2010-09-30 15:06:52

Rapporto mondiale sulla Dottrina sociale della Chiesa. Mons. Crepaldi: è segno di contraddizione


Presentato in questi giorni a Trieste il secondo Rapporto mondiale sulla Dottrina Sociale della Chiesa, redatto dall’Osservatorio internazionale Van Thuan e pubblicato dall’Editore Cantagalli. Un’occasione significativa per mettere l’accento sull’attualità del Magistero ecclesiale, in particolare dopo la pubblicazione della “Caritas in Veritate”. D’altro canto, l’arcivescovo di Trieste e già segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, mons. Giampaolo Crepaldi, ha definito la Dottrina sociale della Chiesa “segno di contraddizione” dentro e fuori la Chiesa. Un aspetto, questo, sul quale si sofferma nell’intervista di Alessandro Gisotti: RealAudioMP3

R. – Segno di contraddizione, in che senso? Nel senso che se la Dottrina sociale della Chiesa la consideriamo solo come un’etica, normalmente viene accettata, sia ad extra sia ad intra della Chiesa. Se invece la Dottrina sociale della Chiesa, per come è proposta dal Magistero, viene presentata come riferita alla tradizione apostolica, allora lì cominciano le resistenze. Perché? Perché sostanzialmente c’è oggi, ed il rapporto è ben documentato su questo, una specie di rifiuto della fede cristiana, che arriva in certe aree del mondo anche ad una persecuzione diretta.

D. – Si potrebbe dire, citando anche la “Deus caritas est”, che l’amore, dunque la Dottrina sociale della Chiesa, non è mera filantropia?


R. – Non è mera filantropia, perché se fosse mera filantropia, cadremmo nella prospettiva di ridurre la Dottrina sociale della Chiesa ad una sapienza sostanzialmente mondana. Invece, la prospettiva che viene delineata, mutuata evidentemente dal Magistero sociale della Chiesa, soprattutto degli ultimi due Pontefici, è una prospettiva molto più ampia e molto diversa.

D. – La Dottrina sociale della Chiesa guarda alla persona nella sua integralità, non a compartimenti. Forse è qui anche la sfida, guardando ai tempi in cui viviamo...

R. – Questo è uno degli aspetti caratterizzanti della Dottrina sociale della Chiesa: il principio personalistico. Lo aveva ben messo in luce Paolo VI con la Populorum Progressio. Quindi, non una visione della persona decurtata, ridotta solo ai suoi aspetti terreni, ma una persona che è anche aperta alla trascendenza. E qui cominciano i problemi, perché questa visione che è tipica della fede cattolica, va certamente a cozzare con altre antropologie, che hanno una visione molto più limitata, ristretta, della persona umana. Lo vediamo soprattutto nel campo delle biotecnologie.

D. – Ci avviciniamo ad un appuntamento importante, le Settimane Sociali a Reggio Calabria. Quali sono le sue aspettative?

R. – A me sembra che questo Paese abbia veramente bisogno di voltare pagina e di avere di fronte a sé una prospettiva di speranza e, dall’altra, uno sforzo nella direzione di elaborare un’agenda realistica per questo Paese, che possa ritrovare unità, che possa ritrovare il senso di una voglia di andare avanti, condivisa. Purtroppo, a me sembra che questo manchi. E poi il Paese ha anche bisogno di maggiore solidarietà.







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