La visita privata nell’Oratorio di San Filippo Neri fondato dal cardinale Newman
Dopo la Messa di Beatificazione, il Papa si è recato nell’Oratorio di San Filippo
Neri fondato da John Henry Newman. Il tragitto in papamobile è stato seguito da due
ali di folla festante. Benedetto XVI ha offerto un nuovo fuori programma per rispondere
a tanto affetto, andando a salutare personalmente i tanti, soprattutto giovani, giunti
per vederlo, e benedicendo dei bambini. La visita nell'Oratorio ha avuto carattere
privato, ma nondimeno è stata di grande significato. Quando si convertì al cattolicesimo
nel 1845, infatti, il nuovo Beato scelse proprio la famiglia degli oratoriani. Oggi,
è dunque un giorno di grande gioia per tutti i seguaci di San Filippo Neri. Alessandro
Gisotti ha raccolto la testimonianza di padre Edoardo Aldo Cerrato, procuratore
generale degli Oratoriani:
R. – Per
noi oratoriani la Beatificazione di Newman, prima di ogni altra cosa, è un richiamo
alla vocazione alla santità sulla via tracciata da San Filippo. Naturalmente questa
Beatificazione per noi è motivo di gioia speciale. Newman è uno della famiglia.
D.
– “Dalle ombre e dalle immagini alla verità”. Sono le parole che John Henry Newman
fece dettare per la sua tomba. Questa ricerca della verità è stata in fondo il tratto
fondamentale di tutta la sua vita...
R. – “Ex umbra et imaginibus ad
veritatem” è la cifra della intera visione che Newman ha del mondo: esprime la destinazione
reale della nostra intelligenza la quale abitando nella sfera della manifestazione
- “imago” - e della parvenza - “umbra” - deve volere e cercare con tutta se stessa
una certezza legittimata dalla verità. Di questa certezza Newman ha pensato le condizioni
nell’epoca moderna senza cedere in nulla a quella che egli chiamava l’ “apostasia
dei nostri tempi”, cioè la persuasione diffusa che dove è in gioco il nostro rapporto
con l’Assoluto possiamo pervenire soltanto a posizioni opinabili senza poter affermare
niente di stabile e, quindi, nulla che meriti di essere posto a fondamento della propria
vita.
D. – Quanto una figura come Newman che seppe coniugare efficacemente
fede e ragione può aiutare oggi la testimonianza cristiana in un mondo che, come più
volte ha avvertito Benedetto XVI, vive come se Dio non esistesse?
R.
– L’esperienza di Newman è esperienza di fede vagliata alla luce della ragione. Il
cristiano è chiamato ad essere libero ma non indipendente, tanto più in un momento
storico e culturale come quello che stiamo vivendo nel quale si assiste ad un capovolgimento
di categorie per cui l’indipendenza personale sembra più importante della verità al
punto che per la cultura avere un legame con la verità, con il bene, sembra essere
un fatto negativo.
D. – Di Newman si conosce soprattutto il tratto intellettuale,
il suo pensiero. Può soffermarsi sulla sua spiritualità, dove certo ritroviamo l’influsso
dell’Oratorio di San Filippo Neri?
R. – Nella spiritualità di Newman
risuona profondamente la spiritualità dell’oratorio filippino. La vocazione oratoriana
ha segnato la vita e l’opera di Newman, la sua appartenenza all’oratorio ha caratterizzato
metà della sua vita, quella vissuta nella Chiesa cattolica. Si può dire che il suo
cammino di conversione è fotografato anche dal motto che Newman scelse per il sostegno
cardinalizio: “Cor ad cor loquitur”. “Cor ad cor loquitur”, direi, esprime il principio
fondamentale della vocazione cristiana, una chiamata all’incontro personale con Dio
in Cristo.