2010-09-25 15:06:26

Disarmo nucleare e Sud Sudan in discussione all'Onu


Al Palazzo di Vetro dell’Onu, a New York, continuano i lavori della 65.ma Assemblea Generale e gli incontri a margine. Ieri, sono stati affrontati due importanti temi: il disarmo nucleare ed il referendum sull’autodeterminazione del Sud Sudan previsto per gennaio 2011. Tra gli interventi anche quello del presidente Usa, Barack Obama. Da New York, Elena Molinari:RealAudioMP3

Il disarmo atomico non ha fatto abbastanza progressi: è la conclusione cui sono giunti ieri il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon e molti leader di Paesi occidentali, al termine di una riunione a margine dell’assemblea generale. "Tutti noi crediamo che la macchina del disarmo dovrebbe fare di più e più alla sveltà", ha dichiarato Obama e poi, a soli due giorni dal summit contro la povertà, ha sottolineato la sproporzione tra quanto viene speso per le armi e per lo sviluppo. Più tardi, durante un vertice di alto livello sul Sudan, il segretario generale ha ammonito che il referendum del 9 gennaio sulla secessione del Sud del Paese deve avvenire 'senza intimidazioni'. Barack Obama, che con la sua partecipazione al vertice ha mandato un forte segnale al Sudan, ha detto poi che il voto deve avvenire in 'modo pacifico e alla data annunciata, perché sono in gioco le sorti di milioni di persone'. Durante l’incontro è stato anche approvato un documento che impegna le due parti a fare tutti gli sforzi possibili per assicurare un referendum pacifico, credibile, puntuale e libero e che rifletta la volontà popolare.

Attesa per l’incontro a New York tra Hillary Clinton e Abu Mazen
Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, incontrerà nelle prossime ore a New York il presidente dell'Autorità palestinese Abu Mazen. Al centro dei colloqui la questione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Da parte israeliana si è parlato ieri di un possibile prolungamento della sospensione di nuove colonie e di un possibile “compromesso” ma oggi il ministro israeliano dell'Ambiente Gilad Erdan, un esponente della corrente nazionalista del Likud, in una intervista a radio Gerusalemme, ha detto che si concluderà domani la moratoria di dieci mesi nei progetti edili delle colonie in Cisgiordania escludendo prolungamenti. Da parte loro, membri della delegazione palestinese presenti a New York hanno ribadito “l'assoluto rifiuto” di Abbas a una soluzione basata su un compromesso sugli insediamenti israeliani.

Nuovo attacco talebano alle truppe Nato in Afghanistan
Non si placano le violenze in Afghanistan: nella giornata di ieri uno scontro tra truppe dell’Isaf e sospetti talebani nell’est del Paese ha provocato più di trenta morti, tutti sospetti collaborazionisti. Nella stessa regione, un ordigno artigianale scoppiato sul ciglio della strada ha ucciso due militari delle forze Nato. Non si arrestano tuttavia i tentativi dei talebani di colpire obiettivi Nato anche al di fuori dal Paese: in Beluchistan, regione pakistana al confine con l’Afghanistan, due autobotti Nato cariche di carburante e dirette a Kandahar sono state colpite: è rimasto ucciso uno dei due autisti.

Attacco contro una moschea: due fedeli musulmani uccisi
Due fedeli musulmani sono stati uccisi stamattina in un attacco armato contro una moschea nella provincia centrale pachistana del Punjab. Altri sette sono stati feriti. Secondo quanto riferiscono i media locali, un gruppo di uomini ha sparato contro la folla in una moschea nella città di Bahawalpur, a 400 chilometri a sud ovest di Lahore. Sempre oggi, un missile lanciato da un drone americano ha ucciso tre insorti nelle zone tribali del nordovest del Pakistan, vicino alla frontiera afghana.

Clima teso tra Serbia e Kosovo per la partecipazione ad una cerimonia
Rischia di aprirsi una nuova crisi diplomatica in Kosovo tra la Serbia e le autorità di Pristina. L’occasione, questa volta, è data dalla cerimonia di investitura del patriarca ortodosso serbo Irinej che si terrà il 3 ottobre nel monastero di Pec, in Kosovo. Le autorità di Belgrado hanno annunciato la loro presenza al completo affermando che dalla cerimonia saranno escluse le autorità del Kosovo. Dura la replica di Pristina che minaccia di non permettere l’ingresso del governo Serbo sul proprio territorio se saranno esclusi dalla cerimonia religiosa.

La Fao denuncia: aumentano i prezzi dei cereali fino all’80%
Durante un incontro intergovernativo tenutosi ieri nella sede centrale della Fao a Roma, è stato presentato il rapporto su “Prospettive per i raccolti e situazione alimentare”. Il documento presenta una situazione drammatica sul fronte della produzione e della vendita dei cereali: a causa dei diversi cataclismi che hanno devastato diverse zone di produzione cerealicola nel mondo, oltre a una riduzione mondiale della produzione di tutti i cereali, sono stati segnalati aumenti vertiginosi dei prezzi che vanno dal 55% del grano americano all’80% di quello europeo. Grave è l’impatto sulle economie dei paesi in via di sviluppo, fortemente dipendenti dall’importazione di generi alimentari, dove sono già aumentati i prezzi al dettaglio con una media del 7-8 per cento causando la riduzione del numero di persone in grado di acquistare beni alimentari di prima necessità.

L’Ue prevede sanzioni contro gli squilibri macroeconomici nell'eurozona
Il Commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn, presenterà la settimana prossima una proposta che prevede sanzioni contro gli squilibri macroeconomici nell'eurozona. Lo scrive il settimanale tedesco "Der Spiegel" in un articolo che verrà pubblicato lunedì. Già giovedì scorso lo stesso Rehn aveva annunciato a Londra che avrebbe presentato una proposta che prevede nuovi metodi di monitoraggio di questi squilibri. Secondo lo Spiegel, la proposta - che Rehn presenterà mercoledì - prevede anche che gli Stati con deficit o surplus cronici nella bilancia delle partite correnti paghino una multa annuale pari allo 0,1% dei propri Pil. Secondo Rehn, prosegue infatti lo Spiegel, questi Paesi mettono in pericolo la stabilità della zona Euro. Durante un suo intervento a Londra, il commissario Ue aveva parlato anche di una “tabella degli indicatori economici e finanziari” per poter lanciare un “early warning” sugli squilibri. La proposta, sottolinea lo Spiegel, introduce “un nuovo principio di prudente conduzione dell'economia”.

Dopo 4 anni di moratoria, esecuzione capitale in California
Non si ferma negli Stati Uniti il dibattito sulla pena di morte in seguito alle ultime due esecuzioni avvenute nelle ultime ore in Virginia e in Georgia. Dopo la programmazione di tre nuove condanne in Texas è adesso il turno della California dove è prevista la prima condanna dopo 4 anni. Il servzio è di Marco Onali:RealAudioMP3

Sono due le persone giustiziate negli Stati Uniti negli ultimi due giorni. Teresa Lewis e Brandon Rhode sono stati uccisi rispettivamente in Virginia e in Georgia mentre nel mondo si levavano diverse voci di protesta. Così dopo che il Texas ha programmato tre condanne in tre settimane per il prossimo ottobre, la California ha dato il via alla ripresa delle esecuzioni. È quanto stabilito dal giudice Jeremy Fogel che ha autorizzato l'esecuzione di un uomo condannato alla pena di morte per aver stuprato e ucciso una ragazzina di 15 anni nel 1982. Si è così posto fine a una moratoria durata oltre quattro anni. La moratoria era stata decisa perché il metodo di uccisione, un’iniezione letale di tre sostanze diverse, era considerato “inadeguato” e “crudele” e gli operatori del settore “inadeguatamente” formati. Da oggi i condannati potranno scegliere tra due opzioni: o, come è stato finora, il cocktail di farmaci, o una sola sostanza letale. Nel primo caso si iniettano tre veleni che, prima, sedano il condannato, poi rilassano i muscoli paralizzando il diaframma e infine ne bloccano l’attività cardiaca. La soluzione unica prevede invece un’overdose di anestetico che permetterebbe, secondo gli esperti, una morte meno dolorosa e più dignitosa, anche se più lenta.

Elezioni domani in Venezuela: un test per la politica del presidente Chavez
Prova elettorale per il presidente venezuelano Hugo Chavez. Le elezioni di domani per il rinnovo del Parlamento sono un vero e proprio test per il presidente Chavez, da 11 anni al potere e interessato a un nuovo mandato per il 2012. Finora il leader bolivariano ha vinto tutte le sfide elettorali ed è convinto che questa volta non rappresenterà un’eccezione. L’opposizione si presenta determinata a sconfiggere Chavez. Il servizio di Francesca Ambrogetti:RealAudioMP3

Gli ultimi sondaggi attribuiscono al governo la vittoria, ma con uno stretto margine. L’opposizione è riuscita a mettere insieme, nella coalizione, un tavolo di unità democratica: 120 partiti di diverse ideologie che puntano sullo scontento provocato dall’inflazione, la violenza e la corruzione ed affermano che Chavez sta tentando di trasformare queste elezioni in un plebiscito sulla sua leadership personale. Il presidente certo non si è risparmiato: ha partecipato a tutti i comizi possibili, ha pronunciato discorsi infuocati con tutte le risorse della sua retorica ed ha perfino lanciato un’offerta di elettrodomestici a prezzi scontati. Si prevede un alto astensionismo che l’opposizione spera giochi a suo favore. ‘Nessuno di quelli che vogliono mettere fine all’era Chavez resteranno a casa’, ha detto l’esponente del tavolo dell’unità democratica.

Annunciata svolta nell’economia cubana: al via l’iniziativa privata
Cambio di rotta nella politica economica cubana. Dopo anni di statalismo e di recenti tentativi, si registrano le prime aperture concrete ad iniziative di libero mercato. Sono state infatti varate nuove norme che permettono l’assunzione di privati in 178 attività economiche, quali l’istruzione, la ristorazione, la pastorizia e la contabilità. Alle nuove attività sarà applicato un regime tributario particolare che obbligherà al pagamento delle imposte sui redditi personali, sulle vendite e i servizi offerti e l'assunzione di manodopera. Al vaglio delle autorità anche un progetto di legge che permetterà la concessione di crediti a neo imprenditori.

Continuano le violenze nella Repubblica caucasica del Daghestan
Continuano le violenze nella Repubblica russa del Daghestan, nel Caucaso del nord. Dopo che nelle scorse ore un attacco tra forze governative e ribelli islamici aveva causato la morte di questi ultimi, ieri un kamikaze che cercava di raggiungere l’area dello scontro si è fatto esplodere tra la folla causando la morte di più di 20 persone. La guerriglia nel Caucaso, mosaico di etnie e gruppi religiosi che lottano contro le forze governative russe per la sovranità e l’indipendenza delle proprie regioni, ha provocato negli ultimi anni migliaia di vittime e non accenna a trovare una soluzione di pace.

A casa il capitano del peschereccio cinese, ma Pechino chiede scuse ufficiali a Tokyo
Continua lo scambio di note tra i ministeri degli Esteri di Cina e Giappone. Dopo la liberazione del capitano del peschereccio cinese tenuto in ostaggio per 16 giorni dalle autorità nipponiche, arriva oggi la richiesta ufficiale del governo di Pechino che chiede a Tokyo scuse ufficiali e un compenso per l’incidente. Secca la risposta del portavoce del ministero degli Esteri giapponese che ha bollato come “infondata e insensata” la richieste avanzate dalla Cina. È intanto arrivato a casa, nella provincia del Fujian, nella Cina sud-orientale, il capitano della nave, Zhan Qixiong; accolto dai suoi concittadini in un clima di festa. Non ha rilasciato dichiarazioni. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Marco Onali)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 268

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