2010-09-18 08:31:46

Una democrazia non emargina la fede e rispetta la coscienza dei credenti: così il Papa a Westminster Hall


Una vera democrazia non emargina la religione, ma promuove la collaborazione tra fede e ragione: è quanto affermato ieri da Benedetto XVI nello storico discorso a Westminister Hall, rivolto alla società civile britannica. Un intervento appassionato che è stato seguito con grande attenzione da parte dello straordinario uditorio, che comprendeva, tra gli altri, gli ultimi primi ministri britannici da Margareth Thatcher in poi. Un clima di rispetto e partecipazione che è stato anche sottolineato dalla baronessa Hayman, speaker della “House of Lords”, nel saluto di ringraziamento al Papa. Da Londra, il servizio del nostro inviato, Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

Fede e ragione dialoghino per il bene della nostra civiltà. Da Westminster Hall, cuore della democrazia britannica, Benedetto XVI ha levato un vibrante appello a non escludere la religione dalla sfera pubblica. In questo luogo, scrigno di una storia lunga quasi mille anni, il Papa ha dunque offerto un’appassionata riflessione sul rapporto tra fede e bene comune. Il Pontefice ha svolto il suo ragionamento, partendo dalla luminosa figura di San Tommaso Moro, che scelse di servire Dio prima del suo sovrano, anche a costo della vita:

“The dilemma which faced More in those difficult times…”
“Il dilemma con cui Tommaso Moro si confrontava, in quei tempi difficili – ha detto il Papa – la perenne questione del rapporto tra ciò che è dovuto a Cesare e ciò che è dovuto a Dio”, mi offre l’opportunità di riflettere “sul giusto posto che il credo religioso mantiene nel processo politico”.

Ha constatato che “le questioni di fondo che furono in gioco nel processo contro Tommaso Moro, continuano a presentarsi, in termini sempre nuovi, con il mutare delle condizioni sociali”:

“Each generation, as it seeks to advance the common good…”
“Ogni generazione – ha detto il Papa – mentre cerca di promuovere il bene comune, deve chiedersi sempre di nuovo: quali sono le esigenze che i governi possono ragionevolmente imporre ai propri cittadini?”

Tali questioni, ha osservato, “ci portano direttamente ai fondamenti etici del discorso civile”. Ed ha avvertito che “se i principi morali che sostengono il processo democratico” si fondano, solo “sul consenso sociale, allora la fragilità del processo si mostra in tutta la sua evidenza”. E’ qui, ha affermato, che “si trova la reale sfida per la democrazia”.

“The inadequacy of pragmatic, short-term solutions to complex…”
“L’inadeguatezza di soluzioni pragmatiche, di breve termine, ai complessi problemi sociali ed etici – ha detto il Papa – è stata messa in tutta evidenza dalla recente crisi finanziaria globale”.

Vi è, ha aggiunto, “un vasto consenso sul fatto che la mancanza di un solido fondamento etico dell’attività economica abbia contribuito a creare la situazione di grave difficoltà nella quale si trovano ora milioni di persone nel mondo”. Ciò, ha aggiunto, vale anche per la politica:

“The central question at issue …”
“La questione centrale in gioco, dunque, – ha detto il Papa - è la seguente: dove può essere trovato il fondamento etico per le scelte politiche?”. Benedetto XVI ha risposto soffermandosi sul ruolo della religione nel dibattito politico che, ha sottolineato, “non è tanto quello di fornire” delle norme e ancora meno “di proporre soluzioni politiche concrete, cosa che è del tutto al di fuori della competenza della religione”, bensì piuttosto di “aiutare nel purificare e gettare luce sull’applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi”. Un ruolo “correttivo” della religione nei confronti della ragione, ha riconosciuto, che “non è sempre bene accolto, in parte poiché delle forme distorte di religione, come il settarismo e il fondamentalismo, possono mostrarsi esse stesse causa di seri problemi sociali”.

A loro volta, ha proseguito, “queste distorsioni della religione emergono quando viene data una non sufficiente attenzione al ruolo purificatore” della ragione:

“This is why I would suggest that the world of reason…”
“Per questo – ha detto – vorrei suggerire che il mondo della ragione ed il mondo della fede” hanno bisogno l’uno dell’altro e “non dovrebbero avere timore di entrare in un profondo e continuo dialogo, per il bene della nostra civiltà”. La religione, ha ribadito, non è per i legislatori “un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale al dibattito pubblico nella nazione”.

In tale contesto, ha dunque espresso la propria “preoccupazione di fronte alla crescente marginalizzazione della religione, in particolare del Cristianesimo”, anche “in nazioni che attribuiscono alla tolleranza un grande valore”:

“There are those who argue that the public celebration…”
“Vi sono alcuni – ha notato – che sostengono che la voce della religione andrebbe messa a tacere, o tutt’al più relegata alla sfera puramente privata”. Vi sono alcuni, ha soggiunto, secondo i quali “la celebrazione pubblica di festività come il Natale andrebbe scoraggiata”, in base alla “discutibile convinzione che essa potrebbe in qualche modo offendere coloro che appartengono ad altre religioni o a nessuna”.

Ancora, ha ricordato, c’è chi ritiene che i cristiani impegnati in politica dovrebbero “in determinati casi, agire contro la propria coscienza”:

“These are worrying signs of a failure to appreciate not…”
“Questi – è stato il monito del Papa – sono segni preoccupanti dell’incapacità di tenere nel giusto conto” il “ruolo legittimo della religione nella sfera pubblica”. Di qui l’invito “a cercare vie per promuovere ed incoraggiare il dialogo tra fede e ragione ad ogni livello della vita nazionale”.

Il Papa ha riconosciuto questa disponibilità alla cooperazione nell’invito senza precedenti a parlare a Westminster Hall. Ed ha rammentato che il governo britannico e la Santa Sede si sono impegnati in molti ambiti, dal commercio equo al finanziamento allo sviluppo e alla difesa dell’ambiente.

Per questo, si è detto certo che, nel Regno Unito, vi siano molti campi in cui “la Chiesa e le pubbliche autorità possono lavorare insieme per il bene dei cittadini”:

“For such cooperation to be possible, religious bodies…”
“Affinché questa cooperazione sia possibile – ha detto – le istituzioni religiose”, legate alla Chiesa cattolica, “devono essere libere di agire in accordo con i propri principi” e “convinzioni, basate sulla fede e sull’insegnamento ufficiale della Chiesa”. In questo modo, ha concluso, “potranno essere garantiti quei diritti fondamentali, quali la libertà religiosa, la libertà di coscienza e la libertà di associazione”.







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