a Parma di Madre Teresa Adorni, definita dal Papa "Rosario Vivente"
È il ritratto di una donna esemplare nell’esercizio della virtù dell’umiltà, che seppe
illuminare con la fede il periodo più brutto della sua vita, quello di Anna Maria
Adorni, la cui cerimonia di Beatificazione è stata celebrata ieri pomeriggio nella
cattedrale di Parma. Anche Benedetto XVI ha voluto ricordarla nell’Angelus, con il
nome con cui veniva chiamata: “Rosario Vivente”, proprio all’inizio del mese dedicato
al Santo Rosario. Il servizio è di Roberta Barbi:
Una perla
di Parma, città che racchiude in sé “oltre alle sue gemme artistiche come la Cattedrale
e il Battistero”, anche “capolavori di santità”. Così ha esordito mons.
Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, alla
cerimonia di Beatificazione di Anna Maria Adorni, madre che conobbe il dolore della
perdita di cinque dei sei figli, e che, rimasta vedova, si consacrò come religiosa.
Una vita dedicata all’aiuto del prossimo, in particolare delle donne detenute, nelle
quali Madre Adorni - che univa a fede, fortezza e carità l’esercizio dell’umiltà -
riusciva a vedere il volto di Gesù:
“Morto il marito nel 1844, Anna
Maria si consacrò al Signore in un apostolato di riabilitazione delle detenute, allora
emarginate dalla società. A questa urgenza ella venne incontro con l’aiuto di altre
signore, che formarono il primo nucleo del suo Istituto. Sorse così l’Istituto del
Buon Pastore, e poi la fondazione della Congregazione delle Ancelle di Maria Immacolata,
il cui carisma è proprio l’aiuto alle carcerate e alle ex detenute”.
Una
donna che guardava al bene da fare, non al bene fatto, generosa nell’arte del dono.
Molti ammiravano la sua povertà eroica e la consultavano, perché bastava avvicinarla
per sentirsi rinnovati. L’incontro con Madre Adorni contagia tutti nella santità e
sprona alla virtù: è un incontro di grazia che trasmette il desiderio di essere migliori.
“I Santi hanno spesso quel compito provvidenziale di individuare e di venire incontro
con immediatezza alle carenze umane e spirituali di persone e istituzioni”, ricorda
mons. Amato:
“Ancora una volta la santità di un battezzato ha una ricaduta
positiva nel sociale. La nostra Beata si è curvata ad assistere le detenute e ad aiutarle
ad inserirsi nella società. Trasmette il desiderio di essere attenti alle esigenze
del prossimo bisognoso. Per esempio, per le Ancelle la Beatificazione è un segno divino
sul loro prezioso apostolato di carità. Fedeli al carisma della Madre, esse continuano
ad assistere ragazze e giovani donne, italiane e straniere, in situazioni di difficoltà”.