I vescovi del Mediterraneo accendono i riflettori su libertà religiosa e reciprocità
Attenzione e rispetto per le religioni e per le culture, riconoscendone pari dignità
a prescindere dal numero di coloro che ne sono interpreti. È l’appello rivolto a tutti
i Paesi del bacino del Mediterraneo a firma dell’arcivescovo Thomas Yeh Sheng-nan,
nunzio apostolico in Algeria e Tunisia, da Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento,
da Maroun Lahham, arcivescovo di Tunisi, da Ghaleb Abdalla Bader, arcivescovo metropolita
di Algeri, da Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, e da Kamal Batish, vescovo
ausiliare emerito di Gerusalemme. Il richiamo alla libertà religiosa è stato presentato
nell’ambito di “Sponde”, la manifestazione dedicata al confronto interculturale promossa
dalla diocesi di Mazara del Vallo e dal Ministero degli esteri italiano. Nel testo,
di cui dà notizia L’Avvenire, i presuli precisano che non si tratta solo di perseguire
la reciprocità ma di garantire spazi e ambiti di libertà alle persone e ai valori
di cui sono portatrici. “A tutte le chiese d’Europa chiediamo di premere sull’opinione
pubblica affinché in tutti i Paesi del Mediterraneo venga tutelata la libertà religiosa
e diritti delle minoranze”, ha affermato il vescovo di Tunisi Lahham. “Il senso di
solitudine che viviamo non è vittimismo ma un dato di fatto”, sottolinea l’arcivescovo
di Algeri Ghaleb Abdalla Bader. Dal canto suo, mons. Mogavero ha ricordato la figura
del vescovo Luigi Padovese, ucciso nel giugno scorso in Turchia, denunciando come
“l’uccisione di cristiani e membri del clero non faccia notizia e non venga accolta
senza indignazione”. L’incontro si è aperto con un messaggio di Benedetto XVI che
esorta a coniugare l’accoglienza con il rispetto delle leggi per un’autentica integrazione.
Nel telegramma, il pontefice incoraggia, infine, le comunità ecclesiali del Mediterraneo
ad aprirsi al fenomeno migratorio non solo con interventi di solidarietà ma anche
con un’opportuna opera di prima evangelizzazione tra la moltitudine di immigrati non
cristiani”. (M.G.)