La società civile pakistana invoca più tasse ai ricchi per aiutare gli alluvionati
Il Pakistan dovrebbe riformare radicalmente il sistema di tassazione dei cittadini,
aumentando il prelievo fiscale sui più ricchi, in modo da poter destinare maggiori
risorse all’emergenza alluvioni: è quanto chiedono la società civile del Pakistan,
la Chiesa, e organizzazioni internazionali, mentre il Paese si trova ad affrontare
la più grande emergenza umanitaria della sua storia. “Occorre un grande sforzo di
solidarietà nazionale: se lo Stato induce le persone benestanti a rinunciare a parte
della loro ricchezza, a beneficio della collettività, oggi, in particolare, per gli
alluvionati, sarebbe certo un buon passo avanti per l’intera nazione”, dice all'agenzia
Fides Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione “Giustizia e Pace”, in seno
alla Conferenza episcopale. Secondo gli osservatori, il Pakistan ha un sistema di
prelievo fiscale fra i più leggeri al mondo, pari a circa il 9% del valore dell’economia.
Secondo Akbar Zaidi, economista che di recente ha pubblicato un rapporto sul sistema
fiscale pakistano per il centro studi internazionale “Carnegie Endowment for International
Peace”, uno dei problemi principali è che “molti cittadini evitano del tutto di pagare
le tasse”. Meno del 2% dei 175 milioni di cittadini paga una tassa sui propri introiti,
nota il Rapporto. E un comparto produttivo come l’agricoltura – uno dei principali
nell’economia del paese, in mano a grandi famiglie di latifondisti – è totalmente
esente da un prelievo fiscale. “E’ giunto il momento che la piccola élite ricca del
Paese, che include l’esercito, i proprietari terrieri, le classi medie urbane, diano
parte della loro ricchezza per il benessere dell’intera popolazione”, dice in una
nota un forum di organizzazioni nella società civile pakistana. Secondo le organizzazioni,
una modifica del sistema, che porti il livello del prelievo fiscale intorno al 15%,
consentirebbe allo Stato di generare 10 miliardi di dollari, che potrebbero essere
immediatamente destinate alla gestione dell’emergenza, che ha colpito 20 milioni di
persone e distrutto oltre 1,8 milioni di abitazioni. Quel denaro, si afferma, potrebbe
servire per ricostruire le infrastrutture come ponti, strade e scuole, tutti beni
primari per la riabilitazione economica e sociale della nazione. Su spinta del Fondo
Monetario Internazionale, il governo pakistano aveva promesso che avrebbe introdotto
una riforma del sistema fiscale nel luglio scorso, ma proprio l’abbattersi delle alluvioni
ha fatto rinviare il progetto. Oggi si dibatte su una possibile “tassa una tantum”
sulle proprietà urbane e agricole, a carico dei cittadini non colpiti dalle inondazioni,
ma non è chiaro se la proposta passerà, nè quanto denaro potrà generare per le casse
dello Stato. (R.P.)