Ottomila giovani in Aula Paolo VI per ricordare Chiara "Luce" tra musica e testimonianze.
A San Paolo, la Messa del cardinale Bertone
Sull’esempio di Chiara non rimanete analfabeti del Vangelo: non soffocate l’anelito
della vostra vita a cose grandi, ad un amore universale. E’ con questo invito che
il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, si è rivolto ai tanti giovani
che domenica hanno partecipato, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, alla Messa
di ringraziamento per la Beatificazione di Chiara "Luce" Badano. Sabato sera, in oltre
ottomila si erano dati appuntamento nell’Aula Paolo VI, e molti anche in Piazza san
Pietro, per una grande festa in onore di Chiara "Luce", che a loro ha inteso passare
il proprio testimone. Sui due avvenimenti ci riferisce Adriana Masotti:
“I giovani
sono il futuro. Io non posso più correre, però vorrei passare loro la fiaccola come
alle Olimpiadi. I giovani hanno una vita sola e vale la pena spenderla bene”. E’ da
queste parole pronunciate da Chiara "Luce" Badano negli ultimi giorni della sua esistenza
terrena che l’omelia del cardinale Bertone prende il via. Ripercorre, poi, la storia
di Chiara:
“Anzitutto, alla base della sua vita vi è una fede ferma
e costante nell’amore indefettibile di Dio, che si riflette nell’amore verso il prossimo.
La sua biografia attesta una vita gioiosa, segno che le esigenze del vivere cristiano
non si oppongono alla brama naturale di felicità”.
Il cardinale Bertone
accenna ai fattori che hanno contribuito alla sua maturità cristiana: la famiglia,
la comunità ecclesiale, la spiritualità del Movimento dei focolari. “Chiara Badano
– dice il cardinale Bertone – dà concretezza al recente messaggio di Benedetto XVI
ai giovani per la prossima Gmg, in cui scrive: ‘Cari amici, spesso la croce ci fa
paura perché sembra la negazione della vita. In realtà, è il contrario! Essa è il
sì di Dio all’uomo, l’espressione massima del suo amore e la sorgente da cui sgorga
la vita eterna”. La testimonianza di Chiara è un invito che Dio rivolge soprattutto
a voi, giovani, conclude il porporato, "a non soffocare mai l'anelito presente nell'età
della giovinezza, ad avere una vita più grande di quella che si consuma nelle pur
giuste esigenze della quotidianità, ad avere una vita che raggiunga quella vastità
e bellezza, quella capacità di amore universale, che Dio ha impresso nella persona
umana creandola a sua immagine".
(Canto iniziale “Tu hai una vita sola…”)
I
giovani presenti in Basilica avevano vissuto ieri sera momenti forti. Alle 21, l’Aula
Paolo VI era stracolma. La fotografia del volto luminoso e sorridente di Chiara Luce
campeggia sul palco davanti ad un pubblico attentissimo, pronto ad applaudire i passaggi
più profondi e a scatenarsi accompagnando i ragazzi che suonano e cantano sul palco.
Sembra felice di essere lì insieme a suoi amici per i quali ha offerto la vita. La
sua è una presenza spirituale tangibile, che i ragazzi avvertono. La sentono amica,
compagna di viaggio, modello, una di loro. Ci sono anche i suoi genitori e i suoi
amici più stretti a ricordarla. Il papà Ruggero e la mamma Maria Teresa: “Io non concepivo un matrimonio senza figli, no? Però… pregavo. Cercavo
di pregare...
“Quando Chiara è arrivata ci è apparso subito un dono
della Madonna. Ma avvertivamo nell’anima, fin da subito, che Chiara non era solo figlia
nostra, ma prima di tutto era figlia di Dio”.
Ha solo 9 anni, Chiara,
quando conosce la spiritualità dell’unità di Chiara Lubich e scrive:
“Ho
riscoperto il Vangelo sotto nuova luce. Ora voglio fare di questo magnifico libro
il mio unico scopo della vita. Non voglio e non posso rimanere analfabeta di un così
straordinario messaggio“. E poi ancora:
“Ho riscoperto
Gesù Abbandonato in modo speciale. Prima lo vivevo piuttosto superficialmente e lo
accettavo per poi aspettarmi la gioia. Ho capito che stavo sbagliando tutto. Non dovevo
strumentalizzarlo, ma amare Lui e basta. Ho scoperto che Gesù Abbandonato è la chiave
dell’unità con Dio, e voglio sceglierlo come mio sposo e prepararmi quando viene.
Preferirlo…”.
Un percorso, quello di Chiara "Luce", che si fa particolarmente
intenso nell’ultimo anno di vita in un ripetuto “sì” a Dio nell’accettazione del dolore,
nell’amore verso tutti. E’ ciò che, in forme diverse, tanti altri giovani del Movimento
vivono come i ragazzi dell’Italia, Pakistan, Croazia e Giordania che offrono la loro
testimonianza. Prende poi la parola Maria Voce, la presidente del Movimento. Ma a
salutare i giovani alla fine è la stessa Chiara "Luce" in un audiomessaggio che aveva
registrato durante la sua malattia: (voce di repertorio di Chiara
Luce)
"Ho capito che se noi fossimo sempre in questa disposizione d’animo,
pronti a tutto, quanti segni Dio ci manderebbe! Ho compreso anche quante volte Dio
ci passa accanto e non ci rendiamo conto. Adesso vi saluto anche se avrei tantissime
altre cose da dirvi, ma ecco... alla prossima puntata. Ciao a tutti! (canto) La
gioia di tutti è grandissima ed è un evento davvero straordinario, quello che si è
vissuto. Ma quale significato ha per il Movimento dei Focolari? Ci risponde Maria
Voce:
“A un certo punto mi sono domandata: cosa cambia oggi?
Per Chiara Luce, niente, perché noi siamo convinti che lei sia Beata dal primo momento
che ha lasciato questa terra e che è andata in Paradiso. Per noi? Noi abbiamo vissuto
insieme a lei questi momenti in cui lei ha guadagnato questa santità; ma cambia tantissimo,
nello stesso tempo, perché è la Chiesa, adesso, che ce la ridà e la ridà non solo
al Movimento ma la ridà a tutta la Chiesa, al mondo intero come garanzia che è possibile
raggiungere la santità anche in una vita normale. E' questa spiritualità collettiva,
questa santità di popolo che Chiara – Chiara Lubich – ha sempre desiderato che venisse
in luce, proprio per questa possibilità che tutti hanno di puntare alla santità”. Ma
sentiamo alcuni dei ragazzi presenti in Aula Paolo XVI: R. – Chiara Luce
per noi è stata una compagna di vita, e con lei andiamo avanti, insieme, cercando
di fare cose grandi nella vita perché Dio ci chiede questo: abbiamo una sola vita
e vogliamo spenderla per lui, per realizzare il meraviglioso disegno che Dio ha su
di noi. E così, la nostra forza è questa: di essere insieme.
R. – Sono
qui perché credo che una figura come Chiara sia veramente una testimonianza bellissima
per noi giovani di oggi. Molto spesso, infatti, si tende a pensare che i santi siano
qualcosa di lontano, qualcosa che non ci appartiene più, qualcosa del passato. Invece,
Chiara è stata la testimonianza vivente di come anche oggi possiamo tentare di essere
santi.
R. – E’ stato per me un’esperienza grandissima poter scoprire
e poter sperimentare che questa spiritualità che cerco di vivere ogni giorno è una
cosa che porta alla santità. Ecco, per me è una spinta a fare questo ogni giorno della
mia vita.
R. – Quello che mi colpisce particolarmente di lei è il fatto
che sia una Beata dei giorni nostri, una Beata che sa essere figlia dei nostri tempi
ma, allo stesso tempo, autenticamente cristiana.
R. – Chiara, nonostante
tutto il dolore che ha provato, ha accettato e ha fatto la volontà di Dio. Io sono
una ragazza non tanto forte, ma pensando a questo riesco ad andare avanti ed a pensare
positivo riguardo a tutti i problemi della vita.
R. – La cosa che più
mi ha colpito di Chiara Luce è la sua semplicità, e questo ci spinge ad essere consapevoli
che anche noi, nella nostra vita quotidiana, possiamo vivere come lei, possiamo essere
tante Chiara Luce e tanti Chiara Luce nel mondo. Quindi, il nostro è solo un “grazie”.
R.
– Chiara Luce Badano mi ha fatto capire tante cose: che la santità non è irraggiungibile,
ma molto tangibile, anche per i giovani. Basta fare come lei: semplicemente amare
ogni prossimo che viene a noi.
R. – Non sembra vero che adesso sia una
Beata! E’ una cosa di cui parlavamo anni fa, sembrava una cosa lontana, invece no:
è una giovane come noi della quale possiamo dire che è Beata, che ce l’ha fatta! E’
un esempio per tutta la Chiesa, è un esempio anche formalmente. E’ veramente una gioia!