2010-10-04 15:35:54

Assisi commemora San Francesco: protagonista delle celebrazioni 2010 la Regione Trentino Alto Adige–Südtirol


Come ogni anno, Assisi per un giorno diviene cuore dell’Italia: la cittadina umbra commemora San Francesco, dal 1939 patrono della nazione. Ad offrire l’olio per la lampada dei Comuni italiani, che arde accanto alla tomba del Santo, quest’anno è il Trentino Alto Adige–Südtirol. Per l’occasione, presso il Museo della Porziuncola è stata allestita la mostra “Il poverello d’Assisi nell’arte trentina”. Questa mattina la solenne concelebrazione eucaristica nella Basilica Papale di San Francesco presieduta da mons. Luigi Bressan, arcivescovo metropolita di Trento. Al microfono di Paolo Ondarza, il presule spiega il valore della presenza ad Assisi dei vescovi del Trentino Alto Adige:RealAudioMP3

R. – E’ anche un onore poter essere in rappresentanza di tutta l’Italia in questo momento anche tanto delicato, complesso, in cui si trova la situazione del nostro Paese: pensiamo ai travagli politici, ma pensiamo soprattutto alla sofferenza di tanti disoccupati e al tema dell’integrazione fra i popoli, di persone che arrivano da altre terre, da altri continenti.

D. – Qual è il suo augurio all’Italia in questa ricorrenza?

R. – I valori cristiani, i valori umani ma nutriti – appunto – della fede. Mi auguro che il valore della speranza, del coraggio, il valore del servizio al bene comune siano veramente i valori-guida per tutte le amministrazioni pubbliche, ma anche per i nostri fedeli, perché ciascuno di noi è chiamato ad assumere responsabilità anche di fronte agli eventi politici.

D. – Potrebbe essere questa la risposta, oggi, a quel “Va e ripara la mia casa” che il Crocifisso di San Damiano suggerì al Poverello di Assisi?

R. – Certamente. Cos’è la Casa di Dio? Siamo tutti noi e tutta l’umanità! E allora, ciascuno è chiamato ad andare, a non fermarsi. Ogni battezzato ha una responsabilità sia per la comunità cristiana ma, attraverso la comunità cristiana, per la società tutta intera.

D. – A 150 anni dall’Unità d’Italia, perché è importante che tutto il Paese si stringa attorno a San Francesco d’Assisi?

R. – San Francesco si dice il più italiano dei Santi e il più santo degli italiani: è perché ci dice un modello di vita, un modello di servizio totale, anche, verso gli altri; un modello che certamente non è ripiegato su di sé perché ha Cristo nel cuore. Sono dunque quei fondamenti della fede che egli ci aiuta a riscoprire per poi ripartire: “Va, prendi cura della mia casa, riparala!” Quindi, come San Francesco siamo inviati anche noi a collaborare per una società migliore, più fraterna, più vicina a quell’ideale che il Vangelo ci presenta.

D. – Mons. Bressan, qual è la presenza francescana nella vostra terra?

R. – Abbiamo vari monasteri: i Cappuccini, i Minori conventuali… Già ai tempi di San Francesco le Clarisse sono venute qui… Qui abbiamo una delle tre Regole delle Suore Clarisse che sono ancora preservate. Ed è stato un vescovo di origine trentina, mons. Nicolini, che nel 1939 ha ottenuto dal Santo Padre che San Francesco fosse dichiarato – appunto – Patrono di tutta la nostra nazione.

D. – Ciò che colpisce chi visita la vostra regione e gode delle bellezze delle vostre montagne, è la presenza costante di simboli religiosi: colpisce perché altrove questi simboli vengono banditi o rimossi. Il vostro può essere dunque un esempio di società laica, ma nel contempo attaccata alle proprie radici cristiane?

R. – Noi vorremmo soprattutto rafforzare la nostra fede nell’intimo dei nostri cuori, come del resto faceva San Francesco. Contribuire, sì, anche attraverso la magnificenza di quanto ci circonda. Già la natura ci parla di Dio. Poi, lungo i nostri sentieri, ci sono vari simboli: da una semplice croce, un piccolo capitello, una cappellina, le nostre chiese e i nostri paesi sono tutti marcati da campanili e – monumento principale, anche sotto l’aspetto artistico, normalmente – dall’edificio sacro, la chiesa.







All the contents on this site are copyrighted ©.