2010-09-21 15:38:37

Riaperta dopo tre anni di lavori la Biblioteca Apostolica Vaticana


Dopo tre anni di lavori, la Biblioteca Apostolica Vaticana ha riaperto ieri i suoi archivi a ricercatori, docenti e studenti del mondo intero, mettendo a loro disposizione un patrimonio di circa 150mila volumi manoscritti, un milione di libri stampati, di cui 8.400 incunaboli, e centinaia di migliaia tra monete, medaglie, stampe e incisioni. Fabio Colagrande ha chiesto al prof. Ambrogio Piazzoni, vice-prefetto della Biblioteca, come sia andato il primo giorno di apertura:RealAudioMP3

R. - Secondo le attese è andata molto bene e, dopo tre anni di chiusura, c’era una grande aspettativa. Gli studiosi che si sono presentati qui il primo giorno, erano in realtà meno di quelli che rappresentano la nostra media di persone: erano 65 persone, mentre normalmente abbiamo 130-140 persone ogni giorno. Probabilmente anche perché spaventati dall’idea che ci sarebbe stata troppa affluenza. Tutto è andato bene. Naturalmente si è verificato anche qualche piccolo inconveniente, che però si è già risolto, come imparare a far funzionare bene le tessere elettroniche che danno ora accesso a vari servizi, oltre che all’ingresso stesso alla Biblioteca e ai vari percorsi, perché ci sono dei percorsi particolari che devono fare gli studiosi. La gente era molto emozionata e - direi - perfino commossa. Ho parlato con qualcuno degli studiosi, che è arrivato ieri, e questa idea della commozione del poter finalmente ritornare qui a studiare era un sentimento molto diffuso.

D. - Immagino che anche per voi vedere di nuovo animarsi le sale, dopo mesi e mesi di cantiere, deve essere stata una bella emozione?

R. - La Biblioteca senza le persone che ci vengono a studiare è un edificio quasi morto. Certo, questo periodo è stato agitassimo, con gli operai che andavano e venivano, e caratterizzato da continui rumori, ma non è questa la sua natura: la sua natura è quella del silenzio, con persone che stanno pensando, che stanno leggendo e che, da questa lettura, traggono motivi e momenti di grande crescita.

D. - Professor Piazzoni, se non sbaglio, nel patrimonio della Biblioteca Vaticana, oltre ad un milione di stampati, ci sono anche circa 150 mila volumi manoscritti. I lavori di ristrutturazione e restauro hanno riguardato anche le sale e gli ambienti dove si conservano questi preziosi manoscritti?

R. - Naturalmente c’è il deposito, che è un deposito sotterraneo, nel quale erano conservati prima e nel quale sono tuttora conservati. Durante questo periodo sono stati del tutto trasferiti, il deposito è stato interamente vuotato e sistemato con alcune novità, come rivestimenti particolari antipolvere, la costruzione di una uscita di sicurezza che non c’era, la riclimatizzazione e la riumidificazione con l’uso di strumentalizzazione nuova e ben sistemata. Abbiamo anche approfittato dell’occasione per costruire una piccola sala di deposito speciale per i papiri che hanno bisogno di condizioni climatiche diverse.

D. - Diciamo anche che lo spirito di servizio, lo spirito umanistico ed universale con cui svolgete il vostro servizio alla Biblioteca Vaticana, fa sì che questo non sia solo un ruolo di conservazione di libri e manoscritti, ma sia anche un luogo di incontro, mi sembra…

R. - Certamente sì. Le parole che aveva usato Papa Niccolò V, alla metà del ‘400, per indicare la Biblioteca che stava fondando era quello di costruire questa nuova istituzione per quella che lui chiamava la “comune utilità degli uomini di scienza”. E’ stata una innovazione molto importante, perché significava una biblioteca pubblica, in qualche modo, e non soltanto riservata alla Curia. In realtà questa missione - la comune utilità degli uomini - è la missione che ancora oggi ci sforziamo di compiere. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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