Rapporto mondiale sulla Dottrina sociale della Chiesa. Mons. Crepaldi: è segno
di contraddizione
Presentato in questi giorni a Trieste il secondo Rapporto mondiale sulla Dottrina
Sociale della Chiesa, redatto dall’Osservatorio internazionale Van Thuan e pubblicato
dall’Editore Cantagalli. Un’occasione significativa per mettere l’accento sull’attualità
del Magistero ecclesiale, in particolare dopo la pubblicazione della “Caritas in Veritate”.
D’altro canto, l’arcivescovo di Trieste e già segretario del Pontificio Consiglio
Giustizia e Pace, mons. Giampaolo Crepaldi,ha definito la Dottrina
sociale della Chiesa “segno di contraddizione” dentro e fuori la Chiesa. Un aspetto,
questo, sul quale si sofferma nell’intervista di Alessandro Gisotti:
R. – Segno
di contraddizione, in che senso? Nel senso che se la Dottrina sociale della Chiesa
la consideriamo solo come un’etica, normalmente viene accettata, sia ad extra sia
ad intra della Chiesa. Se invece la Dottrina sociale della Chiesa, per come è proposta
dal Magistero, viene presentata come riferita alla tradizione apostolica, allora lì
cominciano le resistenze. Perché? Perché sostanzialmente c’è oggi, ed il rapporto
è ben documentato su questo, una specie di rifiuto della fede cristiana, che arriva
in certe aree del mondo anche ad una persecuzione diretta.
D. – Si potrebbe
dire, citando anche la “Deus caritas est”, che l’amore, dunque la Dottrina sociale
della Chiesa, non è mera filantropia?
R. – Non è mera filantropia,
perché se fosse mera filantropia, cadremmo nella prospettiva di ridurre la Dottrina
sociale della Chiesa ad una sapienza sostanzialmente mondana. Invece, la prospettiva
che viene delineata, mutuata evidentemente dal Magistero sociale della Chiesa, soprattutto
degli ultimi due Pontefici, è una prospettiva molto più ampia e molto diversa.
D.
– La Dottrina sociale della Chiesa guarda alla persona nella sua integralità, non
a compartimenti. Forse è qui anche la sfida, guardando ai tempi in cui viviamo...
R.
– Questo è uno degli aspetti caratterizzanti della Dottrina sociale della Chiesa:
il principio personalistico. Lo aveva ben messo in luce Paolo VI con la Populorum
Progressio. Quindi, non una visione della persona decurtata, ridotta solo ai suoi
aspetti terreni, ma una persona che è anche aperta alla trascendenza. E qui cominciano
i problemi, perché questa visione che è tipica della fede cattolica, va certamente
a cozzare con altre antropologie, che hanno una visione molto più limitata, ristretta,
della persona umana. Lo vediamo soprattutto nel campo delle biotecnologie.
D.
– Ci avviciniamo ad un appuntamento importante, le Settimane Sociali a Reggio Calabria.
Quali sono le sue aspettative?
R. – A me sembra che questo Paese abbia
veramente bisogno di voltare pagina e di avere di fronte a sé una prospettiva di speranza
e, dall’altra, uno sforzo nella direzione di elaborare un’agenda realistica per questo
Paese, che possa ritrovare unità, che possa ritrovare il senso di una voglia di andare
avanti, condivisa. Purtroppo, a me sembra che questo manchi. E poi il Paese ha anche
bisogno di maggiore solidarietà.