2010-09-23 15:42:15

Usa: disabile mentale condannata a morte in Virginia


La Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto l’appello di Teresa Lewis, la donna con disabilità mentale, condannata alla pena capitale in Virgina per aver partecipato all’omicidio del marito e del figliastro. La sentenza, se nulla dovesse cambiare, sarà eseguita in serata. Il caso era stato riportato alla ribalta nei giorni scorsi dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad che l’aveva paragonato a quello di Sakineh, accusando gli Usa di seguire una politica “del doppio standard” nel campo dei diritti umani. Federico Piana ne ha parlato con Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio.RealAudioMP3

R. – Abbiamo gli Stati Uniti che riducono in assoluto il numero delle esecuzioni capitali - c’è un percorso di riduzione che ormai va avanti da dieci anni – però poi c’è un meccanismo della macchina della morte, che non si ferma neanche davanti a verosimili prove di innocenza, perché sono processi costosi, perché alla fine tutto e molto dipende dalla difesa. In questo caso noi ci auguriamo ancora, all’ultimo minuto, di un cambiamento di decisione, altrimenti è un piccolo grande orrore che si aggiunge agli orrori.

D. – Dobbiamo anche dire che questo caso si sta consumando tra l'indifferenza generale...

R. – Noi abbiamo lavorato, ovviamente, nel nostro piccolo. Di sicuro, in questo momento, c’è un discreto lavoro di diplomazia, ma dipende dal governatore dello Stato e dipende dai singoli Stati. Non c’è un automatismo tra la pressione internazionale e la ricezione da parte dei singoli Stati americani e come in tutti casi non si accettano ingerenze in affari interni. Quindi, è un problema molto delicato. Il problema strutturale è che oggi gli Stati Uniti sono davanti ad una grande chance, la chance di unirsi al resto del mondo, fermando tutte le esecuzioni capitali e aderendo in qualche misura alla risoluzione che verrà ridiscussa e riapprovata nel tardo autunno-inizio inverno 2010. C’è da fare un lavoro Stato per Stato. Oggi c’è questa vita umana, simbolica, di una tragedia che non si riesce a fermare.

D. – Non si riesce a capire come mai sia ancora possibile mettere a morte una disabile mentale...

R. – La Corte Suprema ha rigettato come incostituzionale sia l’uccisione dei minori, al tempo del delitto del reato contestato, sia dei disabili mentali. Qui siamo di fronte al fatto che non ci sono prove certe della colpevolezza, ma ci sono prove certe di difficoltà mentali. Poi c’è la certezza del fatto che tutto questo non è stato tenuto in nessun conto durante il processo. Nella mia esperienza anche nel braccio della morte, come Comunità di Sant’Egidio, in varie parti degli Stati Uniti, ormai ho maturato la consapevolezza che circa il 15 per cento delle sentenze capitali colpisce una persona che non ha commesso un reato o che non era il più colpevole del gruppo quando il reato è stato commesso, e questo vuol dire uno su sette. Il nodo sta molto nella difesa, molto nei soldi: quindi fermare la pena capitale riavvicinerebbe gli Stati Uniti al resto del mondo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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