Pakistan: la Chiesa invoca più solidarietà per contrastare l'estremismo
La fatica negli aiuti, la corruzione, le discriminazioni, l’opportunismo dei gruppi
fondamentalisti islamici: per affrontare tutti i problemi emersi nella vasta operazione
di emergenza umanitaria nel Pakistan alluvionato, “è necessario un ulteriore sforzo
di solidarietà internazionale”, dice all’agenzia Fides padre Mario Rodrigues, direttore
nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan. “Abbiamo bisogno del maggiore
aiuto possibile, per l’emergenza e per la riabilitazione. Oggi anche la stagione della
semina autunnale sembra che andrà perduta, con grave sofferenza della popolazione:
l’economia agricola del paese è in ginocchio e questo porterà all’insicurezza alimentare,
alla fame per milioni di persone”, spiega il sacerdote. Uno sforzo della comunità
internazionale e dei donatori è urgente anche “per contrastare l’opportunismo dei
gruppi estremisti islamici che si stanno dedicando alle operazioni di carità e di
assistenza degli sfollati. Se questi gruppi avranno la possibilità e l’opportunità
di supplire alla carenza delle istituzioni, diverranno sempre più forti”, ammonisce
padre Rodrigues. “Non possiamo abbandonare a se stessi milioni di fratelli in difficoltà
e nella miseria più nera. L’esistenza di una serie di problemi nelle operazioni di
assistenza umanitaria non può diventare una giustificazione per essere egoisti e sottrarsi
alla solidarietà”, ribadisce don Paolo Cristiano, sacerdote della Comunità di Sant’Egidio,
appena rientrato da un missione di aiuto in Pakistan. Nel contempo le Nazioni Unite
hanno lanciato ieri un nuovo appello per il Paese, chiedendo 2,1 miliardi di dollari
per sostenere le necessità di oltre 15 milioni di sfollati, ha detto Valerie Amos,
Sottosegretario generale per gli Affari Umanitari, all’indomani di una missione in
Pakistan. L’azione internazionale, che abbraccia 483 progetti delle Nazioni Unite,
della Organizzazione per le Migrazioni e di 156 Ong internazionali e locali, toccherà
i seguenti settori: agricoltura, gestione e coordinamento dei campi profughi, aiuti
alimentari e acqua, fornitura di tende, riabilitazione delle comunità, istruzione,
sanità e logistica. (R.P.)