Il Papa all'udienza generale: pregare e partecipare alla Messa per essere in amicizia
con Cristo. Appelli per le crisi in Nigeria e Haiti
Intensificare l’amicizia con Cristo attraverso la preghiera e la partecipazione “attenta,
fedele e attiva” alla Santa Messa. E’ l’invito che Benedetto XVI ha rinnovato questa
mattina all’udienza generale in Piazza San Pietro, durante la quale ha descritto alle
circa 30 mila persone presenti la storia spirituale di Santa Matilde di Hackeborn,
mistica tedesca del 13.mo secolo. Al termine, il Papa ha levato un appello per la
crisi umanitaria in Nigeria, con due milioni di sfollati a causa delle inondazioni,
e una nuova preghiera per la situazione di Haiti, a oltre nove mesi di distanza dal
gravissimo terremoto che provocò più di 220 mila morti. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
Una storia
di sorelle e consorelle, entrambe figlie del barone di Hackeborn – un nobile e potente
della Turingia, nella Germania centrale – ed entrambe “gloria del monachesimo germanico”
all’interno del monastero di Helfta, nel quale entrano a distanza di dieci anni l’una
dall’altra. Gertrude di Hackeborn, la maggiore – ha raccontato Benedetto XVI – trasforma
il monastero portandolo in veste di badessa a essere uno straordinario “centro di
mistica e di cultura, scuola di formazione scientifica e teologica”. E’ in questo
ambiente che verso la fine del 1250 entra la sorella minore Matilde, inizialmente
per rendere visita alla sorella badessa ma poi, affascinata da ciò che vede, desiderosa
di farsi anch’ella monaca. Ed è in questo ambiente, ha notato il Papa, che cominciano
a spiccare le “elevate qualità naturali e spirituali” della futura Santa:
“Illuminata
dal dono divino della contemplazione mistica, Matilde compone numerose
preghiere. È maestra di fedele dottrina e di grande umiltà, consigliera,
consolatrice, guida nel discernimento (…) Le suore si riunivano intorno a lei per
sentire la parola di Dio, come presso un predicatore (...) Molte persone, non solo
nel Monastero, ma anche estranei, religiosi e secolari, venuti da lontano, attestavano
che questa santa vergine li aveva liberati dalle loro pene e che non avevano mai provato
tanta consolazione come presso di lei”.
La storia della mistica
medievale è giunta fino a noi grazie a una consorella di Matilde, anch’essa di nome
Gertrude, che raccolse via via le confidenze e le rivelazioni comunicatele dalla Santa.
Da quelle pagine, ha detto il Pontefice, si viene a sapere di Matilde che…
“…
la preghiera e la contemplazione sono l’humus vitale della sua esistenza: le rivelazioni,
i suoi insegnamenti, il suo servizio al prossimo, il suo cammino nella fede e nell’amore
hanno qui la loro radice e il loro contesto (...) E’ impressionante la capacità che
questa Santa ha di vivere la Liturgia nelle sue varie componenti, anche quelle più
semplici, portandola nella vita quotidiana monastica”.
Afflitta
negli ultimi anni della sua vita (morirà a 58 anni) da numerose sofferenze fisiche,
Matilde attraversa in quel periodo una “grave crisi spirituale”, ma non cessano le
sue visioni, che la mistica poi descrive – ha spiegato Benedetto XVI – con parole
intrise del linguaggio della Bibbia, “suo pane quotidiano”, che rivelano una “predilezione”
per il Vangelo:
“Lasciandosi guidare dalla Sacra Scrittura e nutrire
dal Pane eucaristico, Ella ha percorso un cammino di intima unione con il Signore,
sempre nella piena fedeltà alla Chiesa. E’ questo anche per noi un forte invito ad
intensificare la nostra amicizia con il Signore, soprattutto attraverso la preghiera
quotidiana e la partecipazione attenta, fedele e attiva alla Santa Messa. La Liturgia
è una grande scuola di spiritualità”.
Intenso il dopo-catechesi,
che ha visto il Papa aprire il cuore su due delle tragedie umanitarie che più hanno
colpito la sensibilità della comunità internazionale nel corso del 2010. La più recente,
menzionata dal Pontefice in lingua inglese, è stata quella della Nigeria dove, ha
detto:
“Some two million people have been forced… Circa
due milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case a causa di
gravi inondazioni. A tutti coloro che sono stati colpiti esprimo la
mia vicinanza spirituale e li assicuro della mia preghiera”.
E un’altra
invocazione, in lingua francese, Benedetto XVI l’aveva innalzata poco prima indirizzando
un saluto a un piccolo gruppo di haitiani presenti in Piazza San Pietro, affermando
di continuare sempre a pregare per loro e a chiedere a Dio di “sollevarli dalle loro
miserie”, conseguenza del catastrofico sisma di inizio anno. Infine, dopo aver ricordato
l’anniversario di ieri della morte di Giovanni Paolo I e aver invitato i fedeli della
Repubblica Ceca a rimanere “sempre fedeli” all'eredità spirituale di San Venceslao,
festeggiato ieri e definito un “gigante della storia della vostra Patria”, il Papa
ha concluso affidando i giovani, gli ammalati e i nuovi sposi alla protezione degli
Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, dei quali oggi si celebra la festa liturgica.
Essi, ha ripetuto, “ci spingono a pensare alla provvida premura con cui Dio si occupa
di ogni persona umana”.