Le religioni siano strumento di pace: così il Papa nel messaggio per l’incontro
di Sant’Egidio a Barcellona
Le religioni siano sempre più strumento di promozione della pace e della dignità umana.
E’ il richiamo che il Papa ha inviato a Barcellona, con un messaggio a firma del segretario
di Stato cardinale Tarcisio Bertone, in occasione dell’apertura del Meeting internazionale
per la pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, quest’anno dal titolo “Vivere
insieme in un tempo di crisi”. Da Barcellona, Francesca Sabatinelli:
“In un tempo
difficile di crisi e conflitti, le religioni sono chiamate a realizzare la loro speciale
vocazione di servizio alla pace e alla convivenza”. E’ lo speciale saluto che il Papa
invia alla comunità di Sant’Egidio che oggi apre a Barcellona l’edizione 2010 del
Meeting internazionale per la Pace. Sono le religioni, scrive nel messaggio Benedetto
XVI, ad aiutare “l’intera società a promuovere la dignità inviolabile di ciascun essere
umano”. Il Papa rileva come “tutti i popoli, per vivere un’autentica comunità di fratelli
e sorelle, hanno bisogno di ispirarsi e appoggiarsi al comune fondamento di valori
spirituali ed etici”. A tutti i partecipanti alla Messa di apertura del Meeting, Benedetto
XVI ricorda che “il servizio disinteressato alla pace esige da parte di tutti i credenti
l’impegno ineludibile e prioritario della preghiera”. Perché è nella preghiera che
s’impara “il linguaggio della pace e del rispetto, fortificando quel seme di pace
che lo stesso Dio ha seminato nel cuore degli uomini e che costituisce al di là delle
differenze di razza, cultura e religione, l’anelito più profondo dell’essere umano”.
E’ nella preghiera che si possono “trovare nuove forze spirituali per non lasciarci
vincere dalle difficoltà né dalle insidie del male e per non perderci d’animo nella
necessaria via del dialogo”. Quel dialogo, conclude il messaggio, “che allontani definitivamente
incomprensioni e diffidenze e ci permetta di continuare a costruire come fratelli
e membri della stessa famiglia umana la via della convivenza armonica”.
L'incontro
mondiale Uomini e Religioni dal 1987, ogni anno, ripropone lo Spirito di Assisi, sulla
scia dello storico incontro di Giovanni Paolo II con i capi delle grandi religioni
mondiali. L’appuntamento si è aperto oggi nel capoluogo catalano, con una celebrazione
eucaristica nella chiesa di Santa Maria del Mar. Francesca Sabatinelli ha intervistato
il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo:
R. - In questi
dieci anni il cammino è stato in salita, perché l’attentato alle Torri Gemelle ha
aperto, soprattutto, il discorso dello scontro tra le civiltà, la guerra in Iraq e
la guerra in Afghanistan. Abbiamo dovuto, in questi dieci anni, ricostruire un tessuto
di dialogo e di amicizia tra i popoli e tra le religioni che sembrava essersi lacerato
dopo l’attentato alle Torri Gemelle.
D. - Un decennio molto faticoso
anche per la Comunità di Sant’Egidio?
R. - Sì, perché quando in questi
anni si parlava di pace o di dialogo tra le religioni non c’erano molte voci a sostenere
questo cammino, se non quella del Papa, Giovanni Paolo II prima e Benedetto XVI dopo.
La cultura corrente, la cultura di questi tempi è stata una cultura più che altro
dello scontro. Il nostro cammino ha trovato sostegno soprattutto nella Chiesa e questo
ci ha certamente molto incoraggiato a continuare e a credere in un mondo in cui si
possa e si debba vivere insieme.
D. - Marco Impagliazzo, anche quest’anno
il mondo si è scontrato con le tragedie, con i fondamentalismi, con la violenza: voi
a Barcellona cosa offrirete, quindi?
R. - Barcellona è carica di simboli.
Anzitutto quello della Sagrada Familia, che sarà inaugurata dal Santo Padre il prossimo
novembre, ed è per questo che abbiamo voluto intitolare il nostro incontro anche “Famiglia
dei popoli, famiglia di Dio”. Oggi c’è bisogno di più famiglia, c’è bisogno di far
crescere la famiglia, non solo difendendo le ragioni della famiglia in Europa e in
Occidente, ma anche della famiglia dei popoli, affinché si ricordi di essere famiglia
di Dio. Quindi è forte anche il tema della fraternità universale. Vorrei dire anche
che il nostro incontro ha inizio proprio il giorno in cui si ricordano i 20 anni della
riunificazione della Germania. Ricordare questi vent’anni è importante, proprio perché
la Germania è diventata un Paese cardine dell’Europa, della pace e dell’unità europea.
Ma anche le nuove speranze di pace per la Terra Santa: non per niente il nostro incontro
vedrà proprio un dibattito tra un ministro palestinese ed uno israeliano per cercare
di incoraggiare il cammino di pace che è stato intrapreso negli Stati Uniti.
D.
- A Barcellona ci sarà molto altro: ci saranno significative presenze ecumeniche,
come il Patriarcato di Mosca, il Consiglio ecumenico delle Chiese…
R.
- Sì, siamo molto contenti di questa importantissima presenza della Chiesa russa ortodossa.
Vorrei fare un cenno anche alla presenza di importanti rappresentanti del mondo ebraico
e tanti altri amici ebrei che ci seguono in questo nostro cammino, ed un cenno anche
all’Islam, che quest’anno vede presenze significative non soltanto dal mondo arabo,
ma anche dall’Islam asiatico, dal Pakistan, dalla Malaysia e dall’Indonesia.
D.
- Se la Comunità dovesse puntualizzare alcune sue preoccupazioni in questo periodo,
di cosa parlerebbe?
R. - Ci preoccupa quello che preoccupa anche il
Santo e cioè l’allontanamento del continente europeo dalle sue radici cristiane, da
questa linfa vitale che è stato e che è il cristianesimo per il nostro continente.
Oggi vediamo tanti fenomeni di violenza, di separatismo, di razzismo, di antigitanismo
in Europa: sono tutti segnali, questi, problematici di un allontanamento da quelle
radici cristiane che hanno fatto del nostro continente il continente del diritto,
ma direi anche della pietà, della solidarietà. Abbiamo voluto intitolare una delle
tavole rotonde proprio all’Europa, “Un futuro con più Europa”. Noi crediamo che l’Europa
possa giocare nel contesto internazionale un ruolo migliore di quello che ha giocato
finora. Anche i popoli europei, però, devono risvegliarsi e ritrovare le loro radici.