Il cardinale di Santiago del Cile sul dramma dei 33 minatori intrappolati: la preghiera
è il loro conforto
In Cile, si sono concluse le prime due fasi delle operazioni di salvataggio dei 33
minatori imprigionati nella miniera di San José dal 5 agosto. E’ in funzione ora la
terza trivella, che aprirà un canale al ritmo di circa 30 metri al giorno. Il ministro
delle Attività minerarie, Golborne, ha reso noto che potrebbero essere tratti in salvo
entro novembre. Il via alla nuova fase dei soccorsi è stato dato in questi giorni
dal presidente, Sebastián Piñera, che ha parlato con i minatori e ha incontrato i
loro familiari. Ma in che modo il Paese e la Chiesa cilena stanno vivendo queste settimane
così difficili? Linda Giannattasio lo ha chiesto all’arcivescovo di Santiago
del Cile, il cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa:
R. - Tutti
i giorni preghiamo per loro. Nella preghiera dei fedeli, in tutte le Messe, si prega
per loro. Tutto il Paese sta seguendo quello che accade all’interno della miniera
e, grazie a Dio, i lavoratori imprigionati stanno bene, e non soltanto per quanto
riguarda la salute ma anche dal punto di vista spirituale. Fin dall’inizio, quando
non avevano ancora un contatto con l’esterno, i minatori hanno suddiviso la giornata
in diverse parti e una parte era dedicata proprio alla preghiera: la fede ha rappresentato
per loro il vero sostegno, assieme all’amore per la propria famiglia. E’ stato per
noi incredibile vedere come abbiano festeggiato il giorno dell’anniversario dell’indipendenza
del nostro Paese - 200 anni, quest’anno - ballando, cantando, sventolando la bandiera
del Cile e con animo molto festoso.
D. - A più di un mese, da quando
cioè questi minatori sono rimasti intrappolati, come stanno vivendo i loro familiari?
R.
- I familiari sono fuori, sopra la miniera. Tutti i giorni sono qui, insieme anche
con i sacerdoti. C’è un momento di preghiera la sera ed è veramente commovente come
lo spirito della fede riesca a portare avanti questa speranza.
D. -
Quali sono, in questo momento, le vostre maggiori preoccupazioni e le vostre speranze?
R.
- Grazie a Dio non abbiamo tante preoccupazioni. E’ chiaro che non possiamo sapere
con certezza se qualcuno un giorno si ammalerà. Finora, però, stanno bene, senza angosce
e con animo veramente fiducioso per un loro ritorno alla libertà. La solidarietà,
la fede, la forza spirituale di ciascuno di questi lavoratori è veramente una cosa
straordinaria.
D. - State avvertendo anche la solidarietà internazionale:
tutto il mondo si sta mobilitando per questo caso...
R. - E’ un appoggio
veramente straordinario e solidale, quello che abbiamo ricevuto da tutto il mondo.
Straordinarie le parole del Santo Padre, la domenica successiva alla notizia, una
volta stabilito un contatto con loro, e l’invio di una corona per ciascuno di loro
per pregare in queste settimane, che io ho portato personalmente alla miniera lo scorso
2 settembre.
D. - Eminenza, c’è un appello che si sente di lanciare
o una testimonianza che vuole lasciare?
R. - Vorrei soprattutto ringraziare,
perché la preghiera è per noi così importante. Quando si sa che tutta la Chiesa sta
pregando per queste persone, questo è per noi di grande importanza. C’è una testimonianza
veramente bella, perché il Paese sta cercando di fare tutto il possibile per riuscire
a salvare queste 33 vite. E’ una cosa straordinaria.