Il Papa alla Beatificazione del cardinale Newman: fedeli laici non arroganti né polemici
ma che sappiano cosa credono
“Voglio un laicato non arrogante, non precipitoso nei discorsi, non polemico, ma uomini
che conoscono la propria religione, che in essa vi entrino, che sappiano bene dove
si ergono, che sanno cosa credono e cosa non credono, che conoscono il proprio credo
così bene da dare conto di esso, che conoscono così bene la storia da poterlo difendere”:
il Papa ha citato stamani queste parole del cardinale Newman in occasione della sua
Beatificazione al Cofton Park di Birmingham nell’ultima giornata del suo viaggio
nel Regno Unito. Benedetto XVI ha ricordato anche che questa domenica “segna un momento
significativo nella vita della nazione britannica, poiché è il giorno prescelto per
commemorare il 70.mo anniversario della ‘Battle of Britain’. Per me, che
ho vissuto e sofferto lungo i tenebrosi giorni del regime nazista in Germania – ha
detto il Papa - è profondamente commovente essere qui con voi in tale occasione, e
ricordare quanti dei vostri concittadini hanno sacrificato la propria vita, resistendo
coraggiosamente alle forze di quella ideologia maligna. Il mio pensiero va in particolare
alla vicina Coventry, che ebbe a soffrire un così pesante bombardamento e una grave
perdita di vite umane nel novembre del 1940. Settant’anni dopo, ricordiamo con vergogna
ed orrore la spaventosa quantità di morte e distruzione che la guerra porta con sé
al suo destarsi, e rinnoviamo il nostro proposito di agire per la pace e la riconciliazione
in qualunque luogo in cui sorga la minaccia di conflitti”. Ecco il testo dell’omelia
del Papa:
Omelia Del Santo Padre
Cari Fratelli e Sorelle
in Cristo,
la giornata odierna che ci ha portati qui insieme a Birmingham
è di grande auspicio. In primo luogo, è il giorno del Signore, domenica, il giorno
in cui nostro Signore Gesù Cristo risuscitò dai morti e cambiò per sempre il corso
della storia umana, offrendo vita e speranza nuove a quanti vivevano nelle tenebre
e nell’ombra della morte. Questa è la ragione per cui i cristiani in tutto il mondo
si riuniscono insieme in questo giorno per dar lode e ringraziare Dio per le grandi
meraviglie da lui operate per noi. Questa domenica particolare, inoltre, segna un
momento significativo nella vita della nazione britannica, poiché è il giorno prescelto
per commemorare il 70mo anniversario della “Battle of Britain”.
Per me, che ho vissuto e sofferto lungo i tenebrosi giorni del regime nazista in Germania,
è profondamente commovente essere qui con voi in tale occasione, e ricordare quanti
dei vostri concittadini hanno sacrificato la propria vita, resistendo coraggiosamente
alle forze di quella ideologia maligna. Il mio pensiero va in particolare alla vicina
Coventry, che ebbe a soffrire un così pesante bombardamento e una grave perdita di
vite umane nel novembre del 1940. Settant’anni dopo, ricordiamo con vergogna ed orrore
la spaventosa quantità di morte e distruzione che la guerra porta con sé al suo destarsi,
e rinnoviamo il nostro proposito di agire per la pace e la riconciliazione in qualunque
luogo in cui sorga la minaccia di conflitti. Ma vi è un ulteriore, più gioiosa ragione
del perché questo è un giorno fausto per la Gran Bretagna, per le Midlands e per Birmingham.
E’ il giorno che vede il Cardinale John Henry Newman formalmente elevato agli altari
e dichiarato Beato.
Ringrazio l’Arcivescovo Bernard Longley per il cortese
benvenuto rivoltomi questa mattina, all’inizio della Messa. Rendo omaggio a tutti
coloro che hanno lavorato così intensamente per molti anni per promuovere la causa
del Cardinale Newman, inclusi i Padri dell’Oratorio di Birmingham e i membri della
Famiglia spirituale Das Werk. E saluto tutti coloro che sono qui venuti dall’intera
Gran Bretagna, dall’Irlanda e da altrove; vi ringrazio per la vostra presenza a questa
celebrazione, durante la quale rendiamo gloria e lode a Dio per le virtù eroiche di
questo sant’uomo inglese.
L’Inghilterra ha una grande tradizione di
Santi martiri, la cui coraggiosa testimonianza ha sostenuto ed ispirato la comunità
cattolica locale per secoli. E tuttavia è giusto e conveniente che riconosciamo oggi
la santità di un confessore, un figlio di questa Nazione che, pur non essendo chiamato
a versare il proprio sangue per il Signore, gli ha tuttavia dato testimonianza eloquente
nel corso di una vita lunga dedicata al ministero sacerdotale, specialmente alla predicazione,
all’insegnamento e agli scritti. E’ degno di prendere il proprio posto in una lunga
scia di Santi e Maestri di queste isole, san Beda, sant’Hilda, san Aelredo, il beato
Duns Scoto solo per nominarne alcuni. Nel beato John Henry quella gentile tradizione
di insegnamento, di profonda saggezza umana e di intenso amore per il Signore ha dato
ricchi frutti quale segno della continua presenza dello Spirito Santo nel profondo
del cuore del Popolo di Dio, facendo emergere abbondanti doni di santità.
Il
motto del Cardinale Newman, Cor ad cor loquitur, “il cuore parla al cuore”, ci permette
di penetrare nella sua comprensione della vita cristiana come chiamata alla santità,
sperimentata come l’intenso desiderio del cuore umano di entrare in intima comunione
con il Cuore di Dio. Egli ci rammenta che la fedeltà alla preghiera ci trasforma gradualmente
nell’immagine divina. Come scrisse in uno dei suoi forbiti sermoni: “l’abitudine alla
preghiera, che è pratica di rivolgersi a Dio e al mondo invisibile in ogni stagione,
in ogni luogo, in ogni emergenza, la preghiera, dico, ha ciò che può essere chiamato
un effetto naturale nello spiritualizzare ed elevare l’anima. Un uomo non è più ciò
che era prima; gradualmente… ha interiorizzato un nuovo sistema di idee ed è divenuto
impregnato di freschi principi” (Parochial and plain sermons, IV, 230-231). Il Vangelo
odierno ci dice che nessuno può essere servo di due padroni (cfr Lc 16,13), e l’insegnamento
del Beato John Henry sulla preghiera spiega come il fedele cristiano si sia posto
in maniera definitiva al servizio dell’unico vero Maestro, il quale soltanto ha il
diritto alla nostra devozione incondizionata (cfr Mt 23,10). Newman ci aiuta a comprendere
cosa significhi questo nella nostra vita quotidiana: ci dice che il nostro divino
Maestro ha assegnato un compito specifico a ciascuno di noi, un “servizio ben definito”,
affidato unicamente ad ogni singolo: “io ho la mia missione – scrisse – sono un anello
in una catena, un vincolo di connessione fra persone. Egli non mi ha creato per niente.
Farò il bene, compirò la sua opera; sarò un angelo di pace, un predicatore di verità
proprio nel mio posto… se lo faccio obbedirò ai suoi comandamenti e lo servirò nella
mia vocazione” (Meditations and devotions, 301-2).
Lo specifico servizio
al quale il Beato John Henry Newman fu chiamato comportò l’applicazione del suo sottile
intelletto e della sua prolifica penna a molti dei più urgenti “problemi del giorno”.
Le sue intuizioni sulla relazione fra fede e ragione, sullo spazio vitale della religione
rivelata nella società civilizzata, e sulla necessità di un approccio all’educazione
ampiamente fondato e a lungo raggio, non furono soltanto di importanza profonda per
l’Inghilterra vittoriana, ma continuano ancor oggi ad ispirare e ad illuminare molti
in tutto il mondo. Desidero rendere onore alla sua visione dell’educazione, che ha
fatto così tanto per plasmare l’”ethos” che è la forza sottostante alle scuole ed
agli istituti universitari cattolici di oggi. Fermamente contrario ad ogni approccio
riduttivo o utilitaristico, egli cercò di raggiungere un ambiente educativo nel quale
la formazione intellettuale, la disciplina morale e l’impegno religioso procedessero
assieme. Il progetto di fondare un’università cattolica in Irlanda gli diede l’opportunità
di sviluppare le proprie idee su tale argomento e la raccolta di discorsi da lui pubblicati
come The Idea of a University contiene un ideale dal quale possono imparare quanti
sono impegnati nella formazione accademica. Ed in verità, quale meta migliore potrebbero
proporsi gli insegnanti di religione se non quel famoso appello del Beato John Henry
per un laicato intelligente e ben istruito: “Voglio un laicato non arrogante, non
precipitoso nei discorsi, non polemico, ma uomini che conoscono la propria religione,
che in essa vi entrino, che sappiano bene dove si ergono, che sanno cosa credono e
cosa non credono, che conoscono il proprio credo così bene da dare conto di esso,
che conoscono così bene la storia da poterlo difendere” (The Present Position of Catholics
in England, IX, 390). Oggi quando l’autore di queste parole viene innalzato sugli
altari, prego che, mediante la sua intercessione ed il suo esempio, quanti sono impegnati
nel compito dell’insegnamento e della catechesi siano ispirati ad un più grande sforzo
dalla sua visione, che così chiaramente pone davanti a noi.
Mentre il
testamento intellettuale di John Henry Newman è stato quello che comprensibilmente
ha ricevuto le maggiori attenzioni nella vasta pubblicistica sulla sua vita e la sua
opera, preferisco in questa occasione, concludere con una breve riflessione sulla
sua vita di sacerdote e di pastore d’anime. Il calore e l’umanità che sottostanno
al suo apprezzamento del ministero pastorale vengono magnificamente espressi da un
altro dei suoi famosi discorsi: “Se gli angeli fossero stati i vostri sacerdoti, cari
fratelli, non avrebbero potuto partecipare alle vostre sofferenze, né compatirvi,
né aver compassione per voi, né provare tenerezza nei vostri confronti e trovare motivi
per giustificarvi, come possiamo noi; non avrebbero potuto essere modelli e guide
per voi, ed avervi condotto dal vostro uomo vecchio a vita nuova, come lo possono
quanti vengono dal vostro stesso ambiente (“Men, not Angels: the Priests of the Gospel”,
Discourses to mixed congregations, 3). Egli visse quella visione profondamente umana
del ministero sacerdotale nella devota cura per la gente di Birmingham durante gli
anni spesi nell’Oratorio da lui fondato, visitando i malati ed i poveri, confortando
i derelitti, prendendosi cura di quanti erano in prigione. Non meraviglia che alla
sua morte molte migliaia di persone si posero in fila per le strade del luogo mentre
il suo corpo veniva portato alla sepoltura a mezzo miglio da qui. Cento vent’anni
dopo, grandi folle si sono nuovamente qui riunite per rallegrarsi del solenne riconoscimento
della Chiesa per l’eccezionale santità di questo amatissimo padre di anime. Quale
modo migliore per esprimere la gioia di questo momento se non quella di rivolgerci
al nostro Padre celeste in cordiale ringraziamento, pregando con le parole poste dal
Beato John Henry Newman sulle labbra dei cori degli angeli in cielo: Lode
a Colui che è Santissimo nell’alto dei cieli E lode sia nelle profondità; Bellissimo
in tutte le sue parole, ma ben di più in tutte le sue vie! (The
dream of Gerontius).