La pastorale dei pellegrinaggi e santuari al centro del Congresso mondiale in programma
a Santiago de Compostela. Intervista con l'arcivescovo Vegliò
A diciotto anni dal primo congresso mondiale di Roma, il Pontificio Consiglio della
Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in collaborazione con l’arcidiocesi di
Santiago de Compostela, organizza un secondo appuntamento internazionale dedicato
alla pastorale dei pellegrinaggi e santuari, che si svolgerà a Santiago dal 27 al
30 settembre prossimo. Un Messaggio di Benedetto XVI per gli organizzatori e i partecipanti
sarà letto in apertura, lunedì 27, nella Cattedrale di Santiago. L’incontro, che riunisce
250 partecipanti da 75 Paesi, si potrà seguire attraverso il sito web in quattro lingue
al'indirizzo www.congresoperegrinaciones2010.com. Sugli obiettivi del congresso ascoltiamo
l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del dicastero per i migranti
e gli itineranti, al microfono di Fabio Colagrande:
R. - Dopo
il primo congresso mondiale, che si svolse a Roma nel 1992 e che fu un’esperienza
forte di comunione ecclesiale, desideriamo ora fare un bilancio dell’attività specifica
nell’ambito della pastorale dei pellegrinaggi e dei santuari. Nel frattempo, nell’arco
di diciotto anni, tra il 1996 e il 2007, sono stati realizzati cinque incontri dei
responsabili pastorali d’Europa, tre riunioni dei delegati dell’Asia e una per il
Medio Oriente e l'Africa del Nord. Si sono svolte inoltre quattro riunioni sulla situazione
delle cosiddette “Città Santuario”. Tutti incontri nei quali sono state affrontate
questioni di comune interesse tra autorità civili e religiose. In particolare, tra
gli obiettivi che ci poniamo in questo secondo Congresso mondiale, c'è quello di studiare
il profilo di coloro che compiono il pellegrinaggio, verificando le risposte che trovano
nei luoghi di fede e le risorse di cui questi dispongono. Infatti, di fronte alle
svariate motivazioni che spingono le persone a mettersi in cammino, altrettanto diversificata
dovrebbe essere la risposta ecclesiale che viene offerta nei luoghi di pellegrinaggio.
La condivisione delle esperienze, tra gli oltre 250 partecipanti del Congresso, permetterà
di ampliare gli orizzonti e migliorare la qualità dell’accoglienza e della sollecitudine
pastorale. Vogliamo anche offrire strumenti utili di ispirazione specialmente ai Paesi
emergenti e incoraggiare quelli sofferenti per mancanza di libertà. Nel contempo,
vi è l'impegno di sostenere con fiducia e apprezzamento tutti i delegati e l'importante
opera che svolgono nei differenti continenti. Un'attenzione particolare verrà riservata
alla necessità di adeguarsi agli attuali ritmi e ai nuovi mezzi di comunicazione imposti
dalla tecnologia L'occasione dell'Anno Santo Compostelano sembra poi offrire la cornice
ideale all'incontro fraterno e allo scambio di mutuo arricchimento.
D.
- Perché come tema è stato scelto un versetto di San Luca – “Egli entrò per rimanere
con loro” – che riguarda il racconto di Emmaus?
R. - L'icona dei discepoli
di Emmaus, nella quale sono riflessi gli aspetti caratteristici della vita cristiana,
ci ha offerto lo schema per lo svolgimento dei lavori del Congresso: il cammino, i
pellegrini, la Parola, la celebrazione, la carità, il ritorno. Su questi argomenti,
i partecipanti esporranno le loro esperienze maturate in realtà e tradizioni differenti,
fra popoli e culture anche distanti. Ma comune fra le diverse tipologie di pellegrini
è la sete d’infinito, oppure il desiderio di rendere grazie, la riflessione su difficoltà
o fragilità, la celebrazione di una ricorrenza per intere famiglie, il desiderio dei
migranti di onorare l’immagine del loro Patrono o di ritrovare forme di religiosità
popolare tipiche della loro tradizione. Per tanti, è il luogo dove chiedere perdono
e quindi occasione per la confessione. Lo spirito dell’universalità della Chiesa deve
rispondere a tutti.
D. - Che significato assume la circostanza che
il Congresso si svolga a Santiago nel contesto dell'Anno Santo Compostelano 2010 ?
R.
- Durante le celebrazioni per l’Anno Santo Compostelano - che ricorre ogni volta che
la festa dell'Apostolo Giacomo cade di domenica - Santiago accoglie una grande affluenza
di pellegrini. Ci è parso il luogo più indicato per ospitare il congresso dei pellegrinaggi,
anche tenendo conto che fra circa un mese, il 6 e 7 novembre, lo stesso Santo Padre,
Benedetto XVI sarà qui in Spagna per festeggiare l'evento e si farà pellegrino sulle
orme di San Giacomo.
D. - Come può migliorare la pastorale dell'accoglienza
nell'ambito dei pellegrinaggi e santuari?
R. - Direi che deve apparire
chiaro che questa pastorale ricopre un ambito importante nella vita della Chiesa.
Bisogna far crescere la consapevolezza che il pellegrinaggio riveste il ruolo di grande
risorsa di fede e di cultura, per cui vale la pena di migliorare continuamente le
strutture d’accoglienza e offrire mezzi adeguati all'assistenza pastorale di chi si
avvicina al luogo di fede, forse con il desiderio di rispondere alle domande fondamentali
della vita o anche soltanto per ammirare il patrimonio storico e artistico che il
santuario custodisce. In tal modo saranno giustamente apprezzati gli aspetti architettonici,
gli elementi decorativi e le produzioni artistiche che rendono affascinanti e accoglienti
i santuari. Ciò a complemento delle celebrazioni liturgiche e delle manifestazioni
della devozione popolare, che favoriscono la riscoperta della spiritualità cristiana
e la familiarità con la dimensione trascendente dell'esistenza, da un lato, e la divina
Rivelazione, dall'altro. Sarà importante approfondire la bella riflessione del Santo
Padre, che, nel Messaggio all'Arcivescovo di Santiago de Compostela in occasione dell'apertura
dell'Anno Santo Compostelano 2010, ha scritto che il pellegrinaggio al santuario è
"un'opportunità particolare affinché i credenti riflettano sulla loro genuina vocazione
alla santità di vita, s'impregnino della Parola di Dio, che illumina e interpella,
e riconoscano Cristo, che va loro incontro, li accompagna nelle vicissitudini del
loro camminare per il mondo e si dona a loro personalmente, soprattutto nell'Eucaristia.
Ma anche quanti non hanno fede, o forse l'hanno lasciata sfiorire, avranno un'occasione
particolare per ricevere il dono di 'Colui che illumina ogni uomo, affinché abbia
finalmente la vita'".