L'aiuto della Chiesa ai cristiani iracheni rifugiati in Siria
Dopo un viaggio lungo e difficile sono tanti i cristiani iracheni che arrivano nella
capitale siriana, Damasco e nella città di Aleppo, bisognosi di aiuto. Per far fronte
a questa emergenza, il vescovo Antoine Audo di Aleppo si è incaricato di coordinare
una vasta opera di aiuto rivolta a tutti coloro che sono fuggiti dopo l'abbattimento
del regime di Saddam Hussein nel 2003. Il presule – fa sapere l’agenzia Zenit - si
è rivolto all'associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre
(ACS), che ha fornito il suo consistente supporto. Seguendo l'appello di Papa Benedetto
XVI, che ha avvertito che “le Chiese in Medio Oriente sono minacciate nella loro stessa
esistenza”, Aiuto alla Chiesa che Soffre si sta mobilitando per aiutare queste realtà,
occupandosi in particolare dei rifugiati iracheni, in Siria, Turchia e Giordania.
Ad Aleppo questi ricevono i primi soccorsi ed eventualmente vengono sottoposti a interventi
chirurgici. Le operazioni di soccorso - coordinate dalle parrocchie cattoliche caldee
della città – includono anche la distribuzione mensile di beni di prima necessità.
Il presule ha aperto ad Aleppo anche una scuola per i bambini rifugiati. “Quando i
cristiani iracheni arrivano in Siria, c'è solo la Chiesa che li aiuta”, ha sottolineato
il vescovo. La Siria è il Paese confinante più scelto dagli emigrati iracheni ma le
autorità di Damasco concedono raramente visti permanenti, quindi entro un anno dall'arrivo
la maggior parte dei rifugiati riceve visti per recarsi ad esempio negli Stati Uniti,
in Canada o in Australia. Secondo il vescovo la situazione dei cristiani resta difficile
soprattutto a Mosul, nel nord dell’Iraq: “A Baghdad varia molto. La vita può essere
piuttosto normale e poi all'improvviso possono esserci attacchi alle chiese e atti
di persecuzione contro le persone”. (L.G.)