Ban Ki-moon: i governi diano ai giovani un mondo di pace
Oggi, Giornata internazionale della Pace. In un messaggio, il segretario generale
dell’Onu, Ban Ki-moon ha chiesto ai governi di dare in particolar modo ai giovani,
a volte vulnerabili alle forze dell’estremismo, un mondo di tolleranza. In Italia,
la Tavola della Pace ha presentato la propria mobilitazione in vista della consueta
marcia, che si terrà da Perugia ad Assisi il prossimo 25 settembre 2011. Alessandro
Guarasci:
Una nuova
cultura di pace passa attraverso tanti piccoli gesti quotidiani, ma anche attraverso
la stampa. La Tavola della Pace intende parlarne per un anno intero, da qui al 25
settembre 2011, e oggi ha fatto il punto della situazione, tra l’altro, con le Associazioni
che si occupano di informazione. Per l’occasione l’Osservatorio Tg di Articolo 21
ha monitorato i telegiornali nazionali nel periodo 6-17 settembre. Sentiamo Flavio
Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, e Alberto Baldazzi,
ideatore dell’Osservatorio Tg:
D. - Flavio Lotti, una giornata per sensibilizzare
la stampa ai temi della pace e della guerra...
R. - Pace è una parola
che è stata persino cancellata dal dibattito politico e spesso compare nell’informazione
in modo molto deformato, lontano dalla realtà. La pace, invece, è quel bene più profondo
e di cui abbiamo disperato bisogno se vogliamo davvero vivere una vita migliore.
D.
- Questo serve anche per formare le coscienze…
R. - Assolutamente sì.
Noi abbiamo bisogno di una nuova scala di valori; abbiamo bisogno di riscoprire i
valori che sono anche al centro della nostra Costituzione; abbiamo bisogno di ridare
loro un vero peso, una vera sostanza. Dobbiamo riscoprire il loro significato autentico.
E’ quello che vogliamo fare con il programma che oggi lanciamo, un programma di un
anno centrato sull’educazione, sulla formazione, sull’informazione e sul protagonismo
dei giovani.
D. - Alberto Baldazzi, i Tg italiani quanto spazio dedicano
ai temi della pace e, più in generale, quelli che riguardano l’attualità internazionale?
R.
- Siamo intorno al 20 per cento, ma è un 20 per cento apparente, perché una sottodivisione
ci porta a dire che per un circa 20 per cento questi stessi titoli e questi stessi
argomenti fanno riferimento esclusivamente ad una dinamica di infoentertainment
e di gossip. Mi piace segnale che dopo Berlusconi, nel periodo marzo-aprile, il
cognome più citato dai titoli dei Tg italiani è stato Clooney, subito dopo Sarkozy
e nella logica Bruni-Sarkozy. La guerra è guerra soltanto se ci sono truppe europee,
occidentali o italiane.
D. - Insomma, dei Tg molto provinciali?
R.
- Sì, molto provinciali. E questa è una caratteristica soprattutto dei Tg italiani.
Sicuramente c’è una disattenzione sostanziale ai temi internazionali. Faccio un altro
esempio, che è aberrante: nelle ultime due settimane, l’intera titolazione dei Tg
italiani di prima serata ha regalato zero titoli alla vicenda del Pakistan e delle
alluvioni.