"Tv buona dottoressa?" nel libro di Roberta Gisotti e Mariavittoria Savini la storia
di medicina nella televisione italiana
Verificare e migliorare il ruolo della Tv italiana a servizio di una corretta informazione
medica, rafforzare attraverso di essa la prevenzione, il trattamento e la cura di
patologie, ma anche individuare tutti quegli elementi che inquinano la comunicazione
medica, dire 'no' a mercificazioni o spettacolarizzazioni del prodotto salute-benessere.
Sono questi gli obiettivi al centro del libro “Tv buona dottoressa? La medicina nella
televisione italiana dal 1954 a oggi”, scritto dalla nostra collega Roberta Gisotti
e da Mariavittoria Savini, edito da Rai-Eri. Il volume è stato presentato ieri a Roma,
presenti il ministro della Sanità, Fazio, il presidente dell'Ordine dei Medici, Bianco
e il presidente della Federazione nazionale della stampa, Natale. Il servizio di Cecilia
Seppia:
La Tv informa,
intrattiene, educa, la Tv di certo non cura ma dal suo connubio con la scienza medica
spesso ha saputo anche fare prevenzione, diffondere pratiche di buona salute, aiutare
i telespettatori nel trattamento di alcune patologie. E’ il 26 gennaio del 1954 quando
sul piccolo schermo va in onda la prima puntata del programma “Conversazioni scientifiche”.
Nell’anno successivo arriva “A tavola non si invecchia” che propone al pubblico per
la prima volta stili di vita e consumi salutari. Da allora fino ad oggi, grazie alla
Televisione la medicina è entrata nelle case della gente, mescolandosi con i generi
più vari dallo sport allo spettacolo, dalla fiction alla pubblicità e spesso ha anche
dato vita ad 'ibridi' non sempre buoni e giusti. Ma quando la scatola magica riesce
davvero a calarsi nei panni di una buona dottoressa? Luciano Onder,
medico-giornalista, da anni al timone della rubrica di Rai 2 “Medicina 33”.
“L’informazione
biomedica non è soltanto una specializzazione del giornalismo, è qualcosa in più perché
ha un aspetto etico importante. Da quell’informazione dipendono poi i comportamenti,
lo stile di vita, la diagnosi precoce, la prevenzione che quel cittadino farà. E’
per questo che l’informazione nel settore medico deve essere attenta documentata,
rigorosa, fatta bene, in sostanza comprensibile da parte del cittadino ma seria, attenta,
a ciò che si dice. Deve essere un servizio utile”.
Da qui la necessità
di individuare elementi che inquinano la comunicazione scientifica o che siano in
contrasto con la deontologia medica o giornalistica, ma anche segnalare mercificazione
o spettacolarizzazione del prodotto salute-benessere. Due i rischi in agguato per
il giornalista che fa informazione medico-scientifica. Roberta Gisotti,
autrice del libro.
“Bisogna evitare il sensazionalismo e bisogna evitare
la ricerca esasperata dell’audience. Se ricercare lo scoop è deprecabile in ogni tipo
di informazione, è assolutamente inaccettabile quando parliamo di informazione medica,
quindi quando andiamo a toccare una sfera primaria della persona umana. Il giornalista
che fa questo tipo di informazione deve avere una preparazione di base e deve essere
più solerte nel controllo delle notizie riguardo le materie di cui si occupa e non
deve cadere nel tranello di dare l’impressione al pubblico che ogni malattia si possa
curare. Non deve creare malati immaginari e deve avere sempre una posizione di equilibrio
rispetto ai contenuti che offre al pubblico”.
Uno degli ambiti dove
il binomio medicina-informazione riesce a dare i suoi frutti migliori resta quello
della prevenzione, Mariavittoria Savini, coautrice del libro.
“Da
questo punto di vista è preziosissima l’informazione medico-scientifica perché aiuta
proprio la collettività a tutelare la propria salute. Quindi, ognuno di noi è un soggetto
attivo della terapia e se è bene informato - come ha sottolineato appunto il professor
Veronesi nella prefazione che ha fatto al nostro libro - può aderire meglio al progetto
terapeutico”.
Accanto al dovere di cronaca, il giornalista può dunque
svolgere un servizio utile per il cittadino riuscendo a coniugare sapientemente il
contenuto emozionale a quello prettamente scientifico. Sentiamo il ministro della
Salute, Ferruccio Fazio:
“Io credo sia utile che
i cittadini si informino e abbiano delle idee molto precise su quello che è la cura
e la prevenzione. L’importante è che però poi sappiano fermarsi e non si sostituiscano
al medico”.