Inception: fantascienza e thriller nell'ultimo film di Christopher Nolan
Christopher Nolan ha vinto una sfida importante: uscito con clamore negli Stati Uniti,
Inception, il suo ultimo film, un azzardo visionario e complesso che congiunge la
fantascienza al thriller, ha incassato oltre 750 milioni di dollari. Ieri è uscito
sugli schermi italiani, con l’incognita del pubblico, che può amare o odiare una storia
faticosa e affascinante, in cui il protagonista entra nei sogni altrui per rubare
segreti o innestare idee. Il servizio di Luca Pellegrini:
(musica)
I
sogni non son più desideri che diventano realtà, è passato il tempo di Cenerentola.
Le musiche sono i frastornanti e cupi accordi dei fiati di Hans Zimmer, non le dolci
liriche di un cartone animato. Le notti sono diventate ingannevoli e, come scrive
Tibullo, i sogni si prendono gioco di noi. Poco probabile che Christopher Nolan si
sia ricordato, nella faticosa e testarda gestazione di Inception, durata ben dieci
anni – nel mezzo il grande successo di Batman – del personaggio di Disney o del poeta
latino. Ma nel suo dormiveglia è certo che abbia lentamente preso forma la sua ossessiva
idea, diventata poi uno dei film più ingannevoli e complessi della storia, a dir poco
faticoso, anche se di forza attrattiva inossidabile nella sua durata d’oltre due ore.
Si immagina che il ladro di idee e segreti, Leonardo Di Caprio, con semplici fili
elettrici e qualche droga, riesca a insinuarsi, insieme a un affiatato gruppo di compari
dottissimi di scienza e di tecnica, tra le pieghe del nostro notturno subconscio,
per rubare segreti o per iniettare idee. Così, l’unica parte rimasta davvero privata,
intangibile e ben difesa, della nostra vita oggi esposta a ogni tipo di palcoscenico
mediatico e svilita nelle più diverse forme di visibilità, soccombe e cede, lasciandosi
penetrare da ingannatori fraudolenti. Nel mondo futuribile di Nolan, in cui i piani,
come nei sogni, si moltiplicano, concedendo ai naviganti del subconscio la possibilità
di penetrare a più livelli onirici per completare il loro nuovo “viaggio allucinante”,
facendo perdere al pubblico le poche logiche narrative rimaste, tutto cambia, si sfalda,
si ricostruisce, città e natura, interni e gravità, governato dall’architettura libera
dell’immagine che soltanto il sogno crea, e in modalità illimitata. Non mancano inseguimenti
e sparatorie, perché questo rimane pur sempre un audace thriller fantascientifico,
dove tempi diversi da sogno a sogno – un secondo che diventa un minuto – concedono
diverse consistenze temporali all’azione. E poi vicende private che entrano nell’inconscio
– la storia d’amore pregressa e tragica del protagonista - e l’esplodere di nuove
regole di comportamento, imprevedibili. Vale la pena, con Nolan regista così insidioso,
lasciarsi andare al fascino delle emozioni visive, capire poco delle reali intenzioni
dei personaggi e delle loro mete, riflettere sul fatto che il furto industriale del
futuro si è spostato dalle banche alle menti degli oligarchi, e temere se sarà davvero
così. Nel frattempo, si avrà qualche fremito al canto della prossima ninna nanna,
quando, dopo aver chiuso gli occhi, tutto può succedere.