Legislative in Venezuela: vince il Partito di Chavez, ma senza la maggioranza di due
terzi
Nuova geografia politica in Venezuela, dopo le elezioni legislative di domenica, che
hanno visto la vittoria del Partido socialista unido di Hugo Chavez, ma senza maggioranza
di due terzi in Parlamento. Risalita per l’opposizione del MUD (Mesa de Unidad Democratica,
che promette una dura battaglia alle presidenziali del 2012. Dall’America Latina,
il servizio è di Francesca Ambrogetti: Per un commento
sul risultato di queste parlamentari, Giada Aquilino ha intervistato Stefano Femminis,
direttore di "Popoli", il mensile internazionale dei Gesuiti:
R. – Da un
punto di vista tecnico, questo risultato indica che Chavez farà più fatica a far passare
alcuni provvedimenti legislativi di grande impatto, così come per quanto riguarda
le nomine alla Corte Suprema e altre cose di questo tipo. Da un punto di vista politico,
questa maggioranza più risicata su cui adesso può contare Chavez significa che l’opposizione
- che per più di dieci anni di fatto è rimasta invisibile o comunque, a causa anche
della sua frammentazione interna, si è ritrovata impotente - adesso si sta riorganizzando
e ha una presa sulla società che è certamente maggiore di qualche tempo fa.
D.
– Tra questi provvedimenti che il presidente Chavez vorrebbe far passare in Parlamento
ci sono anche quelle leggi riguardanti ciò che egli stesso chiama il “socialismo del
XXI secolo”?
R. – Ormai è da undici anni che il Venezuela è entrato in questa
fase che Chavez chiama di “socialismo bolivariano”. Secondo molti si tratta soprattutto
di un’edizione aggiornata di quella che è semplicemente una forma di populismo. Secondo
altri, invece, Chavez è riuscito a ridare dignità alle classi più povere del Venezuela,
che erano state sfruttate da decenni di oligarchia.
D. – Nei giorni scorsi
la Chiesa venezuelana aveva invitato la popolazione ad andare a votare...
R.
– Nelle ultime elezioni legislative i partiti di opposizione non si erano presentati
e questo è stato poi ritenuto, anche da chi aveva fatto questa scelta, un errore perché
di fatto per tutta la legislatura Chavez ha potuto fare "il bello e il cattivo tempo",
senza un’opposizione in Parlamento. Penso che l’appello dei vescovi fosse anche in
questa direzione: andare a votare per ridare al Venezuela quella dialettica fra le
parti, tra opposizione e maggioranza, che è appunto un po’ il sale di ogni democrazia.
Bisogna dire che i venezuelani hanno ascoltato i vescovi, perché l’affluenza è stata
del 66,45 % ed è stata l’affluenza più alta nella storia di questo tipo di votazioni
per il Venezuela.
D. – Nel 2012 ci saranno le presidenziali. Chavez potrà ricandidarsi
grazie ad una riforma costituzionale che ha eliminato il limite dei due mandati. Questo
risultato delle legislative potrà influire in qualche modo?
R. – Rispetto ai
plebisciti a cui Chavez era abituato, questo è un segnale di primo malcontento nella
popolazione. Bisognerà, a questo punto, vedere cosa penseranno i venezuelani del bilancio
di questo lungo periodo, nel senso che per alcuni aspetti la società e l’economia
venezuelana hanno fatto dei passi avanti. Per altri aspetti, per esempio in termini
di criminalità, ma anche per quanto riguarda le questioni economiche, il Venezuela
è molto legato all’andamento del prezzo del petrolio. Quindi di fatto molte riforme
sociali, Chavez le ha pagate con i proventi del petrolio, ma nel momento in cui il
petrolio dovesse diminuire come prezzo sul mercato internazionale il sistema potrebbe
collassare. Si tratterà di vedere cosa succederà in questi due anni e anche poi di
capire il tipo di rispetto delle leggi fondamentali della democrazia che Chavez vorrà
mantenere.