2010-09-28 15:05:09

Sale l'attesa in Cile per la liberazione dei 33 uomini intrappolati nella miniera di San José


Cresce la speranza in Cile, dove è arrivata la prima capsula di metallo che porterà in salvo i 33 minatori intrappolati dal 5 agosto scorso nella miniera di San José, a Copiapó. Si tratta di una gabbia alta circa 4 metri, pesante 460 Kg, con un diametro di 53 centimetri. Una volta preso posto nella capsula, i minatori saranno sollevati fino in superficie, uno ad uno attraverso i pozzi che i soccorritori stanno scavando. Una delle tre perforatrici in azione è già riuscita ad arrivare a quota -300 metri. Il governo, intanto, ha organizzato un piano per gestire la presenza dei media sul posto. Ma qual è lo stato delle operazioni di soccorso? Linda Giannattasio lo ha chiesto a padre Alejandro Castillo Camblor, vicario generale della diocesi di Copiapó:RealAudioMP3

R. – Hay un trabajo incesante...
C’è un lavoro incessante che non si interrompe mai, è impressionante vedere questa immensa perforatrice. Stanno procedendo tutti i quattro piani di salvataggio. Questo è molto importante per le famiglie. Speriamo che nel mese di novembre si arrivi a prendere contatto e si cominci il processo di salvataggio.

D. – Qual è ora il morale dei minatori? Come stanno vivendo questi momenti?

R. – Realmente y asombrosamente...
I minatori sono sorprendentemente contenti, molto ottimisti, forse ancora di più delle loro famiglie. Stanno facendo una dieta particolare grazie all’aiuto di alcuni medici molto attenti, sono contenti anche perché loro stessi parteciperanno alle operazioni di salvataggio, sono molto organizzati in tutto. Prestano attenzione al riposo e ai turni da fare. Ho mandato loro come regalo l’immagine della Vergine Pellegrina del Carmelo. Immagine che ha benedetto il Papa e ci ha inviato in Cile come dono in occasione del bicentenario del nostro Paese. Gliel’ho data in regalo perché la tenessero loro in fondo alla miniera.

D. - E' stato molto forte anche il supporto della Chiesa in questi mesi...

R. - Nos hemos sentido...
Noi ci siamo sentiti molto accompagnati dalla Chiesa del Cile, non solamente dal nostro vescovo, anche la comunità cristiana li sta assistendo in maniera costante. A livello nazionale, è stato con noi il cardinale Errazuriz e lunedì prossimo ci sarà il presidente della Conferenza Episcopale, come segno della presenza dei vescovi cileni, mons. Alejandro Goić, anche per celebrare la Santa Messa nella miniera, il 4 ottobre, giorno di San Francesco.

D. – Lei ha potuto parlare più volte con le famiglie dei minatori. Ha avuto spesso contatti con loro in questi 50 giorni. Come è cambiata la loro vita?

R. – De las 33 familias, hay 6...
Delle 33 famiglie, sei si trattengono stabilmente nell’accampamento Esperanza, fuori la miniera, le altre, che hanno bambini piccoli o hanno problemi di salute, essendo inverno e quindi nel nord la stagione è molto dura - nel deserto la temperatura di notte si abbassa tantissimo - vanno a casa e tornano ogni giorno alla miniera, dove hanno occasione di parlare con le autorità e i loro cari. Le famiglie ci hanno dato un grande insegnamento e una prova di fede, quando all’inizio dei soccorsi le autorità avevano abbassato un po’ la guardia, dicendo che forse i minatori non erano vivi, uno dei figli dei minatori gli ha detto: i nostri padri sono vivi, fino a quando non si dimostri il contrario, sono vivi perché Dio può tutto.







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