2010-10-01 14:23:28

Unione Europea: documento delle Chiese cristiane per la lotta alla povertà


Negli ultimi dieci anni, in Europa, il numero delle persone a rischio povertà (che vivono cioè con il 60% di uno stipendio medio) è passata da 80 a 84 milioni di persone. In termini percentuali dal 16% al 17% della popolazione europea. Questo dato allarmante si inserisce in un trend di forte crescita della forbice tra ricchi e poveri” che si registra in tutte le società europee, il tutto mentre “i livelli della spesa sociale sono stati ridotti se non addirittura tagliati”. È questa la realtà della povertà in Europa messa a fuoco dal documento “Non negare la giustizia ai nostri poveri”, presentato ieri al Parlamento Europeo a Bruxelles da Caritas Europa, la Commissione Chiesa e società della Conferenza delle chiese europee (Kek), il Segretariato della Commissione degli episcopati della Comunità Europea (Comece) e Eurodiaconia. Nel documento, citato dall'agenzia Sir, le Chiese fanno notare come “l'impatto sociale della crisi economica e finanziaria ha trascinato un gran numero di persone nella povertà, e la situazione per le persone più vulnerabili è peggiorata”. “Milioni di persone – si legge nel Rapporto - hanno perso il lavoro, o hanno dovuto accettare una riduzione del loro stipendio, o occupare posti di lavoro precari”. “Il sovra-indebitamento delle persone e delle famiglie sta diventando un problema diffuso in molti Paesi. La disoccupazione tra i giovani è aumentata drammaticamente e minaccia il futuro di un’intera generazione”. Gli anziani, le famiglie, le donne e i bambini: sono loro i “volti” dei poveri oggi in Europa. Gli anziani sono generalmente le persone più esposte alla povertà a causa dei contributi pensionistici sempre più bassi. Il loro tasso di povertà raggiunge il 25% in alcune nazioni. Nella maggior parte dei Paesi dell'UE, le famiglie con bambini sono a maggior rischio di povertà rispetto alla popolazione generale. E lo sono anche i bambini che vivono in famiglie senza lavoro o con un solo genitore o in una famiglia numerosa. La povertà limita le loro opportunità di vita fin dalla prima infanzia. I fattori invece che rendono le donne più povere rispetto agli uomini sono complessi. Intanto – si legge nel Rapporto - occupazione, lavoro e retribuzione non sono ancora equamente distribuiti in tutti gli Stati membri. In molti casi poi è difficile conciliare le responsabilità familiari con il lavoro. Se poi si verifica una separazione familiare, sono le donne a correre il rischio più elevato di povertà. Il documento si conclude con una serie di 14 raccomandazioni politiche alle istituzioni Ue e agli Stati membri per “combattere la povertà e l’esclusione sociale” nel quadro del Trattato di Lisbona. Il documento chiede anzitutto l’implementazione della nuova clausola sociale nel Trattato dell’Unione europea, e rammenta che “per attuare i principi e i diritti sociali” riconosciuti dall’Ue, quest’ultima deve “garantire ad ogni essere umano le condizioni necessarie ad una vita dignitosa”. Alla Commissione europea le Chiese chiedono poi di inserire al riguardo “uno specifico capitolo nella sua strategia politica annuale”, nonché di istituire un gruppo di esperti per “verificare annualmente l’implementazione della clausola sociale”. Il documento chiede inoltre misure di sostegno alle famiglie a rischio povertà, ma anche l’impegno delle istituzioni Ue per “società più family-friendly”, ad esempio garantendo sussidi per ogni figlio e promuovendo la riduzione dell’Iva sui prodotti per l’infanzia. Le Chiese chiedono all’Ue anche di proteggere la domenica come “giorno collettivo di riposo settimanale”. (M.G.)







All the contents on this site are copyrighted ©.