2010-09-20 15:58:01

Modena-Carpi-Sassuolo: si è chiuso il Festival della Filosofia sul tema della fortuna


Incertezza, precarietà, imprevedibilità: sono nostri compagni di viaggio esistenziale. Ce ne siamo accorti in epoca recente, nella “post-modernità”. Tuttavia, non sono un “male curabile” del nostro tempo, ma una caratteristica dell’essere umano in quanto tale: occorre imparare a conviverci, dunque, elaborando “strategie”, per trasformare i rischi in opportunità. Questo il “filo rosso” dei diversi interventi al Festival della Filosofia a Modena, Carpi e Sassuolo, dedicato quest’anno al tema della Fortuna. La Rassegna ha chiuso ieri la sua tre giorni, registrando la partecipazione di oltre 150mila persone, in fila, sotto la pioggia, per ascoltare, dalla viva voce, intellettuali di diverse discipline e fedi; forse, nella speranza di ricevere un “manuale di vita” per l’età contemporanea. Tra gli ospiti eccellenti di questa edizione: i sociologi Zygmunt Bauman e Franck Furedi, l’antropologo Marc Augè, il filosofo Jean Luc Nancy, il paleontologo Niels Eldredge, gli italiani Remo Bodei, Massimo Cacciari, Carlo Galli, Salvatore Natoli, Emanuele Severino. Con entusiasmo sono stati seguiti i rappresentanti del mondo cattolico: in particolare, il fondatore e priore della Comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi, e il teologo Piero Coda, preside dell’Istituto universitario “Sophia” di Loppiano (Fi), da oggi a Vienna per l’incontro della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. La stessa etimologia di “precarietà” – da prex (preghiera) – richiama la dimensione religiosa, “la possibilità di ottenere qualcosa con la preghiera”, ha ricordato Bianchi. “La preghiera stessa è un atto “precario”: può essere esaudita o meno”. La precarietà, quindi, è tipica dell’essere umano, così come la fede. “Per vivere, abbiamo bisogno di fidarci di qualcuno a cui affidarci”. Il male del nostro tempo è proprio questa incapacità di credere e di fidarsi, gli uni degli altri, innanzitutto, e di Dio. E quest’assenza di fiducia genera confusione, paura, depressione. “Non basta dire che Dio esiste per essere credenti”, ha affermato Bianchi. “Bisogna ogni giorno fidarsi dell’altro e affidarsi a Dio, a Gesù, che è credibile e affidabile”. L’incontro con i cristiani deve generare fiducia e amore per la vita. Gesù “incontra tutti: poveri e ricchi, stranieri, pagani, giusti e peccatori”, e con tutti “crea uno spazio di fiducia”. Infatti – ha ben detto Piero Coda – a differenza della dea Fortuna, che cieca, bendata, distribuisce a casaccio beni e malanni, “Dio vede, guarda, scruta”, con benevolenza e misericordia, ed “elegge ogni persona in Cristo”, con “un sì assoluto e incondizionato”. (Da Modena, Emanuela Bambara)







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