Dopo la fiducia di Camera e Senato, Berlusconi a colloquio con Napolitano
Archiviata la doppia fiducia di Camera e Senato sul patto programmatico proposto dal
premier, Silvio Berlusconi, il governo prova ora ad aprire una stagione riformatrice,
secondo le parole del presidente del Consiglio, che questa mattina è salito al Quirinale
per un colloquio con il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Ma il futuro della legislatura
resta condizionato dal rapporto con i finiani di Futuro e libertà, ormai decisivi
a Montecitorio. Il servizio di Giampiero Guadagni.
Il governo
va avanti, ma l’incertezza rimane. È questa la sintesi che si può trarre da quanto
accaduto nelle ultime 48 ore in parlamento con il dibattito e la fiducia sui cinque
punti del nuovo patto di programma. Dopo il voto della Camera, che ha certificato
il peso dei finiani, ieri in Senato Berlusconi per la prima volta ha sostanzialmente
riconosciuto Futuro e libertà come la terza gamba del centrodestra, dicendosi convinto
che questo gruppo saprà essere come sempre costruttivo e leale con il governo. E dai
finiani è arrivata una conferma in questo senso. Alla fine, il premier ha potuto dire
che la maggioranza ora è numericamente anche più forte di prima e in grado di concludere
la legislatura con rinnovato slancio riformista. Una lettura contestata dall’opposizione,
che parla di ciclo politico ormai finito. E l’Udc ha seccamente respinto l’appello
del premier a condividere una strada comune. Un "no" atteso ma che ha comunque deluso
Berlusconi il quale, concludendo il suo intervento a Palazzo Madama, ha sottolineato:
"A volte lascerei ad altri il sacrificio del governo". Una frase e un tono dai quali
è sembrata trasparire una certa preoccupazione per la tenuta della maggioranza, con
la Lega insofferente rispetto alle tensioni degli ultimi tempi e che preme per elezioni
anticipate, e con Futuro e libertà che sta per costituirsi in partito e d’ora in poi
intende contrattare ogni provvedimento. A partire da quelli che riguardano il sempre
spinoso tema della giustizia: il prossimo 14 dicembre, la Consulta si esprimerà sulla
costituzionalità del legittimo impedimento. Il Pdl intende allora accelerare sul lodo
Alfano costituzionale, che nell’ultima versione prevede lo scudo giudiziario solo
per capo dello Stato e Presidente del Consiglio. Ma il contrasto vero, in materia,
è destinato a riemergere sul processo breve, avversato dai finiani. Mentre torna in
primo piano l’ipotesi di una nuova legge elettorale, sollecitata in particolare dall’Udc
di Casini. E su questo tema potrebbe nascere un asse tra la stessa Udc e Futuro e
libertà, asse che qualche osservatore considera la prova generale del terzo polo.