Il Papa in Sicilia. L'arcivescovo di Caltanissetta: la Chiesa, unico punto di riferimento
per i giovani
La Sicilia attende con gioia la visita del Papa, domenica prossima a Palermo. E' quanto
sottolineato, stamani, in una conferenza stampa per l'evento nel capoluogo siciliano
a cui ha partecipato anche l'arcivescovo di Palermo, mons. Paolo Romeo. Il presule
ha espresso l'auspicio che la visita papale sia un'occasione di stimolo morale e di
fede per la società siciliana. Tra le iniziative in occasione della visita anche un
raduno ecclesiale regionale delle famiglie e dei giovani, in programma a Capaci sul
tema “Lo sguardo del coraggio, per un’educazione alla speranza”. La due giorni di
lavori, al via domani, avrà il suo culmine nell’incontro con il Papa, domenica prossima,
in Piazza Politeama. Un appuntamento importante, che metterà in luce sfide e problemi
dei giovani siciliani. Sulle aspettative dei giovani per la visita del Papa, il nostro
inviato a Palermo, Salvatore Sabatino ha intervistato con mons. Mario Russotto,
vescovo di Caltanissetta e delegato della pastorale per la Famiglia e per i Giovani:
R. - Noi
ci stiamo preparando già da tanto tempo a questo primo convegno delle Chiese di Sicilia
che vede insieme i giovani e le famiglie che porteranno, appunto, le loro riflessioni
anche al Papa. I giovani si aspettano, innanzitutto, la conferma nella fede, nella
loro domanda di ricerca, di significato della vita. Chiedono di non sentirsi più soli
dinanzi alle sfide della vita e, quindi, i giovani vogliono ritrovare anche la fiducia
nella Chiesa e penso che questo convegno e questa visita del Santo Padre in Sicilia
sia un attestato di vicinanza di prossimità ma anche una linea guida perché i giovani
non perdano la fiducia nella vita e ritrovino il coraggio della speranza come dice
lo slogan del nostro convegno.
D. - Mons. Russotto, lei più volte ha
sostenuto che i giovani in generale ma in particolare quelli siciliani corrono il
rischio di accontentarsi e di accantonare le proprie aspirazioni. Cosa fare per evitare
questo pericolo?
R. - Bisogna intanto alimentare in loro il desiderio
di futuro. Poi, bisogna anche educare i nostri giovani a sapere inventare lavoro,
a non accontentarsi di fare i portaborse di questo o di quel politico, a non cercare
il posto di lavoro dietro una scrivania. Devono smarcarsi da ogni tipo di compromesso
assistenzialista e clientelare. Devono riuscire loro a edificare una civiltà dell’amore,
una nuova società libera, una società fondata sulla fede, una società fondata sulla
solidarietà.
D. - Su una cosa non ci sono dubbi, i giovani sono il futuro
del mondo. Non crede che la Sicilia abbia, purtroppo, puntato troppo poco sul proprio
futuro?
R. - Sì, io penso di sì. Abbiamo soltanto, tante volte, rappezzato
il presente. I giovani di Sicilia hanno davvero tanta voglia di scommettersi su un
futuro possibile e questo convegno lo testimonia e la vicinanza del Santo Padre conferma
questa loro ricerca e questo loro desiderio.
D. - Le difficoltà da affrontare
anche lei per i giovani siciliani sono davvero tante. Cosa rappresenta per loro la
Chiesa oggi?
R. - Intanto, è l’unica ancora di salvezza per i nostri
giovani ed è l’unica vera realtà che si occupa dei giovani perché tanti sfruttano
i giovani. Anche la nostra società consumistica, anche le istituzioni spesso parlano
dei giovani senza mai parlare con i giovani, senza mai lasciar parlare i giovani.
D.
- I giovani in questo incontro con il Papa racconteranno anche le loro storie, le
loro difficoltà ma secondo lei che cosa lascerà come eredità questa visita?
R.
- Penso che il fatto che il Successore di Pietro venga nella nostra isola bella, seppur
drammatica, sia un fatto straordinario, sia davvero un annullare completamente le
distanze fra il vertice e la base e questo i giovani lo percepiscono. Dall’altra parte,
quello che resterà nel loro cuore è l’attenzione del Vicario di Cristo nei confronti
dei giovani: sanno di non essere soli.