2010-10-03 11:39:49

Le religioni siano strumento di pace: così il Papa nel messaggio per l’incontro di Sant’Egidio a Barcellona


Le religioni siano sempre più strumento di promozione della pace e della dignità umana. E’ il richiamo che il Papa ha inviato a Barcellona, con un messaggio a firma del segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone, in occasione dell’apertura del Meeting internazionale per la pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, quest’anno dal titolo “Vivere insieme in un tempo di crisi”. Da Barcellona, Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

“In un tempo difficile di crisi e conflitti, le religioni sono chiamate a realizzare la loro speciale vocazione di servizio alla pace e alla convivenza”. E’ lo speciale saluto che il Papa invia alla comunità di Sant’Egidio che oggi apre a Barcellona l’edizione 2010 del Meeting internazionale per la Pace. Sono le religioni, scrive nel messaggio Benedetto XVI, ad aiutare “l’intera società a promuovere la dignità inviolabile di ciascun essere umano”. Il Papa rileva come “tutti i popoli, per vivere un’autentica comunità di fratelli e sorelle, hanno bisogno di ispirarsi e appoggiarsi al comune fondamento di valori spirituali ed etici”. A tutti i partecipanti alla Messa di apertura del Meeting, Benedetto XVI ricorda che “il servizio disinteressato alla pace esige da parte di tutti i credenti l’impegno ineludibile e prioritario della preghiera”. Perché è nella preghiera che s’impara “il linguaggio della pace e del rispetto, fortificando quel seme di pace che lo stesso Dio ha seminato nel cuore degli uomini e che costituisce al di là delle differenze di razza, cultura e religione, l’anelito più profondo dell’essere umano”. E’ nella preghiera che si possono “trovare nuove forze spirituali per non lasciarci vincere dalle difficoltà né dalle insidie del male e per non perderci d’animo nella necessaria via del dialogo”. Quel dialogo, conclude il messaggio, “che allontani definitivamente incomprensioni e diffidenze e ci permetta di continuare a costruire come fratelli e membri della stessa famiglia umana la via della convivenza armonica”.

L'incontro mondiale Uomini e Religioni dal 1987, ogni anno, ripropone lo Spirito di Assisi, sulla scia dello storico incontro di Giovanni Paolo II con i capi delle grandi religioni mondiali. L’appuntamento si è aperto oggi nel capoluogo catalano, con una celebrazione eucaristica nella chiesa di Santa Maria del Mar. Francesca Sabatinelli ha intervistato il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo:RealAudioMP3

R. - In questi dieci anni il cammino è stato in salita, perché l’attentato alle Torri Gemelle ha aperto, soprattutto, il discorso dello scontro tra le civiltà, la guerra in Iraq e la guerra in Afghanistan. Abbiamo dovuto, in questi dieci anni, ricostruire un tessuto di dialogo e di amicizia tra i popoli e tra le religioni che sembrava essersi lacerato dopo l’attentato alle Torri Gemelle.

D. - Un decennio molto faticoso anche per la Comunità di Sant’Egidio?

R. - Sì, perché quando in questi anni si parlava di pace o di dialogo tra le religioni non c’erano molte voci a sostenere questo cammino, se non quella del Papa, Giovanni Paolo II prima e Benedetto XVI dopo. La cultura corrente, la cultura di questi tempi è stata una cultura più che altro dello scontro. Il nostro cammino ha trovato sostegno soprattutto nella Chiesa e questo ci ha certamente molto incoraggiato a continuare e a credere in un mondo in cui si possa e si debba vivere insieme.

D. - Marco Impagliazzo, anche quest’anno il mondo si è scontrato con le tragedie, con i fondamentalismi, con la violenza: voi a Barcellona cosa offrirete, quindi?

R. - Barcellona è carica di simboli. Anzitutto quello della Sagrada Familia, che sarà inaugurata dal Santo Padre il prossimo novembre, ed è per questo che abbiamo voluto intitolare il nostro incontro anche “Famiglia dei popoli, famiglia di Dio”. Oggi c’è bisogno di più famiglia, c’è bisogno di far crescere la famiglia, non solo difendendo le ragioni della famiglia in Europa e in Occidente, ma anche della famiglia dei popoli, affinché si ricordi di essere famiglia di Dio. Quindi è forte anche il tema della fraternità universale. Vorrei dire anche che il nostro incontro ha inizio proprio il giorno in cui si ricordano i 20 anni della riunificazione della Germania. Ricordare questi vent’anni è importante, proprio perché la Germania è diventata un Paese cardine dell’Europa, della pace e dell’unità europea. Ma anche le nuove speranze di pace per la Terra Santa: non per niente il nostro incontro vedrà proprio un dibattito tra un ministro palestinese ed uno israeliano per cercare di incoraggiare il cammino di pace che è stato intrapreso negli Stati Uniti.

D. - A Barcellona ci sarà molto altro: ci saranno significative presenze ecumeniche, come il Patriarcato di Mosca, il Consiglio ecumenico delle Chiese…

R. - Sì, siamo molto contenti di questa importantissima presenza della Chiesa russa ortodossa. Vorrei fare un cenno anche alla presenza di importanti rappresentanti del mondo ebraico e tanti altri amici ebrei che ci seguono in questo nostro cammino, ed un cenno anche all’Islam, che quest’anno vede presenze significative non soltanto dal mondo arabo, ma anche dall’Islam asiatico, dal Pakistan, dalla Malaysia e dall’Indonesia.

D. - Se la Comunità dovesse puntualizzare alcune sue preoccupazioni in questo periodo, di cosa parlerebbe?

R. - Ci preoccupa quello che preoccupa anche il Santo e cioè l’allontanamento del continente europeo dalle sue radici cristiane, da questa linfa vitale che è stato e che è il cristianesimo per il nostro continente. Oggi vediamo tanti fenomeni di violenza, di separatismo, di razzismo, di antigitanismo in Europa: sono tutti segnali, questi, problematici di un allontanamento da quelle radici cristiane che hanno fatto del nostro continente il continente del diritto, ma direi anche della pietà, della solidarietà. Abbiamo voluto intitolare una delle tavole rotonde proprio all’Europa, “Un futuro con più Europa”. Noi crediamo che l’Europa possa giocare nel contesto internazionale un ruolo migliore di quello che ha giocato finora. Anche i popoli europei, però, devono risvegliarsi e ritrovare le loro radici.







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