2010-09-30 14:55:11

L'Ue chiede rigore ai governi contro la crisi. Moody's declassa il rating della Spagna


L'Unione Europea è messa a dura prova dagli scioperi che stanno paralizzando diversi Paesi comunitari. Ieri le manifestazioni hanno di fatto bloccato Spagna e Grecia. E all’indomani del primo sciopero generale dell’era Zapatero, l'agenzia internazionale di valutazione del credito, Moody's, ha tagliato il rating della Spagna per la debolezza delle prospettive economiche del Paese. Intanto il governo di Atene - dopo oltre 2 settimane di proteste dei camionisti - si prepara a far applicare un nuovo articolo di legge che prevede dure pene detentive per chi persiste in una protesta definita ''illegale''. Ieri a Bruxelles, anche i sindacati europei sono scesi in piazza contro le politiche di austerity promosse dall'Ue per stabilizzare i mercati finanziari. Questo, mentre il presidente della Commissione Ue Barroso presentava il nuovo piano per il rafforzamento delle sanzioni per i Paesi che non correggono gli squilibri nei conti pubblici. Secondo Barroso tali provvedimenti sono “nell'interesse dei lavoratori e dei segmenti più deboli della società”. Ce ne parla l’economista Giacomo Vaciago, docente di Politica Economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. - Fare troppi debiti, abbiamo visto negli anni scorsi, prima o poi produce crisi, disoccupazione, frenate e guai ancora maggiori. In altre parole, nel documento di ieri della Commissione c’è un approccio di lungo periodo, che invita i 27 Paesi - e in particolare i 16 della zona euro - a guardare lontano e a tenere in equilibrio le loro finanze pubbliche. Il problema è quello di un piano di rientro: l’approccio suggerito da Bruxelles è in 20 anni; il che mi sembra risponda a chi teme che tutti insieme debbano domani fare grandi tagli, perché allora veramente rischieremmo di aggravare la situazione attuale. Questi documenti verranno discussi, con comodo, nei prossimi mesi a Bruxelles con i governi; alla fine nascerà una strategia di graduale rientro verso una situazione di equilibrio, che dice che negli anni normali lo Stato, il governo federale, non deve fare debito.

D. - Nel frattempo la Spagna e la Grecia hanno scioperato; proteste ci sono state anche a Bruxelles contro le misure di austerità imposte agli Stati europei dalla nuova politica economica. Quale messaggio danno allora i lavoratori europei all’Unione Europea?

R. – Attenzione a chi si fanno pagare i conti. Non possiamo, infatti, continuare ad avere una situazione in cui i vertici delle banche guadagnano miliardi e quando poi c’è la crisi si cacciano i lavoratori. La cosa grave della crisi è che qualcuno è più povero e qualcuno è più ricco ed ha tratto beneficio dalla bolla che è durata per qualche anno. Riguardo a ciò, guardandolo con gli occhi dell’equità, dobbiamo sapere che il messaggio va rovesciato: chi ha avuto troppo, deve pagare; e non chi ha avuto poco deve ora perdere anche quel poco che ha. Anche questo va fatto capire ai nostri governi. Un’attenzione ai valori dell’equità deve tornare fortissima proprio nel momento in cui si deve rientrare dalla “sbornia” degli anni scorsi.

D. - E’ possibile tornare a tali valori di equità?

R. - Spero che anche per questo ci siano state le proteste nei Paesi europei. L’illusione che stampando moneta si fosse tutti più ricchi è finita, spero; l’illusione che, spendendo soldi pubblici e debito pubblico, nessuno pagasse mai i conti, spero che sia finita anche questa. Adesso torniamo a ragionare in termini reali, perché senza crescita, non c’è benessere maggiore negli anni e quindi la priorità deve essere lo sviluppo. Le cose da fare per lo sviluppo le sappiamo: stimolare il merito, l’innovazione, l’accumulazione di capitale. Quindi l’attenzione alla crescita e l’attenzione all’equità nella distribuzione del prodotto sono i due valori che ci siamo un po’ dimenticati negli anni passati.







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