Una democrazia non emargina la fede e rispetta la coscienza dei credenti: così il
Papa a Westminster Hall
Una vera democrazia non emargina la religione, ma promuove la collaborazione tra fede
e ragione: è quanto affermato ieri da Benedetto XVI nello storico discorso a Westminister
Hall, rivolto alla società civile britannica. Un intervento appassionato che è stato
seguito con grande attenzione da parte dello straordinario uditorio, che comprendeva,
tra gli altri, gli ultimi primi ministri britannici da Margareth Thatcher in poi.
Un clima di rispetto e partecipazione che è stato anche sottolineato dalla baronessa
Hayman, speaker della “House of Lords”, nel saluto di ringraziamento al Papa. Da Londra,
il servizio del nostro inviato, Alessandro Gisotti:
Fede e ragione
dialoghino per il bene della nostra civiltà. Da Westminster Hall, cuore della democrazia
britannica, Benedetto XVI ha levato un vibrante appello a non escludere la religione
dalla sfera pubblica. In questo luogo, scrigno di una storia lunga quasi mille anni,
il Papa ha dunque offerto un’appassionata riflessione sul rapporto tra fede e bene
comune. Il Pontefice ha svolto il suo ragionamento, partendo dalla luminosa figura
di San Tommaso Moro, che scelse di servire Dio prima del suo sovrano, anche a costo
della vita:
“The dilemma which faced More in those difficult times…” “Il
dilemma con cui Tommaso Moro si confrontava, in quei tempi difficili – ha detto il
Papa – la perenne questione del rapporto tra ciò che è dovuto a Cesare e ciò che è
dovuto a Dio”, mi offre l’opportunità di riflettere “sul giusto posto che il credo
religioso mantiene nel processo politico”.
Ha constatato che “le questioni
di fondo che furono in gioco nel processo contro Tommaso Moro, continuano a presentarsi,
in termini sempre nuovi, con il mutare delle condizioni sociali”:
“Each
generation, as it seeks to advance the common good…” “Ogni generazione
– ha detto il Papa – mentre cerca di promuovere il bene comune, deve chiedersi sempre
di nuovo: quali sono le esigenze che i governi possono ragionevolmente imporre ai
propri cittadini?”
Tali questioni, ha osservato, “ci portano direttamente
ai fondamenti etici del discorso civile”. Ed ha avvertito che “se i principi morali
che sostengono il processo democratico” si fondano, solo “sul consenso sociale, allora
la fragilità del processo si mostra in tutta la sua evidenza”. E’ qui, ha affermato,
che “si trova la reale sfida per la democrazia”.
“The inadequacy
of pragmatic, short-term solutions to complex…” “L’inadeguatezza di
soluzioni pragmatiche, di breve termine, ai complessi problemi sociali ed etici –
ha detto il Papa – è stata messa in tutta evidenza dalla recente crisi finanziaria
globale”.
Vi è, ha aggiunto, “un vasto consenso sul fatto che la mancanza
di un solido fondamento etico dell’attività economica abbia contribuito a creare la
situazione di grave difficoltà nella quale si trovano ora milioni di persone nel mondo”.
Ciò, ha aggiunto, vale anche per la politica:
“The central question
at issue …” “La questione centrale in gioco, dunque, – ha detto il Papa
- è la seguente: dove può essere trovato il fondamento etico per le scelte politiche?”.
Benedetto XVI ha risposto soffermandosi sul ruolo della religione nel dibattito politico
che, ha sottolineato, “non è tanto quello di fornire” delle norme e ancora meno “di
proporre soluzioni politiche concrete, cosa che è del tutto al di fuori della competenza
della religione”, bensì piuttosto di “aiutare nel purificare e gettare luce sull’applicazione
della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi”. Un ruolo “correttivo”
della religione nei confronti della ragione, ha riconosciuto, che “non è sempre bene
accolto, in parte poiché delle forme distorte di religione, come il settarismo e il
fondamentalismo, possono mostrarsi esse stesse causa di seri problemi sociali”.
A
loro volta, ha proseguito, “queste distorsioni della religione emergono quando viene
data una non sufficiente attenzione al ruolo purificatore” della ragione:
“This
is why I would suggest that the world of reason…” “Per questo – ha detto
– vorrei suggerire che il mondo della ragione ed il mondo della fede” hanno bisogno
l’uno dell’altro e “non dovrebbero avere timore di entrare in un profondo e continuo
dialogo, per il bene della nostra civiltà”. La religione, ha ribadito, non è per
i legislatori “un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale
al dibattito pubblico nella nazione”.
In tale contesto, ha dunque espresso
la propria “preoccupazione di fronte alla crescente marginalizzazione della religione,
in particolare del Cristianesimo”, anche “in nazioni che attribuiscono alla tolleranza
un grande valore”:
“There are those who argue that the public celebration…” “Vi
sono alcuni – ha notato – che sostengono che la voce della religione andrebbe messa
a tacere, o tutt’al più relegata alla sfera puramente privata”. Vi sono alcuni, ha
soggiunto, secondo i quali “la celebrazione pubblica di festività come il Natale andrebbe
scoraggiata”, in base alla “discutibile convinzione che essa potrebbe in qualche modo
offendere coloro che appartengono ad altre religioni o a nessuna”.
Ancora,
ha ricordato, c’è chi ritiene che i cristiani impegnati in politica dovrebbero “in
determinati casi, agire contro la propria coscienza”:
“These are
worrying signs of a failure to appreciate not…” “Questi – è stato il
monito del Papa – sono segni preoccupanti dell’incapacità di tenere nel giusto conto”
il “ruolo legittimo della religione nella sfera pubblica”. Di qui l’invito “a cercare
vie per promuovere ed incoraggiare il dialogo tra fede e ragione ad ogni livello della
vita nazionale”.
Il Papa ha riconosciuto questa disponibilità alla cooperazione
nell’invito senza precedenti a parlare a Westminster Hall. Ed ha rammentato che il
governo britannico e la Santa Sede si sono impegnati in molti ambiti, dal commercio
equo al finanziamento allo sviluppo e alla difesa dell’ambiente.
Per
questo, si è detto certo che, nel Regno Unito, vi siano molti campi in cui “la Chiesa
e le pubbliche autorità possono lavorare insieme per il bene dei cittadini”:
“For
such cooperation to be possible, religious bodies…” “Affinché questa
cooperazione sia possibile – ha detto – le istituzioni religiose”, legate alla Chiesa
cattolica, “devono essere libere di agire in accordo con i propri principi” e “convinzioni,
basate sulla fede e sull’insegnamento ufficiale della Chiesa”. In questo modo, ha
concluso, “potranno essere garantiti quei diritti fondamentali, quali la libertà religiosa,
la libertà di coscienza e la libertà di associazione”.