La Chiesa festeggia Teresa di Lisieux, la Santa della "piccola via" e Patrona delle
missioni
Una Santa che ha percorso una strada “alla portata di tutti”, quella “della fiducia
totale in Dio, che è Amore e mai ci abbandona”. E’ questo uno dei molti pensieri rivolti
da Benedetto XVI a Teresa di Lisieux, la mistica francese morta il 30 settembre 1897,
e festeggiata liturgicamente ogni primo di ottobre. Un ritratto della Santa e delle
principali affermazioni dedicatele dal Papa in questo servizio di Alessandro De
Carolis:
Una delle
grandi strade della santità nella Chiesa passa per la “piccola via” disegnata da Santa
Teresa di Lisieux. La storia della sua splendida anima è la storia di chi ha saputo
costruire il paradiso in poche dozzine di metri quadrati, quelli del monastero del
Carmelo dove è entrata prima dei 18 anni, dopo averne chiesto direttamente il permesso
a Leone XIII, durante un’udienza nel 1887, lasciando a bocca aperta i presenti. “Nel
cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore”, scrive, e le parole di quella religiosa
ragazzina sono tutt’altro che una pia dichiarazione d’intenti. Anche perché il monastero
di Lisieux non accoglie con benevolenza la “piccola principessa di Dio”. Incomprensioni,
striscianti angherie che la colpiscono tra le ombre del chiostro: Teresina osserva,
sopporta e ama. “Lo spirito che lei cercava, proprio non c’è, ma, invece di piangerne
l’assenza – scrive Domenico Agasso, un suo biografo – Teresa lo fa nascere dentro
di sé. E in sé compie la riforma del monastero. Trasforma in stimoli di santificazione
maltrattamenti, mediocrità, storture, restituendo gioia in cambio delle offese”. La
“piccola via” mostra il cristianesimo per quello che è quando non è vissuto con mediocrità:
un’esperienza per uomini e donne dalla schiena dritta. Osservava esattamente un anno
fa, Benedetto XVI:
“La sua testimonianza mostra che solo la Parola
di Dio, accolta e compresa nelle sue concrete esigenze, diventa sorgente di vita rinnovata.
Alla nostra società, spesso permeata di un cultura razionalistica e di un diffuso
materialismo pratico, la piccola Teresa di Lisieux indica, come risposta ai grandi
interrogativi dell’esistenza, la ‘piccola via’, che invece guarda all’essenziale delle
cose. E’ il sentiero dell’amore, capace di avvolgere e dare senso e valore ad ogni
umana vicenda”. (Saluto alla comunità di Castel Gandolfo, 1 ottobre 2009)
Suor
Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo: questo è il nome che Teresina prende in
monastero. Le bastano 24 anni e un cuore capace di farvi entrare Dio con la semplicità
dei Santi per lasciare un marchio di fuoco, che dalla celletta di Lisieux la farà
diventare Patrona delle missioni nel mondo. Nella giovane mistica, affermava il Papa
qualche anno fa davanti all’icona del Volto Santo di Manoppello, si riflettono quelle
“mani innocenti” e quel “cuore puro” che hanno i veri amici di Cristo:
“Mani
innocenti, cioè esistenze illuminate dalla verità dell’amore che vince l’indifferenza,
il dubbio, la menzogna e l’egoismo; ed inoltre sono necessari cuori puri, cuori rapiti
dalla bellezza divina, come dice la piccola Teresa di Lisieux nella sua preghiera
al Volto Santo, cuori che portano impresso il volto di Cristo”. (Discorso al Santuario
del Volto Santo di Manoppello, 1 settembre 2006)
Quella di Teresa
di Lisieux non è la sola storia di un’anima santa, ma anche quella di una ragazza
che lo è diventata perché figlia di genitori che lo sono altrettanto. Alla fine dell’udienza
generale del 14 gennaio 2009, Benedetto XVI si avvicina a un bambino di 7 anni, Pietro
Schilirò. Nato in condizioni disperate all’Ospedale S. Gerardo dei Tintori di Monza
il 25 maggio 2002, la sera del 3 giugno il padre e madre decidono di farlo battezzare
e contemporaneamente iniziano una novena invocando l’intercessione di Luigi e Zelia
Martin, genitori di Teresa di Lisieux. Nel giro di 20 giorni, si passa dalla prognosi
infausta a un miglioramento che i medici definiscono “sorprendente”. E quel bambino
che il Papa saluta in Aula Paolo VI a metà gennaio 2009 è la prova vivente del miracolo
ottenuto dai coniugi Martin, che la Chiesa ha beatificato pochi mesi prima, il 19
ottobre 2008. Quello stesso giorno, all’Angelus pronunciato dal Santuario della Vergine
del Rosario di Pompei, Benedetto XVI osservava:
“Pensando alla Beatificazione
dei coniugi Martin, mi è caro richiamare un’altra intenzione, che mi sta tanto a cuore:
la famiglia, il cui ruolo è fondamentale nell’educazione dei figli ad uno spirito
universale, aperto e responsabile verso il mondo e i suoi problemi, come pure nella
formazione delle vocazioni alla vita missionaria”. (Angelus, 19 ottobre 2009)