2010-10-04 14:37:45

Benedetto XVI ai consacrati nella cattedrale di Palermo: salvaguardare l'identità del sacerdote


L’impegno del sacerdote ispirato dalla carità di Cristo e la predicazione “eloquente” anche se in clausura di monaci e monache: di questo ha parlato ieri il Papa incontrando nella Cattedrale di Palermo i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i seminaristi. Ha ricordato Don Puglisi e ha raccomandato l’attenzione per i giovani. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

Mai i giovani trovino le porte della chiesa chiuse! Così Benedetto XVI raccomanda ai sacerdoti “una particolare attenzione per il mondo giovanile”. Ricorda che Giovanni Paolo II in terra siciliana chiese proprio di spalancare le porte delle parrocchie perché i giovani possano aprire le porte del loro cuore a Cristo. Benedetto XVI lo sottolinea con decisione: “Il sacerdote non è per sé”, “il sacerdote è per i suoi fedeli: li anima e li sostiene – afferma – nel cammino di fede, nel coltivare la speranza, nel vivere la carità, l’amore di Cristo”. E poi il Papa sottolinea:

“Non è il mondo a fissare il nostro statuto, secondo i bisogni e le concezioni dei ruoli sociali. Il prete è segnato dal sigillo del sacerdozio di Cristo, per partecipare alla sua funzione di unico mediatore e redentore”.

Chi abbraccia il sacerdozio “non può restare lontano dalle preoccupazioni quotidiane del Popolo di Dio”, raccomanda il Papa, ma deve farlo sempre “nella prospettiva della salvezza e del Regno di Dio”:

“Prostrato davanti a Gesù, qui in mezzo a voi, io ho chiesto di infiammare i vostri cuori con la sua carità, così che siete assimilati a Lui e possiate imitarlo nella più completa e generosa donazione alla Chiesa e ai fratelli”.

Benedetto XVI sottolinea:

“E’ essenziale per la Chiesa che l’identità del sacerdote sia salvaguardata, con la sua dimensione verticale”.

E qui ricorda figure esemplari della Chiesa, in particolare della terra di Sicilia: Sant’Annibale Maria di Francia, il Beato Giacomo Cusmano, il Beato Francesco Spoto. Torna a ricordare don Puglisi, ucciso dalla mafia, per il quale è in corso il processo di Beatificazione. Benedetto XVI ne ricorda “il cuore che ardeva di autentica carità pastorale” e lo “zelante ministero”, sottolineando che “ha dato largo spazio all’educazione dei ragazzi e dei giovani” e si è adoperato“perché ogni famiglia cristiana vivesse la fondamentale vocazione di prima educatrice della fede dei figli”.

E poi Benedetto XVI si rivolge a chi ha scelto altre forme di consacrazione a Dio e alla Chiesa. Si rivolge a monaci e monache di clausura, iniziando subito con un incoraggiamento estremamente significativo:

“Cari fratelli e sorelle, continuate a seguire Gesù senza compromessi” .

Il Papa è estremamente chiaro quando dice: “La vostra esistenza costituisce una predicazione assai eloquente anche se spesso silenziosa”. Parla di “un genere di vita antico e sempre nuovo nonostante la diminuzione del numero e delle forze”:

“Abbiate fiducia, i nostri tempi non sono quelli di Dio e della sua Provvidenza. E’ necessario pregare e crescere nella santità personale e comunitaria. Il Signore poi provvede”.

E le sue parole, pur se rivolte direttamente a chi ha consacrato la propria vita, sono preziose per qualunque cristiano, chiunque eserciti “il sacerdozio comune dei battezzati”, secondo una definizione che ricorre in un altro punto del discorso.







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