2010-09-27 14:43:34

Messico: un sacerdote denuncia il massacro di tossicodipendenti


“Il massacro dei tossicodipendenti ha avuto inizio a Ciudad Juarez, ma la scomparsa, gli omicidi e i sequestri di tossicodipendenti sono una costante in tutto il Paese, sembra quasi una ‘pulizia sociale’. Sono la parte più debole della catena del narcotraffico e della violenza che subiamo, per questo li eliminano”: è la denuncia alla stampa locale di padre Guillermo Flores, sacerdote cattolico, che dirige la casa di assistenza per tossicodipendenti “Fuente de Vida” a Guadalupe, in Nuevo Leon. La vendita della droga al dettaglio un tempo esisteva solo in aree specifiche della zona metropolitana di Monterrey, ora è diventata un vero e grande business per Los Zetas, una delle maggiori bande di narcotrafficanti che dominano il mercato in città, secondo quanto riferisce la polizia. I negozi che vendono la droga in modo camuffato abbondano, e possono vendere di tutto: alimentari, profumi, frutta, locali notturni, taverne, bar. Secondo una recente ricerca, in alcune zone il 63% dei messicani è gravemente coinvolto con il narcotraffico (consumatori o spacciatori o trafficanti) e l'8% è sotto il totale controllo delle bande di trafficanti. In tutto il Paese sarebbero circa 20 milioni i consumatori di stupefacenti e oltre un milione i tossicodipendenti. Secondo la polizia, un grammo di cocaina o di crack costa oggi meno di 10 dollari. Gran parte delle cliniche di disintossicazione e recupero in Messico sono private. Si stima che ogni anno vengono ricoverati più di 100.000 persone per il trattamento (su una popolazione di circa 100 milioni). La Chiesa cattolica anche in questo campo ha un ruolo pionieristico. Per esempio, nell'arcidiocesi di Mexico, la Caritas offre un programma integrale per liberare coloro che sono caduti nel mondo delle droghe, denominato “Ama la Vita”, che assiste 60 persone attraverso la rete della Caritas. (R.P.)







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