La preghiera del Papa nel mese di ottobre dedicata alle Università cattoliche: sperimentino
"l'armonica unità" tra fede e ragione
“Le Università Cattoliche diventino sempre più luoghi dove, grazie alla luce del Vangelo,
sia possibile sperimentare l'armonica unità esistente tra fede e ragione”. Recita
così l’intenzione del mese di ottobre 2010, affidata dal Papa all’Apostolato della
preghiera. L’auspicio espresso dalla preghiera sintetizza uno dei temi più tipici
e profondamente sentiti del magistero di Benedetto XVI, e al centro di molti suoi
discorsi. Alessandro De Carolis ne ricorda alcuni in questo servizio:
Una delle
scene più rivelatrici di quanto a Benedetto XVI stia a cuore il ruolo dell’Università
cattolica, in un’epoca che vive come se Dio non esistesse, è quella che le telecamere
inquadrano il 21 ottobre 2006. Il Papa, appena giunto in visita all’Università Lateranense,
scende dalla macchina e senza aspettare che il protocollo gli consegni una cornice
più formale improvvisa nel piazzale un saluto nel quale è racchiuso tutto il suo pensiero
su quella che chiama “la mia Università”, ma anche su tutte le altre che svolgono
un servizio analogo:
“Studiando le parole per trovare la Parola,
siamo a servizio del Signore, a servizio dell’agire per il mondo, poiché il mondo
ha bisogno della Verità, senza verità non c’è libertà, non siamo completamente nell’idea
originale del Creatore”. (Visita all’Università Lateranense, 21 ottobre 2006)
Il
mondo che ha smarrito in larga parte la consapevolezza di essere stato creato da Dio,
e che dunque ha bisogno di tornare a comprendere questa verità, è il concetto attorno
al quale Benedetto XVI ha strutturato in questi anni gli interventi dedicati al lavoro
degli atenei cattolici:
“Porre al centro il tema della verità non
è un atto meramente speculativo, ristretto a una piccola cerchia di pensatori; al
contrario, è una questione vitale per dare profonda identità alla vita personale e
suscitare la responsabilità nelle relazioni sociali. Di fatto, se si lascia cadere
la domanda sulla verità e la concreta possibilità per ogni persona di poterla raggiungere,
la vita finisce per essere ridotta ad un ventaglio di ipotesi, prive di riferimenti
certi”. (Visita all’Università Lateranense, 21 ottobre 2006)
Così,
osserva in un’altra occasione, “la dimensione sociale si disperde in mille frammenti,
mentre quella personale si ripiega su se stessa e tende a chiudersi a costruttive
relazioni con l’altro e il diverso da sé. L’Università, invece, per sua natura vive
proprio del virtuoso equilibrio tra il momento individuale e quello comunitario, tra
la ricerca e la riflessione di ciascuno e la condivisione e il confronto aperti agli
altri, in un orizzonte tendenzialmente universale”. Inoltre, insiste il Pontefice
in quella circostanza, non c’è riforma che non sia collegata anche al rispetto della
libertà: di insegnamento, di ricerca, di affrancamento dai “poteri economici e politici”:
“Questo
non significa isolamento dell’Università dalla società, né autoreferenzialità, né
tanto meno perseguimento di interessi privati approfittando di risorse pubbliche.
Non è di certo questa la libertà cristiana! Veramente libera, secondo il Vangelo e
la tradizione della Chiesa, è quella persona, quella comunità o quella istituzione
che risponde pienamente alla propria natura e al proprio fine, e la vocazione dell’Università
è la formazione scientifica e culturale delle persone per lo sviluppo dell’intera
comunità sociale e civile”. (Udienza all’Università di Parma, 1 dicembre 2008)
L’Università
è insegnamento, e quindi i docenti, ma anche crescita e formazione, e dunque gli studenti.
“Credere nello studio” è la parola d’ordine che Benedetto XVI affida tre anni fa agli
universitari cattolici. Credere nello studio, spiega, “vuol dire riconoscere che lo
studio e la ricerca – specialmente durante gli anni dell’Università – posseggono un’intrinseca
forza di allargamento degli orizzonti dell’intelligenza umana, purché lo studio accademico
conservi un profilo esigente, rigoroso, serio, metodico e progressivo”. Da qui scaturisce
per il Papa la possibilità di dare una…
“… convinta testimonianza
della ‘possibile amicizia’ tra l’intelligenza e la fede, che comporta lo sforzo incessante
di coniugare la maturazione nella fede con la crescita nello studio e l’acquisizione
del sapere scientifico (...) In effetti, perché ritenere che chi ha fede debba rinunciare
alla ricerca libera della verità, e chi cerca liberamente la verità debba rinunciare
alla fede? E’ invece possibile, proprio durante gli studi universitari e grazie ad
essi, realizzare un’autentica maturazione umana, scientifica e spirituale”. (Udienza
agli universitari della FUCI, 9 novembre 2007)
In definitiva, afferma
il Papa...
“... ecco allora la grande sfida delle Università cattoliche:
fare scienza nell'orizzonte di una razionalità vera, diversa da quella oggi ampiamente
dominante, secondo una ragione aperta alla questione della verità e dei grandi valori
iscritti nell’essere stesso. Aperta quindi al trascendente, a Dio”. (Discorso all’Università
Cattolica del Sacro Cuore, 25 novembre 2005)