2010-09-28 15:11:44

Afghanistan: i talebani rivendicano l'attentato di Ghazni


Una condanna alla violenza che continua a insanguinare l’Afghanistan è venuta oggi da un commosso presidente, Hamid Karzai, proprio quando i talebani hanno rivendicato l'ultimo attentato nella provincia orientale di Ghazni: l’uccisione del vicegovernatore locale, Muhammad Kazim Allahyar, di due suoi familiari e di altre tre persone. Nelle prossime ore, intanto, il governo dovrebbe rendere noti i nomi dei membri dell'Alto Consiglio di pace, un organismo creato dallo stesso Karzai per aprire un processo di dialogo e reintegrazione dei talebani. Soltanto ieri, il comandante delle forze Usa nel Paese e della missione Nato, David Petraeus, aveva rivelato che alcuni leader talebani hanno contattato Karzai per iniziare una fase di riconciliazione. Per una testimonianza sulla situazione in Afghanistan, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente a Kabul Simona Lanzoni, direttrice progetti della Fondazione Pangea Onlus:RealAudioMP3

R. – La situazione in Afghanistan è diversa a seconda delle zone: Kabul è relativamente tranquilla, in attesa dei risultati che arriveranno alla fine del mese di ottobre, mentre nelle altre province ci sono attacchi, ci sono uccisioni. Proprio oggi, c’è stato un attacco kamikaze che ha ucciso nella provincia di Ghazni sei persone e ha colpito il vicegovernatore dell’area. Ieri, in un’altra provincia, i talebani avevano invece impiccato due afghani che commerciavano con l’Isaf. E’ quindi un continuo segnale di allarme rispetto alla situazione politica.

D. - Nonostante la violenza prosegua, il generale statunitense Petraeus ha detto che il controllo della guerra è passato dai talebani alla Nato. Qual è la situazione, da quello che si può constatare sul terreno?

R. - Sul territorio ci sono purtroppo ancora molti attacchi talebani che colpiscono le persone.

D. - Ci potrebbe essere un primo passo verso la riconciliazione tra talebani e Karzai, come ha accennato lo stesso Petraeus?

R. - Trattative vanno avanti da molto tempo, anche se i talebani - la scorsa estate - hanno detto che non avrebbero accettato negoziati con Karzai, finché l’Isaf e la Nato non se ne fossero andate dal territorio afghano. Sicuramente, trattative ci sono ancora e sicuramente giocano un ruolo fondamentale la Nato e la presenza delle forze militari straniere. Bisogna vedere, quindi, quali saranno i contatti in corso che si giocheranno, in parte, anche sui risultati delle elezioni.

D. – Fondazione Pangea Onlus da sempre si occupa delle donne. Come vivono oggi in Afghanistan?

R. - In situazioni di grossa oppressione e non soltanto dal punto di vista politico rispetto alle costrizioni sociali, ma anche per quello che vivono generalmente all’interno delle famiglie, le quali sempre più diventano restrittive rispetto alle possibilità che le donne hanno di esprimersi nella società e nella comunità. Le donne vivono, quindi, sempre sotto la responsabilità del marito o della famiglia del marito. Molto spesso per emanciparsi hanno bisogno di conoscenze. Conoscenze che pochi hanno in Afghanistan: purtroppo le associazioni che hanno un’apertura - come Fondazione Pangea - sono ancora troppo poche e c’è bisogno della presenza internazionale e della formazione degli afghani per diffondere le tematiche dei diritti, della partecipazione nella società civile per le donne e gli uomini. La Fondazione Pangea opera in Afghanistan dal 2003 e abbiamo un progetto di microcredito e di educazione delle donne, che funziona molto bene. Grazie anche all’educazione che viene fatta attraverso i progetti sui diritti umani, sull’alfabetizzazione e sulla salute, sicuramente si aiutano le donne ad emanciparsi, a migliorare, a creare rispetto sul loro ruolo all’interno della famiglia. E’ chiaro che c’è ancora molto da fare ed è proprio per questo che la comunità internazionale deve rimanere accanto alle donne afghane.







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