2010-09-29 14:21:52

Il governo vietnamita, in difficoltà per i casi di Aids, rifiuta l’aiuto delle organizzazioni religiose


In Vietnam, il continuo aumento dei casi di Aids/Hiv mette in difficoltà il governo. A tutt'oggi nel Paese sono oltre 300mila le persone affette dalla malattia e ogni anno si registrano circa 24mila morti. Incapace di risolvere il problema il governo ha di recente chiesto aiuto alle organizzazioni umanitarie straniere, vietando però il coinvolgimento di qualsiasi associazione religiosa. Nonostante le opportunità date dalla continua crescita economica, le autorità vietnamite non hanno sviluppato in questi anni adeguate strutture educative e ospedaliere. Prevenzione della malattia, riconoscimento dei casi e adeguate norme di trattamento dei malati sono di fatto assenti e chi contrae l’Hiv/Aids subisce continue discriminazioni. Secondo uno studio del 2008 sulle attività sociali presenti nel Paese, - riferisce l'agenzia AsiaNews - il governo ha fatto in questi anni dei piccoli passi, sviluppando alcuni progetti di assistenza sociale. Resta però il divieto per le organizzazioni religiose di contribuire con propri programmi di assistenza in modo ufficiale, anche se si contano nel Paese diversi programmi informali svolti dalle parrocchie e da istituti religiosi. Thao, cristiana e operatrice sociale di Ho Chi Minh City, sottolinea che negli ospedali e nelle scuole le persone malate di Aids non ricevono un trattamento adeguato e a causa della cultura materialista esse sono confinate ai margini della società. “Nel Paese – afferma – si parla solo di questa malattia, ma in realtà chi ha contratto l’Hiv/Aids non può lavorare e non può mandare i propri figli a scuola”. La donna aggiunge che questo atteggiamento sta mettendo in pericolo anche la vita di oltre 70mila orfani che hanno contratto la malattia dai genitori. Secondo la Thao, essi rischiano di essere lasciati da soli al proprio destino. “Il governo – continua – ha l’esclusiva su tutti i progetti di assistenza. Le autorità continuano a chiedere soldi, ma non hanno compassione per le vittime. Esse non consentono a nessuna associazione di religiosa di elaborare programmi di aiuto, anche se queste organizzazioni sono famose per la serietà con cui trattano i propri pazienti”. (R.P.)







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