Padre Lombardi: il Papa, messaggero di amicizia e di gioia
Il Papa, nell’omelia per la Beatificazione del cardinale Newman, ha messo l’accento
sull’attualità di questa figura, posta al centro del viaggio apostolico nel Regno
Unito. Ascoltiamo in proposito la riflessione del direttore della Sala Stampa vaticana,
padre Federico Lombardi, al microfono di Alessandro Gisotti:
R. – Mi pare
che sia un po’ la conclusione naturale di questo viaggio, la Beatificazione. Non solo
la personalità di Newman era già presente con accenni e riferimenti, ed in particolare
durante la veglia di ieri sera, però nell’omelia del Papa è stato espresso molto bene
come Newman incarni tanti dei messaggi che questa visita ha voluto dare. Cioè la
bellezza e la gioia della fede in Cristo come fondamento di un servizio positivo per
la società in cui si vive, come fondamento di una testimonianza efficace di grande
carità per la comunità in cui si vive e come la fede cristiana sia un cammino di ricerca
della verità sempre più profondo che giunge sempre più pienamente all’incontro con
Cristo e quindi alla santità. Direi che la figura di Newman, che è così affascinante,
che è così tipicamente inglese, anche come personalità e come cultura, diventa un
messaggio molto grande per questo Paese e anche per gli altri Paesi di lingua inglese
dove è molto conosciuto e apprezzato – penso ad esempio agli Stati Uniti – ma ora
che la beatificazione lo ha messo un po’ sul candeliere per tutto il popolo cristiano,
diventerà certamente anche un’ispirazione molto grande. E’ una personalità che ha
una profonda sintonia con quella del Santo Padre per l’unione fra esperienza di cultura
ed esperienza di fede, per la profonda spiritualità per il senso di ricerca della
verità. Quindi, capiamo anche perché il Papa ha desiderato di fare lui stesso questa
Beatificazione. Si è sentita una sintonia profonda di sensibilità, di impostazione
dell’esperienza di fede.
D. – Questo viaggio ha vissuto tanti momenti
pubblici, definiti storici, memorabili, alcuni commoventi…
R. – Io direi
che veramente ognuno di questi momenti ha avuto la sua caratteristica: quello a Westminster
Hall per me è stato estremamente commovente perché vedere un’attenzione così profonda,
così totale da parte di rappresentanti più vari di una società multiculturale, una
società anche secolarizzata, ma consapevole dell’importanza dei valori, mi ha toccato
molto. Come pure la straordinaria cerimonia ecumenica nella Westminster Abbey che
mi ha fatto capire la profondità della comunità di tradizione tra la Chiesa anglicana
e la Chiesa cattolica anche nell’espressione liturgica, ad esempio. E poi certamente
i momenti delle celebrazioni eucaristiche sono stati di profondissima gioia per la
comunità cristiana. La Messa al Bellahouston Park per gli scozzesi, la Messa a Londra
nella Cattedrale di Westminster e poi quella di oggi qui a Birmingham, sono state
vere feste della fede. Momento toccante è stato anche quello dell’incontro con le
vittime degli abusi, che è stato significativo del modo in cui il Santo Padre affronta
questa questione così delicata per la Chiesa oggi, che però in questo viaggio ha affrontato
in tre modi diversi: con le parole dell’omelia, con l’incontro con le vittime e con
l’incontro con le persone impegnate nella salvaguardia, nella tutela dei giovani e
dei bambini. Quest’ultimo aspetto è un po’ una novità rispetto ad altri viaggi e dimostra
la completezza degli approcci con cui la Chiesa deve affrontare questa situazione
guardando anche in avanti e mettendo proprio tutte le premesse perché la testimonianza
sia credibile e ci sia la garanzia di poter evitare per sempre il ripetersi di errori
e di crimini.
D. – Molti giornali inglesi hanno messo l’accento, tra
le tante cose sottolineate di questo viaggio, sul sorriso del Santo Padre. Davvero,
anche visivamente, abbiamo visto la sua gioia. Con quali sentimenti, dunque, ha vissuto
questa visita così intensa?
R. – Il Santo Padre è una persona di spiritualità
e serenità molto profonda, quindi questo atteggiamento dello sguardo sereno lo accompagna
sempre. Per chi lo conosce non è una sorpresa, a volte è una sorpresa per chi non
lo conosce ancora o per chi ha avuto delle presentazioni assolutamente inesatte della
sua personalità e dei suoi atteggiamenti, quindi sono molto contento quando la gente
– anche attraverso l’aiuto del mezzo televisivo – entra un po’ di più nella spiritualità
e nell’atteggiamento umano del Papa. Anche durante il viaggio negli Stati Uniti, ad
esempio, uno dei motivi del successo – per così dire – del viaggio era stato che gli
americani avevano capito bene, proprio attraverso le riprese televisive che la persona
che era venuta era un amico, un grande amico, perché aveva un messaggio di amicizia,
di gioia, un messaggio costruttivo da portare. Questo chiunque lo incontra lo sperimenta
e sono molto contento che lo abbiano sperimentato, anche largamente, tutti i cittadini
del Regno Unito e non solo, anche quelli che attraverso la televisione hanno potuto
partecipare anche da lontano a questi eventi.