India: rinviato l’atteso verdetto su Ayodhya, luogo conteso tra musulmani e indù
E’ stato rinviato al 28 settembre l’atteso verdetto sulla disputa di Ayodhya (località
nello Stato di Uttar Pradesh), sito conteso da indù e musulmani, origine di sanguinosi
scontri nel 1992 e oggetto di un lungo contenzioso legale. Le due comunità rivendicano
il diritto sul luogo dove sorgeva una moschea, distrutta da fondamentalisti indù.
Oggi la Corte Suprema dell’India ha accolto la richiesta di rinvio presentata dall’avvocato
indipendente Ramesh Chandra Tripathi. La domanda era già stata presentata e respinta
dal Tribunale di Allahabad, dove si svolge il processo. L’avvocato - riferisce l'agenzia
Fides - l’ha ripresentata alla Corte Suprema e i due giudici chiamati a decidere erano
di opinione diversa; proprio per tale situazione, la Corte, secondo prassi consolidata,
ha preferito infine accordare il rinvio. Le motivazioni addotte da Tripathi nel ricorso
sono queste: l’India attraversa una fase difficile e non è opportuno si esponga nuovamente
al pericolo di scontri interreligiosi e sociali; dunque urge operare un ultimo, strenuo
tentativo di mediazione e di riconciliazione fra le parti. Va detto che gli avvocati
delle parti in causa, dopo 18 anni di processo, non si sono detti fin d’ora disponibili
alla mediazione. Ma Tripathi non si è dato per vinto e ha detto che percorrerà tutte
le vie e impiegherà tutti i mezzi possibili per cercare di raggiungere un accodo prima
del verdetto. La sua proposta è che il sito di Ayodhya venga sottratto alla contesa
e diventi un luogo sacro per i fedeli di entrambe le comunità religiose. La petizione
di Tripathi, e l’esito del suo ricorso, ha destato stupore, polemiche, ma anche curiosità
nell’opinione pubblica. Ex burocrate, avvocato in pensione, il personaggio di Ramesh
Chandra Tripathi gode, negli ambienti giuridici indiani, di una reputazione singolare
per le molte iniziative prese in carriera nelle quali ha sempre coniugato l’attività
forense con una profonda spiritualità, che lo ha indotto a percorrere i sentieri della
non-violenza. (R.P.)