Assisi commemora San Francesco: protagonista delle celebrazioni 2010 la Regione Trentino
Alto Adige–Südtirol
Come ogni anno, Assisi per un giorno diviene cuore dell’Italia: la cittadina umbra
commemora San Francesco, dal 1939 patrono della nazione. Ad offrire l’olio per la
lampada dei Comuni italiani, che arde accanto alla tomba del Santo, quest’anno è il
Trentino Alto Adige–Südtirol. Per l’occasione, presso il Museo della Porziuncola è
stata allestita la mostra “Il poverello d’Assisi nell’arte trentina”. Questa mattina
la solenne concelebrazione eucaristica nella Basilica Papale di San Francesco presieduta
da mons. Luigi Bressan, arcivescovo metropolita di Trento. Al microfono di
Paolo Ondarza, il presule spiega il valore della presenza ad Assisi dei vescovi
del Trentino Alto Adige:
R. – E’
anche un onore poter essere in rappresentanza di tutta l’Italia in questo momento
anche tanto delicato, complesso, in cui si trova la situazione del nostro Paese: pensiamo
ai travagli politici, ma pensiamo soprattutto alla sofferenza di tanti disoccupati
e al tema dell’integrazione fra i popoli, di persone che arrivano da altre terre,
da altri continenti.
D. – Qual è il suo augurio all’Italia in questa
ricorrenza?
R. – I valori cristiani, i valori umani ma nutriti – appunto
– della fede. Mi auguro che il valore della speranza, del coraggio, il valore del
servizio al bene comune siano veramente i valori-guida per tutte le amministrazioni
pubbliche, ma anche per i nostri fedeli, perché ciascuno di noi è chiamato ad assumere
responsabilità anche di fronte agli eventi politici.
D. – Potrebbe essere
questa la risposta, oggi, a quel “Va e ripara la mia casa” che il Crocifisso di San
Damiano suggerì al Poverello di Assisi?
R. – Certamente. Cos’è la Casa
di Dio? Siamo tutti noi e tutta l’umanità! E allora, ciascuno è chiamato ad andare,
a non fermarsi. Ogni battezzato ha una responsabilità sia per la comunità cristiana
ma, attraverso la comunità cristiana, per la società tutta intera.
D.
– A 150 anni dall’Unità d’Italia, perché è importante che tutto il Paese si stringa
attorno a San Francesco d’Assisi?
R. – San Francesco si dice il più
italiano dei Santi e il più santo degli italiani: è perché ci dice un modello di vita,
un modello di servizio totale, anche, verso gli altri; un modello che certamente non
è ripiegato su di sé perché ha Cristo nel cuore. Sono dunque quei fondamenti della
fede che egli ci aiuta a riscoprire per poi ripartire: “Va, prendi cura della mia
casa, riparala!” Quindi, come San Francesco siamo inviati anche noi a collaborare
per una società migliore, più fraterna, più vicina a quell’ideale che il Vangelo ci
presenta.
D. – Mons. Bressan, qual è la presenza francescana nella vostra
terra?
R. – Abbiamo vari monasteri: i Cappuccini, i Minori conventuali…
Già ai tempi di San Francesco le Clarisse sono venute qui… Qui abbiamo una delle tre
Regole delle Suore Clarisse che sono ancora preservate. Ed è stato un vescovo di origine
trentina, mons. Nicolini, che nel 1939 ha ottenuto dal Santo Padre che San Francesco
fosse dichiarato – appunto – Patrono di tutta la nostra nazione.
D.
– Ciò che colpisce chi visita la vostra regione e gode delle bellezze delle vostre
montagne, è la presenza costante di simboli religiosi: colpisce perché altrove questi
simboli vengono banditi o rimossi. Il vostro può essere dunque un esempio di società
laica, ma nel contempo attaccata alle proprie radici cristiane?
R. –
Noi vorremmo soprattutto rafforzare la nostra fede nell’intimo dei nostri cuori, come
del resto faceva San Francesco. Contribuire, sì, anche attraverso la magnificenza
di quanto ci circonda. Già la natura ci parla di Dio. Poi, lungo i nostri sentieri,
ci sono vari simboli: da una semplice croce, un piccolo capitello, una cappellina,
le nostre chiese e i nostri paesi sono tutti marcati da campanili e – monumento principale,
anche sotto l’aspetto artistico, normalmente – dall’edificio sacro, la chiesa.